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Figurine azzurre: Alberto Marchetti
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martedė 04 ottobre 2016 - 07:21
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca pių o meno recente

La classe di Alberto Marchetti ha unito momenti più o meno felici degli ultimi 40 anni di storia azzurra.

La Juve lo manda a giocare a Novara nell’ottobre 1975, appena in tempo per calcare il manto dell’Alcarotti che sta per cedere il testimone allo stadio “nuovo”.  A 22 anni è già un centrocampista maturo e dalle qualità tecniche di categoria superiore. Segna a Reggio Emilia, poi realizza il primo gol “ufficiale” del Novara in Viale Kennedy trasformando il rigore del pareggio (1-1) subito dopo il vantaggio genoano firmato Bruno Conti. Diventa lo specialista dal dischetto, alternandosi con Vivian.  Fa centro contro il Taranto (doppia rimonta azzurra), contro la Ternana, per altre due volte contro la Reggiana, a Genoa ed infine con il Piacenza, per l’ultima fiammella di speranza di serie A prima del recupero di Catanzaro e della trasferta ormai “segnata” di Foggia.

Il sesto posto in classifica della squadra di Giorgis, con il grande rimpianto per la “beffa” di Catanzaro, rimarrà di gran lungo il nostro miglior risultato, fino all’era De Salvo.

Alberto torna alla Juve che gli concede uno po’ di spazio nella formazione che il giovane Trapattoni ha reso imbattibile: 51 punti (su 60 a disposizione!) in serie A nell’anno della volata con il Toro di Radice e della prima coppa europea della storia bianconera, senza stranieri in rosa.

I tifosi azzurri che soffrono per la discesa fino ai bassifondi della C2 si consolano guardando in tv quell’ex che a Novara ha lasciato il cuore e che gioca ormai in pianta stabile in A: dapprima nel Cagliari, poi nell’Udinese con Zico e Tesser, infine nell’Ascoli.  Con Carletto Mazzone, poi con Vujadin Boskov, quindi con Aldo Sensibile e Ilario Castagner. Per Marchetti c’è addirittura spazio nella Nazionale Olimpica di Cesare Maldini che schiera aspiranti campioni del calibro di Franco Baresi, Tassotti, Bagni, Massaro e Vierchowod.

Nell’estate 1987, dopo l’ennesima salvezza in serie A, resta ai margini della rosa bianconera. Così ad ottobre Alberto torna “a casa”. Accetta la chiamata del Novara che deve sostituire, in un colpo solo, Dolcetti e Balacich. Il suo secondo debutto in azzurro è sul campo del fortissimo VeneziaMestre che rischia la sconfitta contro gli azzurri di Pereni salvandosi (1-1) grazie ad una zampata dell’esperto Fiorini a pochi minuti dallo scadere. Con Marchetti in campo il Novara (che fino a quel momento non aveva mai vinto) centra 5 successi in 6 gare arrendendosi solo alla sorpresa Telgate. Sembra che con cotanto regista gli azzurri abbiano trovato la “quadra” e siano pronti ad un altro campionato di vertice. Ed invece, a partire dai primi di dicembre, Scienza e compagni sprofondano in una crisi stavolta senza via d’uscita. La sesta ed ultima affermazione stagionale arriva alla prima di ritorno quando un rigore di Marchetti ci permette di battere il Voghera. Poi solo pareggi e sconfitte. Fino all’incubo di Sassuolo quando bisogna fare assolutamente un punto per non dover ricorrere allo spareggio per non retrocedere. Il guizzo di Maurizio Testa vale la salvezza azzurra e la temporanea caduta tra i dilettanti della società che molti anni dopo Squinzi renderà grande.

Il Novara rifonda. Rimangono solo i giovani Tacca e Testa ed Alberto Marchetti che ovviamente rappresenta l’uomo di maggior spessore tecnico dell’undici estremamente muscolare varato da Fedele. E’ la miglior stagione della sua seconda esperienza in azzurro con diversi gol decisivi segnati, molto spesso dal dischetto dove si alterna con Gava. Gli azzurri abbandonano la zona promozione dopo la sconfitta al “Bentegodi” contro il Chievo, proprio nel giorno in cui Fedele lascia Marchetti in panchina per dare spazio a Chiarenza. Alberto entra solo dopo il gol del vantaggio gialloblu firmato da Fiorio. E l’inizio di un declino inarrestabile che in poco più di un mese mette gli azzurri già fuori dalla corsa verso la C1 e relegati ad un finale anonimo.

Va ancor peggio nella stagione successiva cominciata con l’esonero di Fedele, l’arrivo di Domenghini ed una serie di sconfitte condite da tanta sfortuna. A Poggibonsi Marchetti firma la sua ultima doppietta in maglia azzurra trasformando altrettanti calci di rigore (2-2 il risultato finale) concessi da Bizzotto di Castelfranco Veneto che vuole farsi perdonare l’inesistente penalty fischiato ai locali. Sette giorni dopo Marchetti ci regala la prodezza che vale la prima vittoria stagionale contro l’Oltrepo. Un mese dopo sigla anche l’1-0 che apre la goleada al Cuneo. Sono soltanto gli ultimi “fuochi di paglia” di una squadra che ha problemi realizzativi enormi e che sprofonda da un pericoloso anonimato agli inferi della bassa classifica.

A Ponsacco Marchetti fallisce il rigore del possibile pareggio e la domenica successiva lascia che sia Gava a tirare dal dischetto contro il Tempio. Domenghini lo schiera con un insolita maglia numero “5” quale regista arretrato. Eppoi addirittura come terzino fluidificante a Siena nella trasferta che determina l’esonero del “messicano” a fine aprile. Non basta la saggezza di Fugirai per evitare il peggio. Marchetti, suo malgrado, lascia la nave che affonda facendosi espellere ad Olbia alla penultima giornata e saltando per squalifica la sfida senza appello con il Cecina e lo spareggio di Modena che condanna il Novara alla retrocessione in Interregionale. Non avrebbe potuto immaginare finale più triste di una storia tanto bella.

Ed allora l’Alberto da Arezzo decide di farsi perdonare nove anni più tardi quando rileva a fine marzo da Tedino una squadra in piena crisi d’identità e la conduce alla salvezza schierandola in maniera estremamente realistica, secondo la filosofia del “cominciamo a non prenderle, poi si vedrà”. Nei play out con il Voghera presenta una difesa quasi impenetrabile (coppia centrale Zocchi-Marchesi) che concede pochissimo agli avversari. Al vantaggio per la miglior classifica si aggiungono le due reti di Petrone che valgono, dopo tempo immemorabile, la prima vittoria azzurra in uno spareggio.

Con l’arrivo di Achilli Marchetti accetta di tornare a guidare la “Berretti” del Novara in anni estremamente difficili. Dopo la lunga avventura al Brindisi che sfiora ripetutamente la C1 prima di sciogliersi nell’estate del 2004, il buon Alberto vive un ultima parentesi azzurra nei primi mesi del 2005 quando fa parte in pianta stabile dello staff di Jaconi. Il suo “faccia a faccia” con Caccavale che non aveva gradito i rimproveri dalla panchina nel finale di un Novara-Grosseto rimane il ricordo più nitido della sua ultima stagione al “Piola” da protagonista.

Ad oltre undici anni di distanza Marchetti non ha smesso di essere tifoso della squadra della città che ha rappresentato la colonna sonora della sua vita, non solo sportiva…

Massimo Barbero

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