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mercoledė 21 settembre 2016 - 09:41
di Massimo Barbero

Nelle prime 5 giornate di campionato il Novara di Boscaglia ha realizzato finora il doppio delle reti messe a segno da quello di Baroni nel medesimo lasso di tempo. Per raggiungere (e superare) il bottino attuale di 6 gol la squadra che aveva in organico Evacuo e Gonzalez (e Manconi e Rodriguez) un anno fa aveva dovuto attendere il 23 ottobre quando avevamo piegato il Vicenza a domicilio con marcature dello stesso Pablo e di Poli. Dunque se il gol è un problema, forse non è quello principale. Di solito 2 segnature a partita bastano per vincere, almeno in casa. In questo campionato già in due occasioni (su tre) non sono state sufficienti per i tre punti. Ed a Cittadella non ci sarebbero servite nemmeno per pareggiare una sfida che ci ha visto in costante affanno di fronte agli attaccanti di casa.
E’ un delitto non vincere una partita come quella di ieri contro un avversario ridotto in dieci per oltre un tempo (ed in palese difficoltà già in parità numerica). Purtroppo tutto è girato in occasione di quel maledetto angolo del 2-2. La carambola che ha portato Paponi al tiro in mezzo ad un’infinità di calciatori azzurri è semplicemente assurda. Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di sfruttare il doppio vantaggio psicologico del 2-1 e della superiorità numerica che la partita era nuovamente cambiata.

Ieri sera Boscaglia è passato al 4-3-1-2 per cercare di portare Sansone maggiormente vicino a Galabinov e di recuperare un po’ di sostanza in mezzo al campo. La partenza di Gonzalez più che in fase realizzativa (l’argentino nel 2015 rimase a digiuno sino al 17 ottobre) si avverte nell’interpretazione del 4-2-3-1: quella tutta originale di Pablo (come di un certo Palombo nell’era Foschi) era l’ideale per fornire adeguata assistenza alla punta centrale in un modulo che, se attuato in maniera scolastica, diventa ampiamente prevedibile. Tornando al presente, l’ultima scelta del tecnico di Gela ha dato parzialmente i suoi frutti perché l’ex del Bari ha avuto maggiori chances di incidere in zona gol e l’inserimento di Selasi ha permesso a Viola di fruire di una libertà più ampia, specialmente sulla sinistra. Il rovescio della medaglia è rappresentato da una minore copertura sugli esterni che ci ha portato a subire alcune imbarcate (specialmente sulla destra e nei pochi minuti in cui il Latina è stato in svantaggio). I due gol nerazzurri sono obiettivamente un po’ frutto del caso (anche sulla punizione la deviazione è determinante nel sorprendere Da Costa) ma sono stati legittimati da altre due-tre situazioni pericolose create pochi secondi prima.

Il Novara ha avuto il proprio miglior momento nel primo quarto d’ora. Dopo una fase di studio gli azzurri hanno stretto d’assedio la formazione di Vivarini creando diverse occasioni pericolose ancor prima della prodezza di Viola. Sull’abbrivio siamo andati vicini al raddoppio prima di incassare il pareggio in occasione di quella strana punizione. Eravamo riusciti a riprenderla con quella zampata di Adorjan ed invece è successo l’incredibile. Proprio quando il Latina (a cui fa riconosciuto il merito di aver avuto una bella reazione dopo entrambe le reti azzurre) sembrava destinato ad un altro crollo stile Verona (netta sconfitta dopo temporaneo pareggio).

Ad inizio ripresa il Novara è partito forte dando la sensazione di poter chiudere i conti da un momento all’altro. Ed invece, dopo un inizio molto promettente, la pressione azzurra è andata scemando perché sono subentrate, strada facendo, ansia da risultato ed un po’ di naturale stanchezza che ci hanno tolto ulteriore lucidità. La squadra ospite ha fatto il suo. Ha spezzato abilmente il ritmo nel momento di maggiore sofferenza. Ci ha permesso di arrivare con una certa facilità nella loro area di rigore, ma nei propri 16 metri non ha concesso praticamente nulla agli attaccanti mandati in campo da Boscaglia. Ai punti sarebbe dovuta finire 6-2 per noi, ma il calcio ha comunque una sua logica. Paponi ha saputo capitalizzare al meglio l’unica opportunità avuta, oltretutto in maniera rocambolesca. Sansone e Galabinov, invece, hanno sbagliato parecchio nelle occasioni in cui sarebbero dovuti essere determinanti. Non serviva continuità a fronte di una pressione quasi ininterrotta. Sarebbe bastata la qualità che ha messo il solo Adorjan (nel gol e nell’assist a Galabinov) pur tra innegabili pause Detto questo, ad oggi cambiereste Sansone e Galabinov con due degli attaccanti che ha in organico il Latina? Io sinceramente no…

Questo 2-2 ci suona un po’ sinistro perché rievoca un 2-2 in un martedì sera di settembre (con il Cittadella) che nel 2013 aveva aperto la nostra crisi ancor prima che arrivassero le sconfitte in serie. Rispetto ad allora però il Novara ha un valore aggiunto. Si chiama Domenico Teti. Nelle ultime due stagioni ha svolto un ruolo determinante nel sapere gestire i pochi, ma ben delineati, momenti di “impasse”: ha tenuto la squadra al riparo da facili decisioni “di pancia” dopo il brutto avvio di Toscano e Baroni, risultando consigliere silenzioso e  prezioso del tecnico di turno al fine di indirizzarlo nella scelta migliore per sfruttare l’organico a disposizione. Il lavoro del ds non si esaurisce al 31 agosto (o al 31 gennaio) come se ci fosse una rosa del “Fantacalcio” da allestire. Il suo contributo più prezioso lo può e deve dare ogni giorno nel fare da ombrello agli umori di ambiente e proprietà e nel contempo intervenire quando ci sono reali situazioni di criticità da risolvere. In questo Teti è la degna prosecuzione dell’operato svolto da Sensibile (con un pericoloso vuoto nelle gestioni in mezzo ai due) il cui apporto si era rivelato determinante soprattutto nella primavera 2011 quando si avvertivano le prime frizioni, dentro e fuori dal campo, dopo un girone d’andata entusiasmante ed una campagna di gennaio (Pinardi e Parola) non proprio azzeccata. Non so dirvi se questa rosa valga 20 punti piuttosto che 60 o 70. La cosa che più conta adesso è ottenere il massimo risultato possibile con il potenziale a disposizione.

Seguendo questi campionati di serie B ho visto retrocedere qualche squadra obiettivamente scarsa, ma soprattutto ho visto precipitare tante altre formazioni che si sono fatte male da sole (ricordate il Livorno di un anno fa) con divisioni interne e scelte illogiche. Non deve accadere. In questo senso il silenzio di ieri sera della proprietà e l’ottimismo ad oltranza di Boscaglia mi risultano molto più salutari delle dichiarazioni “forti” del dopo Cittadella 2013 di Mds ed Aglietti. E da tifosi dobbiamo abbandonare il prima possibile la sindrome “da interista” che ti porta a considerare tutto da buttare al giovedì e magari tutto da tramandare ai posteri la domenica. Equilibrio innanzitutto. E, se possibile, massimo sostegno alla squadra durante le partite.

Dagli azzurri mi aspetto una reazione d’orgoglio sabato pomeriggio a La Spezia che mi convinca che quelli di Empoli e Cittadella siano stati due incidenti di percorso (innanzitutto nell’atteggiamento in campo) e non la costante di una squadra che deve tornare a fare punti pesanti anche in trasferta. Ci attendono, in sequenza, 3 delle 5 compagini ancora imbattute in questo campionato.
E se fossimo proprio noi a cancellare quello 0 nella casellina delle sconfitte altrui?

Forza Novara sempre!



Massimo Barbero

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