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Figurine azzurre: Francesco Colombini
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lunedė 26 settembre 2016 - 18:42
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca pių o meno recente

Francesco Colombini incrocia per la prima volta il Novara il sabato di Pasqua del 2000. Il terzino scuola Juve è una furia ed a Pontedera gli azzurri e mister Zoratti rivedono i fantasmi di dieci anni prima (Pro Vercelli travolta per 6-1 e Novara retrocesso in Interregionale).

Quattro mesi più tardi, esaurita una breve parentesi a Palermo, Colombini sbarca in Viale Kennedy al capezzale della squadra di Campagna che a pochi giorni dal via del campionato ha già gli uomini contati. Francesco ha la faccia scura al momento di firmare il contratto, forse dall’alto dell’incoscienza dei suoi vent’anni si aspettava qualcosa di meglio. “Tranquillo, starai qui solo pochi mesi” prova a tranquillizzarlo il suo procuratore.

In realtà il ragazzo pisano si rivela sin da subito uno dei pochi elementi positivi di una squadra che ad inizio dicembre è sul fondo della classifica di C2 con soli 4 punti all’attivo. In tutto gioca 31 partite, ma Civeriati gli preferisce Forlani per la doppia sfida play out con il Fiorenzuola. Colombini entra solo all’inizio del secondo tempo della gara di ritorno per disputare 50’ (recupero compreso) tra i più drammatici della storia azzurra.

Nell’anno successivo le gerarchie diventano più marcate, specialmente dopo l’arrivo in panchina di Stefano Di Chiara. Proprio nel giorno del debutto del tecnico romano Colombini segna il suo primo gol in campionato in maglia azzurra. Più che il suo sinistro a Cremona a rimanere è impressa è quella corsa sfrenata che finisce col travolgere in panchina il suo primo tifoso, il dottor Fabrizio La Rocca che era corso ad abbracciarlo: “mi ripeteva sempre che avrei segnato e quella volta è successo davvero”.

Colombini è uno dei titolari inamovibili della squadra che vive la grande rimonta targata Di Chiara, la beffa dei play off persi con la Pro Patria, lo strano ritiro ad Haskovo, l’estate dei “ribaltoni” in cui tutto rischia di saltare… Eppoi l’esaltante cavalcata nel girone d’andata con Luciano Foschi in panchina che fa pensare ad una promozione sin troppo facile.

Contro il Pordenone il 5 gennaio 2003 arriva anche il momento della sua prima realizzazione al “Piola”. La sua palombella dalla sinistra che sblocca il risultato ricorda un po’ un gol di Sheva alla  Juve a San Siro: “Ma io volevo crossare per Egbedi, poi la palla ha preso un effetto strano…” riconosce il ragazzo pisano negli spogliatoi. Più “cercata” la seconda rete stagionale, a Bolzano contro l’Alto Adige di Tesser che s’impone comunque per 3-2 consegnando di fatto la promozione anticipata al Pavia che s’invola con 9 punti di vantaggio a due settimane dallo scontro diretto.

Nei play off Colombini ovviamente gioca tutti i 390’ (supplementari compresi) di quatto sfide senza un attimo di respiro che regalano al Novara la più sofferta promozione di sempre.

La C1 stavolta non è un problema per un gruppo forte e coeso. E nemmeno per Colombini che rimane titolare praticamente inamovibile visto che in suo assenza bisogna adattare un Polenghi o un Serao a giocare sulla sinistra.

Qualcosa s’inceppa nell’autunno 2004 quando Colombini fiuta per tempo il pericolo: “Se va via il direttore Borgo qui si sfalda tutto…” osserva a microfoni spenti al rientro da una sfortunata trasferta in terra sarda. In realtà sarà proprio Francesco a vivere la sua stagione più tribolata in maglia azzurra. La concorrenza con Cantone (che pure ha caratteristiche ben diverse) sembra disturbarlo un po’. Va in affanno in un Novara-Acireale nel quale litigo con un tifoso che in tribuna mi viene incontro urlandomi: “Lo devi dire per radio che Colombini non deve più giocare…”. Nella iellatissima era Jaconi si fa male e sta fuori per qualche settimana. Ma rientra in tempo per i play out di Como che rimangono il grande capolavoro dello stratega Borgo che ricompatta i suoi uomini per la doppia sfida senza appello.

Con Cabrini allenatore ritorna ad essere un titolare inamovibile e gioca un grandissimo girone di ritorno, specialmente quando l’eroe di Spagna 82 passa ad una sorta di 3-5-2 che esalta le qualità di spinta di Colombini. Il suo regalo d’addio è il gol partita nella sfida casalinga sotto la pioggia contro la Pro Patria di Discepoli. Francesco conclude una irresistibile azione personale con la botta che non lascia scampo a Castelli regalandoci l’illusione dei play off. Il sogno sfuma a Ravenna il pomeriggio del 1 maggio quando lo stesso Colombini dalla distanza va vicinissimo al pareggio nel serrate finale. La sua avventura in azzurro è ai titoli di coda. Il contratto è in scadenza e Resta da tempo ha annunciato di voler ridurre il budget in vista dell’annata successiva, l’ultima da presidente azzurro.

Dopo due stagioni a Taranto passa a Benevento nella stagione che vedrebbe la squadra giallorossa grande favorita per il ritorno in B.  Il sogno s’incrina la sera del 23 agosto quando “Felicione” Evacuo si infortuna seriamente in un match di coppa all’Olimpico con la Lazio. E si spezza in una crudele doppia finale play off con il Crotone che va a guadagnarsi la serie B espugnando il “Santa Colomba” al ritorno. Colombini entra solo a tre minuti dalla fine per l’ultimo, disperato, assalto. Anche nella stagione successiva gioca poco. A Novara il 22 novembre 2009 si siede solo in panchina nella contesa decisa già nel primo tempo dalle reti di Lisuzzo e Motta.  Così a gennaio 2010 torna a Taranto per un altro biennio in maglia rossoblu, meno esaltante del precedente.

La sua carriera sembra in fase calante. Ed invece a gennaio 2012 corona il sogno di sempre: quello di vestire la maglia del Pisa, la squadra per la quale tifava da bambino quando papà lo portava allo stadio. Una favola che potrebbe avere il lieto fine, nel giugno 2013 al “Francioni” di Latina nel pomeriggio in cui i toscani giocano una finale play off con lo svantaggio della peggior classifica in campionato. Dopo lo 0-0 dell’andata Barberis illude le legioni nerazzurre con il gol che varrebbe la B. Ma il pareggio di Jefferson prolunga la sfida ai supplementari nei quali il Pisa, a cambi ultimati, perde anche il portiere Sepe, espulso. Tra i pali ci va proprio Colombini che neutralizza uno dei due rigori calciati da Cejas. L’avventura sognata sin da ragazzino finisce così, con i guanti da portiere e una bella dose di rabbia addosso.

A 34 anni compiuti Francesco ha ancora tanta voglia di giocare. Disputa l’ultima stagione tra i professionisti nel Tuttocuoio. Poi, dopo una parentesi all’Arezzo che sta per essere ripescato in Lega Pro, torna nella sua prima squadra: il Poggibonsi. Quest’anno milita nel Ponsacco, un altro club che ai cuori azzurri di lunga data evoca fantasmi lontani…

La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone.

Massimo Barbero

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