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di Massimo Barbero

Dal triplice fischio finale di Sacchi mi sono iscritto (un po’ malvolentieri, lo ammetto) al partito di coloro che sperano che la Pro Vercelli si salvi a maggio per vedere presto un altro derby in serie B. Perché la partita di ieri del derby “vero” ha avuto solo una cornice di pubblico adeguata e coinvolgente. Non l’adrenalina (e tantomeno lo spettacolo) in campo che ci ha rimandato invece a tanti 0-0 visti in C2 quando il nulla di fatto era il male minore per tutti. Ad un sabato del villaggio pieno di grande eccitazione… non ha fatto seguito un “dì di festa” pari alle attese…. E così siamo tornati a casa un po’ a bocca asciutta, come se il grande evento in cartellone, almeno cosìccome lo immaginavamo, non ci fosse nemmeno stato.

La Pro Vercelli probabilmente ha fatto il proprio massimo. La squadra di Longo il meglio lo sa dare quando può limitarsi a distruggere il gioco avversario. Non a caso al piccolo “Piola” a dicembre sono cadute formazioni di primissimo piano nel momento del loro massimo splendore quali Spal e Frosinone (ed anche il Benevento ha rischiato grosso di recente). Con l’innesto di giocatori veri e di spessore quali Vives e Bianchi le “bianche casacche” sono diventate una squadra da trasferta (nel ritorno hanno perso fuori casa solo ad Ascoli) perché adesso ci sono anche elementi di personalità ed esperienza che sanno supportare i compagni nei momenti più delicati che sui campi esterni ti possono costare carissimo. A Perugia,a fine novembre, ammetto di aver pensato che il Rolando granata fosse ormai sul viale del tramonto. Era entrato negli ultimissimi minuti, appariva appesantito. Bucchi l’aveva mandato in campo solo affinchè capitalizzasse i palloni buttati in avanti “alla cieca” quando i suoi ormai avevano speso tutto nella vana ricerca del gol dell’1-0. Evidentemente un giocatore del calibro e del passato dell’ex centravanti del Toro ha bisogno di sentirsi al centro di una squadra e di un progetto. Come avviene in questa Pro Vercelli che, dopo la cessione di Ebagua e l’infortunio di La Mantia, non poteva certo pensare di salvarsi con i gol del solo Comi o almeno del Comi visto negli ultimi 3-4 campionati di B. Rolandone invece merita sinceri complimenti per come ha interpretato il primo Novara-Pro Vercelli della carriera. Ha tenuto praticamente da solo il reparto avanzato dei suoi, ha lottato su ogni pallone. L’abile ds Varini ha pescato l’elemento giusto, da tutti i punti di vista, per centrare la terza salvezza consecutiva dei bianchi.

L’altro “uomo-partita” è il nostro Da Costa che sul penalty di Aramu eppoi sulla respinta di Mammarella ha compiuto una doppia parata da grande portiere che sentiva in maniera particolare la sfida. Il suo tuffo da urlo a smorzare le grida di gioia dei vercellesi pronti a correre sotto la curva ospite rappresenta l’unico momento “di godimento” di un pomeriggio di palesi sofferenze.

Sono partito alla larga perché faccio davvero fatica a giudicare la prestazione del Novara. D’accordo, nella ripresa c’erano pochissimi spazi nella metàcampo di una Pro Vercelli tutta dietro la linea della palla. Ma nel primo tempo non è sempre stato così. Anzi, almeno fino al rigore di Aramu gli ospiti hanno persino cercato di fare la partita, lasciando varchi che un Novara maldestro non è riuscito a capitalizzare. Era come se la nostra squadra fosse attanagliata dalla tensione che vivevamo anche noi sugli spalti. A fare la radiocronaca era Marco Foti, ma io all’intervallo avevo la salivazione azzerata come se avessi parlato ininterrottamente per 45 minuti. Avevo prenotato con largo anticipo un volo per Napoli (destinazione Avellino) per rifugiarmi in un esilio campano qualora le cose fossero andate ancora male… Evidentemente lo spettro di quel gol di Emmanuello che ha popolato di incubi il nostro autunno era rimasto anche nello spogliatoio azzurro, a dispetto di tanti protagonisti cambiati nel corso del mercato di gennaio. Non potevamo permetterci di perdere un’altra volta come all’epoca di Mirabelli quando la truppa di Braghin era effettivamente più forte del Novara più squinternato di sempre. Eppure la pressione sarebbe dovuta essere tutta sulle spalle della squadra a caccia di punti salvezza, non della formazione che con 4 vittorie di fila si era appena portata ben lontana dalla zona pericolosa… Evidentemente non è stato così ed a Longo va dato merito di aver negato qualsiasi libertà al duo Galabinov-Macheda che almeno in casa sinora aveva sempre fatto ammattire gli avversari. Onestamente pensavo che Andrey e Kiko avrebbero reso la vita durissima anche a Legati (anzi Konatè) Bani e Luperto ed invece la mia era una valutazione soltanto superficiale, che non teneva conto dell’attenzione con cui il tecnico della Pro, talvolta meticoloso fino all’eccesso, cura la fase difensiva. Nemmeno il pericolo scampato del rigore sbagliato (anzi parato) ci ha dato la spinta giusta per far girare le cose dalla nostra parte. Abbiamo fatto qualcosa di più nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, ma ancora troppo poco per dare un’impronta diversa alla contesa.

Nella ripresa non c’è mai stato il cambio di passo che sarebbe servito contro una Pro Vercelli sempre più rintanata a ridosso dei propri 16 metri. Nemmeno l’espulsione di Palazzi ha davvero cambiato le cose perché ha portato gli ospiti a scegliere di dedicarsi (efficacemente) solo alla fase difensiva riducendo ulteriormente i varchi per noi. Non siamo mai riusciti a velocizzare il gioco ed i pericoli creati dalle parti di Provedel sono arrivati unicamente a seguito di mischie, palle inattive o azioni fortuite. Non so cosa avrei fatto al posto di Boscaglia perché l’uomo davvero da cambiare appariva Macheda che non ha veri e propri sostituti in rosa (almeno con le stesse caratteristiche). Con il senno di poi c’è qualche rimpianto per la rinuncia totale ad Adorjan che poteva essere l’elemento determinante per portar un po’ fuori i centrali di Longo. Quel che non avrei mai fatto invece, al posto del condottiero di Gela, era proprio spostare Kupisz (arretrato nel finale alle spalle di Sansone) dalla posizione in cui aveva fatto vedere le cose migliori del nostro inizio di secondo tempo.

Peccato e non tanto per il risultato che la Pro ha indubbiamente meritato. Peccato per quella cornice di pubblico che questa sfida era riuscita a richiamare con il conforto di un ottimo momento per il Novara. “Tutto qui?” diranno, a buon diritto, coloro che sono venuti alla stadio per la prima volta nell’attuale stagione dopo aver assistito ad uno spettacolo oggettivamente modesto. Sarà dura convincerli che anche quest’anno talvolta ci siamo divertiti al seguito del Novara, specialmente nelle ultime partite in casa…

Ora le trasferte di Avellino e Bari ci diranno se possiamo davvero sognare un’altra avventura play off o se è meglio cercare di racimolare il prima possibile i punticini necessari per la tranquillità definitiva e programmare con calma la prossima stagione. A 12 giornate dalla fine (5 in casa e 7 fuori) siamo a 6 punti da quella zona salvezza che ad un certo punto del campionato poteva sembrare una chimera. Ci sarebbero tutti i presupposti per essere comunque moderatamente soddisfatti… se non fosse che il primo “grigio” 0-0 interno di questa ennesima annata di B è arrivato proprio nell’occasione meno indicata, nella partita che più di ogni altra volevamo vincere… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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