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Figurine azzurre: Andrea Soncin
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lunedė 21 novembre 2016 - 23:39
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca pių o meno recente

A cavallo del nuovo millennio il Novara Calcio ha vissuto i suoi momenti più tribolati. Al di là dei risultati sportivi, ogni stagione c’era un traguardo improcrastinabile da raggiungere chiamato sopravvivenza. Uno scoglio che minava alla base qualsiasi progetto tecnico, specialmente per un settore giovanile che soffriva inevitabilmente di cotanta incertezza.

La “Berretti” ha disputato alcuni campionati di bassa classifica, ma la scelta, presa sin dall’era Croso, di partecipare alla categoria Allievi Nazionali (allora era possibile anche per le società di C2) ha permesso di lanciare comunque qualche giovane interessante.

Ad esempio Andrea Soncin da Gravellona Toce, un classe 1983 cresciuto nella Ramatese che l’ha cresciuto fino ai Giovanissimi prima della chiamata del Novara.

Soncin si affaccia alla prima squadra ad appena 16 anni, al via della stagione 1999-2000. All’inizio si merita la palma di “portafortuna” perché siede in panchina in occasione del successo in Coppa sull’Alessandria e qualche settimana dopo a Viareggio, nel giorno della prima (ed unica per tutto il girone d’andata) vittoria in campionato.

A fine gennaio Zoratti lo fa esordire in C2, negli ultimi minuti di partita a Castelnuovo Garfagnana, con il risultato ormai compromesso. Prima della fine della stagione colleziona altri due gettoni di presenza, sempre da subentrante: a Pontedera il sabato di Pasqua eppoi in casa contro il Prato nell’ultima della regular season.

E’ un esterno sinistro che predilige la fase di spinta e che agisce quasi sempre a centrocampo. Lo aiuta il fatto di avere nella “Berretti” un allenatore come Marchetti che vanta già esperienze di un certo spessore.

A Mantova, a metà settembre 2000, accade una cosa abbastanza strana. Nei minuti finali dell’incontro il Novara segna il 2-1 della speranza con Petrone e mister Garavaglia avvicenda subito dopo l’unico centravanti in campo (tal Menichetti) per inserire il giovane Soncin: “Volevo sfruttare la sua stazza fisica su qualche palla inattiva” spiega l’originale tecnico ex Saronno. In quella tribolatissima annata Andrea subentra in altre due occasioni, ad aprile con Civierati (e Varallo) in panchina: a Legnano e la domenica dopo in casa con il Moncalieri, sempre quando c’è da difendere un prezioso 1-1.

Ma è nell’estate 2001 che arriva la grande svolta della carriera di Soncin. Un regolamento impone di schierare in Coppa per tutti i novanta minuti almeno un ragazzo nato nel 1983. Borgo aveva pescato a tal fine Boyomo, ma il giocatore del Camerun non ha ancora i documenti pronti. Ed allora Civeriati lancia Soncin come centrale sinistro di una difesa a tre. Il ragazzo convince tutti sin dalle partite contro avversari di categoria superiore quali Alzano e Lecco.

In campionato il posto è ancora suo. E stavolta per meriti sul campo, non per un mero discorso di under. Andrea disputa un mese di settembre ad altissimo livello: gioca con personalità, tempismo, carattere. “Il bimbo” (come lo chiama Borgo) ci sa fare.  Allo scoccare dei 18 anni si parla di lui come uno dei giovani più interessanti a livello nazionale. La prima delusione “da grande” arriva a Montevarchi quando la sconfitta matura dopo l’espulsione per doppia ammonizione del ragazzo cusiano che nel dopogara non riesce a trattenere le lacrime.

Scontata la squalifica però ritorna in campo da protagonista e disputa altre quattro partite da titolare. Il rientro di Notari lo costringe a stare in panchina qualche volta, ma lo spazio è comunque rilevante per un giovane appena maggiorenne. Alla pausa natalizia sono 13 le presenze in C2 della promessa di Gravellona.

Alla ripresa contro la Rondinella avvicenda Bigatti con i suoi in vantaggio, ma i toscani riescono comunque a pareggiare decretando così l’esonero di Civeriati. La gestione Di Chiara comincia con una bella vittoria a Cremona. Eppure allo “Zini” proprio Soncin è protagonista sfortunato. Dapprima provoca con un fallo di mani il rigore che Bini neutralizza, poi infila il proprio portiere con il più classico degli autogol che (sullo 0-3) non basta comunque a rimettere in corsa i padroni di casa.

Sta di fatto che nel 4-4-2 di Di Chiara Soncin non è più un elemento irrinunciabile. E così al mercato di gennaio la società decidere di cedere il proprio giocatore più promettente. La Juve offrirebbe una discreta somma, ma il presidente Mastagni vuole fare l’affare. Ed allora lo piazza al Perugia: un prestito gratuito con prezzo del riscatto già fissato. La dirigenza azzurra è convinta che sotto le cure di un Cosmi abituato a lanciare in A ragazzi provenienti dalle categorie inferiori Soncin non potrà che esplodere.

Una pessima scelta perché non è facile per nessuno scalare 3 categorie di colpo, nel bel mezzo della stagione. Andrea finisce così ai margini della rosa biancorossa, ma si toglie la soddisfazione di debuttare nella sfida casalinga contro la Juventus nella domenica che rilancia i bianconeri verso l’incredibile rimonta che li porterà allo scudetto del 5 maggio. Per il resto il club di Gaucci ha poco interesse a valorizzare un giovane che rimane di proprietà del Novara.

E così a luglio 2002 “il bimbo” torna a casa: un po’ più maturo, ma anche calcisticamente già “scornato” dalla prima disillusione della sua carriera.

Vive con i compagni una delle estati più “folli” della storia del Novara Calcio: tra Haskovo, i litigi Borgo-Di Chiara, le partite di coppa vinte sul campo, ma perse a tavolino. Segna anche un gol in Coppa alla Biellese a Vigevano, però quella affermazione azzurra è stata successivamente ribaltata dallo scontato verdetto del Giudice Sportivo.

A fine agosto Soncin parte per un’altra avventura. Stavolta al Toro di Cimminelli e Romero. Gioca in Primavera con il nostro Andrea Mantovani senza debuttare mai in prima squadra. Segna il suo primo (ed unico) gol al “Piola” in un’amichevole tra Natale e Capodanno con i granata che vincono in rimonta sul Novara (2-1) grazie ai centri di Soncin e Balzaretti. A gennaio viene girato alla Vis Pesaro dove gioca solo 3 volte.

Nell’estate 2003 rientra a Novara stavolta per rimanerci. In fondo un po’ d’esperienza l’ha accumulata e sembra l’elemento adatto per alternarsi con Colombini sulla corsia sinistra, garantendo la copertura anche di altri ruoli dall’alto della sua duttilità. Invece la sua ultima stagione in azzurro è la più deludente di tutte. Gioca in Coppa Italia, entra al posto di Brizzi a Ferrara negli ultimi minuti della prima di campionato. Ma poi finisce ai margini della rosa. La faccia di Andrea all’esterno dello stadio di Sassari mentre mister Foschi gli spiega le ragioni della sua esclusione dalla panchina è l’emblema di un feeling già venuto meno. Lo rivediamo in campo solo ad inizio aprile contro il Pisa a dare il cambio Dal Moro nell’ultimo quarto d’ora di gara. La settimana dopo al “Porta Elisa” di Lucca è di nuovo in tribuna, accanto all’amico dottor Poggi, ormai quasi corpo estraneo di una squadra in affanno. La sua ultima apparizione coincide con il memorabile Novara-Arezzo quando avvicenda Omolade per difendere un preziosissimo 3-2. In tutto sono solo 3 partite, tutte da subentrato, come quando aveva 16-17 anni.

La carta d’identità è ancora dalla sua parte. Ricomincia da Lanciano dove gioca poco ed incontra un altro Andrea Soncin (“il Cobra” ex Pavia) che realizza gol a raffica spiccando il volo verso la serie A. Dopo un anno e mezzo in Abruzzo, vive una parentesi importante nell’Ancona in serie C2, disputando anche i Play Off contro l’emergente Sassuolo.

In punta di piedi esce dal palcoscenico del calcio professionistico dove era entrato giovanissimo. Dopo piazze importanti quali Lodi, Massa, Como e l’esperienza svizzera a Bellinzona torna dalle nostre parti per giocare nelle file di Borgomanero e Vergiatese.  La stoffa però rimane e si diletta ancora a lungo a calcare i campi dilettantistici, ad un passo da casa, dove fa ancora la differenza, continuando a divertirsi.

Lasciata la Juve Domo ora milita nell’Inter Farmaci Verbania. Sul suo profilo facebook rimangono le foto di quella domenica di aprile 2002 di fronte a Del Piero per un Perugia-Juventus di serie A davanti ad “Curi” strapieno. Un bel ricordo, ma anche un rimpianto per una storia che poteva comunque essere diversa…

Massimo Barbero

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