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Figurine azzurre: Dario Da Ros
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martedì 24 gennaio 2017 - 10:16
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca più o meno recente

Non vi sto ad annoiare ancora sul travaso di calciatori dal Pordenone al Novara avvenuto nell’estate 1988 per cui vi rimando alla pagina dedicata un paio di settimane fa a Bruno Gava http://www.forzanovara.net/index.php?id=10509.

Sta di fatto che nel bel mezzo di una Coppa Italia altalenante mister Fedele chiede a gran voce ulteriori rinforzi per rimpolpare una rosa che ha perso ben presto il nuovo acquisto Rotolo (quello della famosa causa per risarcimento danni) e che deve attingere spesso alla generosità di due ragazzi emersi dalla “Berretti” quali Renda e Valentino (per quest’ultimo… vale il detto “buon sangue non mente…”).

In testa ai desideri dell’allenatore friulano c’è uno stopper che si è messo in luce con lui in neroverde. Si chiama Dario Da Ros, classe 1967, ed è appena passato al Venezia, neopromosso in C1. In Laguna però non trova spazio e la nuova cessione, dopo l’immancabile tira e molla tra le due società, si concretizza a pochi giorni dal via del nuovo campionato.

Da Ros è in tribuna ad assistere alla sconfitta dei suoi futuri compagni ad Alessandria. E non può esordire nemmeno tre giorni dopo in casa contro il Casale perché, malgrado il prodigarsi di Stipari e collaboratori, il transfert da Firenze non arriva in tempo.

Il “via libera” giunge comunque per il debutto in campionato contro il Suzzara. L’ennesima avventura in C2 stavolta per noi comincia con il piede giusto, con un bel successo in rimonta. Da Ros se la cava egregiamente, tenuto conto di una certa desuetudine ai 90’ di gioco e dello scarso feeling con i compagni di reparto. Due settimane dopo contro il Chievo è già il leader di una difesa che rappresenta il pezzo forte di un Novara che rimane aggrappato all’alta classifica grazie ad una sfilza di 1-0 casalinghi.

Dario Da Ros ha proprio la faccia da bravo ragazzo. Sulla scrivania conserva un diploma da ragioniere che gli potrebbe tornare utile (allora valeva davvero qualcosa…) se le cose nel calcio professionistico non dovessero andare bene. Ma nessuno pensa a quest’ipotesi per il momento perché da Vittorio Veneto (dove aveva giocato anche il padre) a Novara, passando per Pordenone, è sempre andato in crescendo finora. E’ uno stopper ben dotato fisicamente e forte nel gioco aereo. Come racconta in un intervista rilasciata ad Augusto Gallarini per il “Corriere di Novara” deve migliorare nel gioco di piede, in particolare con il sinistro e nella velocità. Però è un difensore estremamente corretto, tanto che non rimedia nemmeno una squalifica in tutta la sua militanza in maglia azzurra.

Indossa sempre la maglia numero 5 con a fianco il libero Grillo. Non saranno belli da vedere, ma risultano estremamente efficaci almeno nel distruggere il gioco avversario. Il Novara di Fedele inanella così una lunga serie positiva cominciata dopo la beffa del 3-2 di Treviso. In trasferta, anche nei pomeriggi di maggiore sofferenza, il muro regge. In casa quasi sempre basta il “golletto” per portare a casa la vittoria. Fino a Natale Da Ros sembra davvero un acquisto da categoria superiore, il migliore del gruppetto di ragazzi giunti da Veneto e Friuli, tutti con grandi motivazioni.

La prima domenica di sofferenza capita subito dopo Capodanno contro il Pergocrema, di fronte ad un certo Hubner. Il Dario in azzurro si becca persino un cartellino giallo, roba insolita per lui. La domenica dopo a Suzzara, nella nebbia, finisce in panchina, ma non per motivi tecnici. Ha la febbre alta, però il mister non vuole rinunciare del tutto al suo apporto. Lo convoca per inserirlo nei minuti finali di gara (al posto del centravanti Gava) a difesa di un prezioso 0-0.

Basta però una sconfitta (nello scontro diretto di Verona con il Chievo) per far crollare tutte le certezze delle compagine costruita dal ds Bacchin. In poche settimane Marchetti e compagni perdono terreno in maniera irrimediabile da Carpi e Chievo lasciando troppo presto per strada il sogno C1. L’episodio che segna la fine di ogni speranza vede proprio Da Ros, uno dei migliori di quel campionato, sfortunato protagonista: con il Carpi in casa sullo 0-0, in pieno forcing dei suoi, buca un intervento di testa lasciando via libera a Viviani che serve ad Aguzzoli il pallone della vittoria in contropiede.

E’ solo un episodio perché lo stopper di Fedele è ancora uno dei pochi giocatori su cui si può contare in questo lungo finale, senza stimoli di classifica. Contro l’Ospitaletto un’eloquente striscione “Vergogna” accoglie gli azzurri in campo che non vanno oltre un anonimo 0-0. Da Ros è ancora tra i migliori ed annulla il centravanti avversario.

Il destino però gli tende uno sgambetto soltanto pochi giorni dopo. Il suo ginocchio fa crack in allenamento: stagione finita con prospettive di rientro per il via del campionato successivo. Sul pieno recupero di un difensore così giovane e promettente ci sono pochi dubbi.

Ed invece Domenghini è costretto ad accelerare il suo rientro in vista della trasferta di Poggibonsi di inizio ottobre con i suoi sul fondo classifica con appena 2 punti in 4 gare. Sembra la fine di un incubo invece è solo un nuovo inizio. Dario caccia un urlo terrificante mentre fa torello per riscaldarsi dietro la porta. Il suo ginocchio ha ceduto ancora, stavolta in maniera più grave. In campo per sostituirlo ci va il giovane Sala. Da Ros può solo fare da spettatore nella stagione che ci porta all’umiliazione della retrocessione tra i dilettanti.

Il Novara però è una società seria che ha ancora fiducia in lui. E lo aggrega anche al gruppo di Nicolini che ci fa ritrovare un po’ di entusiasmo dopo il ripescaggio. Il recupero però è lungo e tormentato. Uno spiraglio di luce arriva a metà gennaio 1991 all’Ardenza di Livorno quando Da Ros rientra in campo per sostituire Riviezzi. Gli azzurri escono con un buon punto (1-1) da uno stadio stracolmo di gente e passione. La classifica relativamente tranquilla permetterebbe di reinserire con calma il difensore veneto, ma evidentemente non ci sono troppe garanzie in prospettiva. Non lo aiuta la rivoluzione tattica portata dal “Netzer di Quezzi”: zona pura rispetto alla rigorosa marcatura ad uomo di Fedele. In tutto colleziona appena 4 gettoni di presenza, tutti da subentrato e sempre in trasferta.

In estate passa al Valdagno in una squadra che retrocederà dopo una lunga coda di spareggi. Gioca per 15 volte, senza mai affrontare da avversario il Novara nei due scontri diretti. A distanza di ormai un quarto di secolo rimane il ricordo di un ragazzo per bene e di un difensore più che promettente, purtroppo bersagliato dalla sfortuna.

La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone

Massimo Barbero

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