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L'editoriale Azzurro
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domenica 29 gennaio 2017 - 08:00
di Massimo Barbero

Notizie come quelle della scomparsa di Jean Paul ti feriscono come una vera pugnalata al cuore. D’un tratto, erano le 17.42 quando mi è arrivato l’agghiacciante sms di Paolo, tutti i pensieri che mi frullavano in testa sino a quel momento (la rabbia per l’arbitraggio e per il risultato sfuggito, il disgusto per la parabola stagionale del Pisa puntualmente enfatizzata dai giornali nazionali nonchè la preoccupazione per le dichiarazioni a caldo, troppo a caldo, di Mds) sono sfumati, passati in secondo piano, risultando quasi ininfluenti di fronte al dolore per la perdita di un amico con cui ho diviso tanti viaggi calcistici nell’era più bella del Novara Calcio.

Molte volte in ormai 15 anni di puntuali “editoriali” postpartita qualcuno di fronte ad un terremoto, una disgrazia o una semplice brutta partita da parte degli azzurri mi ha chiesto: “per favore stavolta non scrivere nulla…”. Mai ho ascoltato questi suggerimenti, qualche volta proteggendomi dietro una corazza (con la c minuscola) virtuale per parlare comunque di un fuorigioco, di una mossa tattica, di un acquisto più o meno azzeccato. Mai come stavolta, invece, mi sembra tutto inutile di fronte all’immenso dolore di un ragazzino che non vedrà mai più quel suo idolo chiamato Papà.

La trasferta di una comitiva di tifosi-giornalisti quali siamo noi non è molto diversa dalle trasferte di un qualsiasi supporters in pullman o in auto con gli amici. La cosa basilare, al di là del lavoro, del risultato o della comodità del viaggio, è fare gruppo. L’importanza di quel che avviene sul campo è inversamente proporzionale al tempo in cui si sta in giro. Più si protrae la trasferta meglio si riesce ad assorbire anche l’amarezza per un risultato negativo. 

Perugia, Benevento, Padova, Portogruaro, Sassuolo, Ascoli, Piacenza, Siena, Frosinone, Modena, Trieste, Grosseto, Livorno, Vicenza, Empoli, Reggio Calabria, Crotone, Pescara, Verona (Chievo), Cagliari, Bergamo, Udine, Lecce, Genova, Roma (Lazio),  Torino (Juventus), Cesena, Palermo, Firenze, Cesena, Verona, Sassuolo, Brescia, Padova, Empoli…

Ho buttato lì, alla rinfusa, l’elenco di una serie di partite fuori casa del Novara che ricordo di essere andato a vedere con JPB nei tre anni più entusiasmanti della nostra storia recente: dalla promozione in B attesa una vita… all’esaltante “remuntada”. Qualche altra volta ci siamo incrociati direttamente allo stadio, io supertifoso talvolta iperprotettivo rispetto alla mia squadra del cuore, lui critico, apparentemente distaccato e professionale.

“Alan” del “muro” di “Forzanovara” e dei “Pazzi e visionari” si era trasformato nella penna inflessibile di JPB che tanto faceva arrabbiare il buon Tesser… Nel suo cuore rimaneva però l’Alan che nel 1986 era andato a vedere con papà un Derthona-Novara sotto la neve o che una decina di anni fa coi “Pazzi e visionari” era partito per Massa in una domenica di pioggia battente per assistere all’ennesima sconfitta di un periodo nero. Spesso questi ricordi riaffioravano nel bel mezzo di una conversazione. Come due settimane fa, a cena al “Triathlon”, il posto di ritrovo di tanti nostri prepartita. Pareva una bella rimpatriata tra tre vecchi amici che si erano un po’ persi di vista… Ed invece Alan (alias JPB) era passato per salutarci. Stavolta purtroppo per sempre…

Il modo migliore per ricordare un amico non è dipingerlo per come avresti voluto che fosse, ma portarlo nel cuore per quello che era, per quanto più o meno lontano dal tuo modo di essere. Dunque non ci resta che tenere ancora con noi il ricordo di quel JPB che si godeva la vita come se quello che purtroppo è appena accaduto dovesse succedergli da un momento all’altro, come se programmare il proprio futuro fosse comunque vano di fronte al destino, a qualcosa di più forte di noi. Si era allontanato dagli stadi perché non si divertiva più in catini sempre maggiormente brutalizzati dai divieti, dalle restrizioni, dalle limitazioni. Amava un calcio più godereccio, fatto di risate, semplicità e belle giocate, senza le nostre ansie eccessive da tifosi. Non lo avrebbe mai ammesso, mai in fondo però le cose più belle di quest’ambiente gli mancavano ancora. Era un innamorato deluso, ma pur sempre un innamorato. Mi rincuora sapere da Paolo Molina… che all’estero poco prima del malore fatale… Jean Paul avesse letto l’articolo che ho dedicato martedì a tale Dario Da Ros… a conferma di una passione azzurra mai definitivamente svanita.

Mi sarebbe piaciuto leggere settimanalmente un suo “controeditoriale” di risposta al mio, fatto con il suo inconfondibile stile, pungente e talvolta critico all’eccesso. Mi sarebbe piaciuto confrontarmi in un programma radiofonico, faccia a faccia con lui, per un botta e risposta stimolante tra due modi diversi di relazionarsi di fronte a quello strano microcosmo chiamato pallone.

Caro Jean Paul… il dovere mi chiama e due parole sulla partita di ieri le devo comunque dire. So che non sarai d’accordo (“Ma noooooo!!!”) come molte volte non condividevi il mio modo di agire e reagire di fronte a certe situazioni, ma vado avanti lo stesso. Perché al contempo so che in fondo apprezzavi questo mia devozione assoluta alla causa azzurra che mi fa (spesso) sopportare sacrifici tanto piccoli quanto inimmaginabili per il tuo modo di concepire la vita.

Ci mancherai davvero… e su questo solo punto non accetto obiezioni di sorta. Spero solo tu adesso sia felice come ci apparivi quando ti scorgevamo in qualche angolo di mondo, così lontano, ma in fondo sempre così vicino alle nostre vicende novaresi… Ciao Amico!

****

Ieri il Novara ha cercato la vittoria con molta più convinzione di un Pisa che è sceso al “Piola” soltanto per difendersi. L’atteggiamento della squadra nerazzurra è apparso talmente rinunciatario che nemmeno una volta in svantaggio (ed in superiorità numerica) i toscani sono riusciti a cambiare l’interpretazione tattica della gara. La panchina di Gattuso ha buttato in campo tutti gli attaccanti a propria disposizione… ma si è resa pericolosa solo infilando in velocità in un paio di circostanze i padroni di casa ingolositi dagli spazi per giungere al raddoppio.

Gli azzurri hanno sempre fatto la partita, pur faticando a trovare varchi al cospetto della formazione più chiusa vista in questo campionato al “Piola” (forse al pari dell’Avellino di Toscano). Dopo la brutta prova di Trapani Boscaglia ha dato la scossa ai suoi con uno schieramento tattico diverso ed inserendo qualche uomo nuovo. Chiosa ha convinto sia come centrale che come esterno, Bolzoni ha dimostrato di essere sulla strada del pieno recupero (ma per fare l’ulteriore salto di qualità dovrebbe giocare con continuità), Macheda ha mostrato sprazzi interessanti pur nel contesto di una condizione non ancora al top. Kupisz sulla destra può sfruttare il suo scatto bruciante e tra i reduci di Sicilia soprattutto Troest e Casarini si sono espressi su livelli ben diversi rispetto al sabato precedente.

L’espulsione di Calderoni (anche rivedendola con calma mi è sembrata eccessiva) ci ha privato del nostro uomo migliore fino a quel momento. In dieci però la squadra di Boscaglia ha tirato fuori una grinta ed un carattere che poche volte si erano visti in questo campionato. Davanti Sansone e Galabinov si sono messi a correre per due, tenendo sempre in apprensione i tre centrali ospiti. La vittoria avrebbe premiato una prestazione generosa e comunque di qualità certamente superiore a quella offerta dai ragazzi del neo presidente Corrado. Il pari, per come è maturato, suona come una vera e propria beffa anche per la clamorosa svista del primo assistente nell’occasione dell’1-1 (vero Samir?).

Comunque… non è giorno per fare polemiche nè sulla vicenda Pisa (che le regole non siano uguali per tutte le 22 partecipanti al campionato lo si era capito sin dal rinvio di Ternana-Pisa di fine  agosto) né sui temi emersi nella conferenza stampa post gara del nostro presidente a cui peraltro non ho assistito.

Spero che la Domenica porti consiglio e che si riparta per inserire un paio di tasselli in grado di aggiungere qualcosa a questa rosa. E soprattutto che la formazione di Boscaglia non smarrisca mai più la determinazione rabbiosa che si è finalmente vista nell’ultima mezzora. Anche e soprattutto in trasferta, sui campi più caldi… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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