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Figurine azzurre: Luigi Molino
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martedė 07 febbraio 2017 - 12:15
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca pių o meno recente

Se il Novara di Fedele parla rigorosamente un dialetto veneto-friulano quello di Colomba conserva uno zoccolo duro di giocatori provenienti dall’Olbia. Dopo Frattin, Sottana, Comiti e Biagianti a fine estate 1994 l’emergente tecnico ex regista del Bologna convince la società azzurra ad accaparrarsi a qualsiasi costo anche il prezioso Molino.

“Gigi” Molino è un attaccante di 22 anni che deve ancora esprimere le proprie potenzialità. Di Secondigliano, dopo l’esordio da giovanissimo nel Castel di Sangro, è passato al Cagliari che l’ha prestato all’Olbia per la sua prima vera stagione tra i professionisti. Nemmeno con i bianchi, in realtà, ha fatto sfracelli (4 gol in tutto di cui 2 proprio al Novara) ma il mister si fida ciecamente di lui.

Il Cagliari sembra voler tenere Molino nel proprio organico, ma al di là delle goleade nelle amichevoli estive, di spazio nella rosa affidata a Tabarez non ce n’è proprio. Il club di Cellino tira comunque la corda per far sì che Stipari e soci alzino un po’ l’offerta, poi cede.

Per l’allenamento del martedì, dopo il 3-1 al Lecco della seconda giornata di campionato, all’antistadio si vedono dunque due calciatori nuovi: Molino appunto e Bevo, un centrocampista napoletano in prova che poi non verrà mai ingaggiato.

Gigi invece debutta già la domenica successiva a Crema ed il suo ingresso… porta bene. Entra a 10 minuti dal termine e pochi secondi dopo Biagianti indovina una strana conclusione da fuori che inganna Negretti per il gol vittoria al “Voltini”.

L’attaccante napoletano incanta contro l’Alessandria in coppa (netto 3-0 in Viale Kennedy sotto la pioggia) procurando il rigore del vantaggio eppoi firmando il tris su lancio di Venturi.  Prodezze che gli valgono una maglia da titolare nel match giocato in casa la domenica dopo contro l’Aosta animata da uno scatenato Sergio Borgo in panchina. I rossoneri restano presto in dieci, ma portano a casa un’incredibile pareggio (1-1) contro un Novara che là davanti fa tanto fumo, ma segna solo grazie ad un erroraccio in disimpegno del portiere Buda.

Dopo il grigio 0-0 in casa contro il Legnano Colomba cambia lo spartito. Si gioca con il tridente che va particolarmente di moda nella stagione che vede la Juve di Lippi proporre Vialli-Ravanelli-Del Piero (o Roberto Baggio) tutti assieme. Molino dà il meglio di sé agendo largo in un attacco che prevede anche Borgobello e Guatteo. Il Novara con il 4-3-3 di solito viaggia a mille per un’ora buona poi si accende la spia della benzina e deve difendere il risultato in finali di sofferenza pura. A Pavia, per esempio, la nostra squadra incassa una clamorosa rimonta (da 0-2 a 2-2) quando i tre punti sembravano già in cassaforte.

Per vedere un gol di Molino bisogna attendere il 4 dicembre e l’arrivo del “suo” Olbia per un 4-0 che allontana un po’ le contestazioni dopo la sconfitta di Brescello. La rete dell’ex Molino matura già sul 2-0, appena dopo il raddoppio di Guatteo che aveva reso la gara degli azzurri ormai in discesa. Il nostro va a segno con un diagonale su assist di Testa, terzino imprendibile quel giorno per un avversario sceso in Viale Kennedy solo per difendersi.  E pensare che Gigi aveva giocato in posizione diversa dal solito, quasi da interno di centrocampo: «Sono rimasto incollato a Costa – aveva dichiarato a La Stampa - l'uomo squadra dei sardi (altro ex azzurro) ed ho avuto anche l'opportunità di segnare il mio primo gol in campionato. Sono soddisfatto anche se mi dispiace per la mia ex squadra che avrà modo di rifarsi». Poi Molino ha fatto autocritica difendendo l'allenatore «Ho avuto un calo nelle ultime tre partite e me ne assumo tutte le responsabilità ma Colomba che mi ha voluto al Novara, non ha colpe. Certo, con Frattin mi trovo bene. Ci capiamo al volo conoscendoci da tempo ma è l'allenatore che decide chi deve giocare».

Il Novara arriva a Natale ancora in corsa per il primato però scivola subito dopo in casa contro il Saronno di Bacchin, autentica bestia nera stagionale.

A Lecco gli azzurri abbandonano il 4-3-3 per un autentico catenaccio. Le due partite al “Rigamonti Ceppi” ed in casa contro il Cremapergo (quando pure arriva la vittoria su rigore) sono le più brutte della stagione e, guarda caso, coincidono con l’assenza di Molino uno dei pochi a portare almeno un po’ di imprevedibilità là davanti. L’ex dell’Olbia si consola segnando un gol di testa in un amichevole con il Torino (che poi simporrà per 3-1) giocata il venerdì precedente al week end di lutto per la morte del tifoso Vincenzo Spagnolo prima di un tragico Genoa-Milan.

E’ un Novara più continuo, ma tremendamente incompiuto che si assesta con due punte (Borgobello e Guatteo) il regista Ferretti, il possente Armanetti, un cursore come Guindani ed un elemento in grado di portare qualche accelerazione (i novaresi Testa o Giannini). La formazione di Colomba inanella una striscia positiva, ma i troppi pareggi allontanano il primo posto che è il vero obiettivo stagionale.

L’infortunio di Borgobello permette a Molino di ritrovare una maglia da titolare. L’aria di Sardegna gli fa bene ed in un pomeriggio di primavera avanzata arriva anche il secondo centro stagionale a Tempio Pausania (gara di cui il solo Paolo Molina, testimone diretto, può ricordarci i particolari). Sette giorni dopo però stecchiamo clamorosamente la partita casalinga con la Solbiatese (grigio 0-0). Ad inizio ripresa viene rilanciato Vitalone proprio al posto di uno spento Molino peraltro già ammonito.

A Varese, il sabato di Pasqua, il rientro in corsa di Armanetti e Borgobello serve solo per agguantare un pareggio (2-2) che lascia appena una flebile speranza di proseguire la caccia al Brescello capolista. La vittoria degli emiliani in Viale Kennedy la domenica successiva chiude definitivamente a loro favore il discorso promozione diretta.

Molino ritorna da titolare nel finale di campionato che conta solo per la posizione nella regular season. Ad Olbia va vicino al gol-vittoria proprio allo scadere, subito dopo l’1-1 di Comiti dalla distanza. La domenica dopo contro la Pro Vercelli rovina il derby facendosi espellere nel finale di primo tempo per una gomitata a Monetta. Le due squadre firmano un tacito patto di belligeranza per uno 0-0 che avvicina i play off, ma fa tanto arrabbiare il pubblico.

Molino è sin troppo nervoso e dopo un amichevole con l’Ospitaletto attacca di brutto un cronista locale che l’aveva criticato. Nei play off con il Saronno finisce in panchina per entrare solo nella mezzora finale della gara di ritorno per l’ultimo, vano, assalto.

Nell’estate successiva non viene confermato in una squadra che punta decisamente alla C1. Ritorna a Novara da avversario con la maglia dell’Olbia. E si toglie la soddisfazione di segnare un gol ai suoi ex compagni nella sfida di ritorno al “Nespoli” che complica la rincorsa azzurra alla C1.

D’estate da noi succede il finimondo e nessuno ha il coraggio di investire su questo ragazzo che sinora ha fatto intuire solo a tratti il suo innegabile talento. Eppure  dopo un’altra stagione in tono minore a metà tra Olbia e Nocerina comincia a fare sul serio: 14 reti nell’Olbia che pure retrocede, 11 nel Giulianova in C1, eppoi 30 nel Foggia in due stagioni. Assaggia anche la B con il Messina prima di sfoderare una grande stagione nell’Avellino (18 gol) nell’anno del ritorno in serie cadetta degli irpini. Con il Novara di nuovo in C1 qualcuno sogna persino il suo ritorno, ma la sua carriera prosegue in Campania: dapprima a Benevento, poi in un progressivo declino con Juve Stabia e Marcianise. Dopo una parentesi da Direttore Sportivo, da un paio d’anni ha fondato ad Avellino una scuola calcio che porta il suo nome.

In fondo Colomba aveva visto bene, almeno su Gigi Molino. La carriera ha confermato il suo talento, ma da Novara è passato troppo presto, quando non aveva ancora non aveva ben messo a fuoco carattere e potenzialità.

La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone

Massimo Barbero

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