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Figurine azzurre: Alessandro Caponi
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lunedì 13 febbraio 2017 - 19:55
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca più o meno recente

“Caponi ti abbiamo odiato… ma ora siamo pronti ad amarti!” La frase la lancia dagli spalti semideserti del “Robbiano” di Vercelli Barbero senior durante un Novara-Alessandria, finale di un torneo agostano del “quadrilatero”. L’odio (si fa per dire…) ha radici esclusivamente sportive. Fa riferimento ai gol segnati con la maglia del Pontedera che nel giugno 1990 hanno trascinato in Interregionale il Novara più brutto di sempre. Il destinatario… dal campo coglie il senso della battuta, sorride e… riprende a far ammattire i difensori grigi che pure militano in categoria superiore.

Alessandro Caponi, torinese per l’anagrafe, in realtà è un toscano a tutti gli effetti. Dopo essersi messo in luce nel Pietrasanta (che ai tempi era arrivato fino alla C2) si è fatto le ossa al centrosud con le maglie di Sorrento, Rende e Civitavecchia (l’abbiamo incrociato nella stagione ’86-87) per poi consacrarsi nel Pontedera con 7 gol in campionato più i 2 realizzati a De Giorgi (uno sulla respinta di un rigore parato) in quel maledetto spareggio.

Il grande finale di stagione con i granata gli vale la chiamata del Livorno che punta senza mezzi termini al ritorno in C1. Dopo il fallimento degli amaranto nell’estate 1991 si accasa all’Aosta dove va a fare coppia con Girelli in una squadra che si salva con qualche affanno.

A 29 anni Caponi è tutt’altro che (calcisticamente) vecchio. D’accordo, porta i segni delle entrate di avversari disposti a tutto pur di fermarlo quando avanza verso l’area di rigore ed ha perso un po’ dello sprint degli anni migliori. Il problema principale però è che Del Neri vorrebbe cambiare il suo modo di giocare per adattarlo alle necessità di una squadra che punta molto sul possesso palla. Dunque niente tutti indietro con Caponi pronto a scattare in avanti come avveniva nel Pontedera di Natalino Fossati, ma Caponi largo all’ala destra con anche compiti di sacrificio che ne annebbiano un po’ il talento negli ultimi sedici metri. “Specialmente nel primo anno – racconta oggi il diretto interessato - non riuscivo proprio ad immedesimarmi negli schemi di Del Neri… Probabilmente si aspettava qualcosa di diverso da me dopo avermi visto all’opera con l’Aosta. Invece dovevo esser lasciato libero di dribblare…”.

La maglia numero 11 con cui debutta a Varese è solo un piccolo tributo al suo passato perché l’uomo più vicino alla punta centrale Folli è inizialmente il generoso Vitalone. Spesso Alessandro è il primo giocatore ad essere sostituito. Con Vitalone, quando c’è da rincorrere un risultato negativo, come a Pavia o a Mantova. Con un difensore, quando c’è da stare più coperti perché siamo appena rimasti in dieci, come a Casale o a Trento.

Dopo le due sconfitte consecutive contro Olbia e Lecco che costano alla squadra di Del Neri il sorpasso al secondo posto ad opera dei blucelesti Caponi viene lasciato fuori per far spazio ad un tridente con Balesini, Folli e Vitalone. A Solbiate il 27 dicembre non figura nemmeno tra i convocati e qualcuno già parla di “caso”. In realtà Alessandro ha rimediato un cartellino rosso in un’amichevole giocata ad Arona alla vigilia di Natale ed, in assenza di referti ufficiali, il Novara teme una sanzione in caso di suo impiego. Così l’ha lasciato fuori precauzionalmente.

A gennaio il toscano ritrova subito la sua maglia da titolare, ma è sempre il primo ad essere messo in discussione. A Castelfranco Veneto viene sostituito dopo appena 12 minuti perché bisogna sacrificare un uomo dopo l’espulsione di Bettini. Ad Ospitaletto Del Neri azzarda persino Dall’Orso laterale destro al suo posto, salvo ripensarci dopo appena 45 minuti.

Malgrado un campionato in cui riesce ad esprimere solo a sprazzi le proprie potenzialità Caponi ha un bel feeling con i tifosi di “distinti” e “rettilineo” che possono ammirare da vicino la sua inesauribile voglia di vincere. E dagli spalti al campo scambiano persino qualche battuta a caldo con il giocatore che, da schietto toscano qual è, non disdegna una  frase, un applauso, un’imprecazione. Dopo un gol, dopo una bella azione o al culmine di un momento sfortunato. Contro il Pavia Alessandro esce sul 2-0 ricevendo l’ovazione da chi sta dietro la panchina e l’assistente che verifica il cambio gli chiede: “si è portato la claque?”.

Nel finale di stagione Del Neri prova a riacciuffare una promozione ormai compromessa ricorrendo ad un tridente che non prevede la presenza dell’ex del Pontedera mandato in campo solo a gara in corso. Il nostro sogno sfuma nell’incredibile gara con la Solbiatese quando subiamo una delle rimonte più dolorose degli ultimi quarant’anni.

Dopo un’estate soffertissima il Novara si ripresenta al via del campionato successivo con una rosa ristretta, ma con un tornante in più: tal Galelli che dall’alto di un inizio davvero promettente pare dover togliere il posto proprio a Caponi. Invece Alessandro trova un altro ruolo che esalta le sue qualità tecniche: da centrocampista centrale a fianco di Costa o Armanetti. La squadra recupera così un suo equilibrio, ma i troppi infortuni condizionano il rendimento complessivo degli azzurri. A Lumezzane sotto la pioggia battente (finale 0-0) Caponi “si diverte” a far da regista ad una squadra per le contingenze schiera in campo tanti giovani del vivaio.

Sette giorni dopo il 24 ottobre a Crevalcore arriva finalmente il momento del suo primo gol in maglia azzurra. A venti minuti dal termine il portiere di casa Bandieri regala una punizione a due ai nostri; in un’area affollatissima Caponi azzecca il pertugio giusto per infilare il pallone. La vittoria sul campo della capolista sfuma però poco dopo (1-1 il finale) per un pasticciaccio con i piedi di David Pozzati in fase di disimpegno.

Caponi prosegue a giocare con continuità fino a Natale. Poi gli innesti di Birtig e Spelta (ed il reintegro in rosa di Folli) danno qualche alternativa in più a Del Neri che rinuncia spesso al toscano, un po’ provato dall’aver tirato a lungo la carretta in autunno. Il 6 marzo però si toglie la soddisfazione di segnare il suo primo ed unico gol in Viale Kennedy: entra nella ripresa e decide la sfida con la Centese che sembrava bloccata sull’ennesimo 0-0. “Avuta palla su rimessa laterale di Dall'Orso, sulla tre quarti di sinistra – scrive Renato Ambiel su “La Stampa” dell’indomani - ha saltato due uomini e dal vertice dell'area ha fatto partire un diagonale insidioso, sorprendendo il portiere sul primo palo”.

Per la rincorsa primaverile (stavolta davvero un miraggio) Del Neri gli preferisce ancora Vitalone, come nella stagione precedente. Dopo tanta panchina Caponi viene riproposto titolare alla terzultima di campionato a Legnano quando le squalifiche rimediate a seguito della “corrida” con l’Ospitaletto obbligano Del Neri ad una formazione diversa. E’ una trasferta breve ed avventurosa, affrontata in auto in giornata e la macchina di Caponi ed Armanetti viene fermata dai vigili subito dietro lo stadio “Mari” “Ma siamo giocatori del Novara…” obietta il toscano a chi sta chiedendo inflessibilmente patente e libretto a quei due signori che sfoggiano la stessa tuta.

Ad Olbia, per una gara inutile, indossa la sua ultima maglia azzurra. Di fronte Caponi ha tanti giocatori che prenderanno il suo posto senza mai entrare davvero nel cuore dei novaresi (Biagianti a parte) come invece erano riusciti a fare i protagonisti di una squadra che ha lottato a testa alta in anni non semplici dal punto di vista societario: “Per onestà devo riconoscere che quando me sono andato non avanzavo più un centesimo dal Novara Calcio – riferisce Caponi – Da voi ho conosciuto un grande personaggio quale Santino Tarantola”.

Rivediamo Caponi in azione l’estate successiva con la maglia della Biellese in un’amichevole pre ferragostana. Dei 22 (e più viste le tante sostituzioni) in campo sembra quello dotato di maggior classe.

La sua carriera però è ormai in fase discendente. D’altronde uno orgoglioso come lui non accetterebbe mai di fare il comprimario. Ha lasciato presto il testimone ai suoi figli Manuel (dopo il grave infortunio del 2011 fa l’allenatore) ed Andrea (appena tornato al Pontedera).

Qualche fa Sky ha cercato Alessandro Caponi per un’intervista a quello che Del Neri aveva indicato come il giocatore di maggior talento che avesse allenato in carriera. “A Novara non avete visto il vero Caponi…” Forse è così, ma un segno l’ha lasciato anche da queste parti…E la richiesta di scrivere di lui che ho ricevuto dal più affezionato lettore di questa rubrica… nel suo piccolo né è una fedele testimonianza.

La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone

Massimo Barbero

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