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Figurine azzurre: Fabio Lorenzini
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lunedė 30 ottobre 2017 - 20:26
di Massimo Barbero

Fabio Lorenzini agli occhi della stragrande maggioranza dei tifosi azzurri ha un solo difetto: quello di aver indossato per due stagioni la maglia della Pro Vercelli.
Un difetto che ha cercato di “sanare” sin dalla sera della presentazione in Piazza Puccini nel torrido luglio 2003. Non appena è partito il coro “chi non salta è…” lui è scattato a saltare più in alto di tutti, come se i due campionati con le bianche casacche non fossero mai esistiti…

D’altronde il “Piola”, il nostro “Piola”, era nel suo destino. Era stato lo stadio dell’esordio tra i professionisti con la maglia del Pontedera in una calda domenica di settembre 1998. Da lì aveva iniziato un’onesta carriera presso formazioni di C2 (Sanremese, Montevarchi e Pro Vercelli appunto). Borgo, che conosceva (e presumo conosca tuttora) i meandri del calcio toscano di periferia meglio di chiunque altro, si era accaparrato per tempo quel centrocampista venticinquenne in scadenza di contratto che probabilmente sarebbe passato in azzurro anche se non fosse arrivata l’agognata promozione al termine dei supplementari con l’Alto Adige.“Diamo la C1 a chi non ha mai vinto la C2…” era una delle frasi che Sergione ripeteva spesso fidando sulle motivazioni di uomini dalla carriera meno importante (e per questo compatibili con un budget non certo da prima della classe).

Sta di fatto che Lorenzini arriva nell’estate 2003 come primo ricambio di un centrocampo a due che ha titolari Braiati e Monza. Fabio garantisce in effetti un’alternativa di buon livello. Si conferma un elemento dotato di spiccato senso tattico e buona visione di gioco. Abbina temperamento da mediano a qualità da centrocampista in grado anche di impostare. In tutto con Foschi disputa 14 partite, quasi sempre con rendimento al di sopra della sufficienza. Non male per un ragazzo alla prima apparizione in C1.In estate viene confermato, ma la concorrenza a centrocampo aumenta ancora: è partito Belluomini, ma sono arrivati Agazzone jr e Liendo. Senza dimenticare Brizzi che potrebbe tornare a fare il centrale come nell’era pre Di Chiara.

Il toscano aspetta, paziente, il proprio turno che arriva puntuale contro il Prato alla settima quando c’è da sostituire Monza. L’exploit però lo compie la domenica successiva allorchè si rivela tra i migliori del centrocampo con cui Venturini sbanca 3-0 Andria. Fabio è ormai uno dei leader del gruppo, autentico trascinatore dei compagni anche negli scherzi in aeroporto per festeggiare la bella vittoria. Lorenzini gioca ancora dal primo minuto per qualche settimana. Fino alla rivoluzione operata dal mister sin dalla trasferta di Frosinone che porta al rilancio di Agazzone, Liendo e Leto Colombo.Per Jaconi invece Fabio è un titolare quasi inamovibile. Lo impiega ovunque. Innanzitutto in un centrocampo sempre più folto (a gennaio arriva anche Caremi). Poi in difesa per la penuria di uomini quando si adatta a fare anche il terzino. In tutto sono 25 le presenze in un campionato cominciato le retrovie.

La grande intuizione però è quella del subentrante duo Borgo-Gattuso che lo schiera al centro della difesa accanto a Lamma sin dall’ultima gara di campionato a Pistoia. Eppoi nei play out con il Como quando l’inedita coppia centrale imbriglia l’attacco lariano regalandoci una sofferta salvezza.Con Cabrini e Vatta la rosa diventa pletorica. Il nostro campionato inizia con una trentina abbondante di calciatori che rappresentano un’esagerazione in una C1 che prevede appena 34 partite, senza turni infrasettimanali.Lorenzini comincia in difesa senza ripetersi sui livelli del “Sinigaglia”. Bonfanti, Zaccanti ed il recuperato Ciuffetelli gli passano presto davanti nelle gerarchie ed anche a centrocampo (dove sono arrivati Porcari, Bigica e la promessa Pellegrino) i posti latitano. Fabio trova il modo di piazzare una zampata decisiva nell’indimenticabile partita con il Genoa nel nostro stadio, la prima domenica di grande calcio dopo anni di oblio. Cabrini lo manda in campo ad una manciata di minuti dal termine per sostituire Paolino Morganti che come esterno al posto di Matteassi ha davvero dato tutto. “Sposto Porcari sulla destra” dice il Campione del Mondo di Spagna 1982. “No, mister la fascia la so fare anch’io…” replica Lorenzini che si adatta a fare qualsiasi ruolo.

I grifoni sono in festa per il gol di Tedesco ad una manciata di minuti dal termine. Ma in zona recupero Fabio scatta davanti ai distinti,  rincorre il pallone, lo arpiona vicino alla bandierina e senza arrestarsi, da terra, lo serve in mezzo per la deviazione vincente del pari di Elia che ci regala un momento di estasi autentica tra tante bandiere rossoblu.A novembre si compie l’inevitabile restaurazione con il ritorno di Borgo che evita al Novara di affondare. Si torna ad un centrocampo più numeroso, a tre, che permette a Lorenzini di partire spesso titolare accanto a Brizzi e Braiati, compagni di mille battaglie. In tutto le presenze sono 24, appena una in meno del campionato precedente che prevedeva 2 partite in più.Lorenzini è titolare inamovibile anche nel Novara 2006-07 che nasce a Cantalupo senza squilli di tromba e con l’idea di un 3-5-2 che verrà meno dopo le prime sconfitte. Si torna presto ad un 4-4-2 che, pur tra qualche adattamento, diverrà il marchio di fabbrica delle stagioni successive.Il primo gol di Fabio in maglia azzurra capita in una domenica tutta speciale, quella della prima in casa dopo l’ufficializzazione del passaggio della società al gruppo Policlinico di Monza e quindi alla famiglia De Salvo.

E’ il 26 novembre 2006, grigia giornata di un autunno comunque mite, quando Lorenzini insacca sotto la Nord su angolo di Matteassi e torre decisiva di Espinal. E’ solo il 12’, ma le emozioni sono appena cominciate. Il portiere Micillo chiede ripetutamente un cambio che viene ritardato il più possibile perché in panchina c’è soltanto il sedicenne Lamantia. Ad inizio ripresa si infortuna anche l’assistente Amoretti ed a sventolare le bandierine vanno due dirigenti (uno per parte, per noi Antonio Recchi) che mandano ripetutamente in confusione il povero arbitro Paparazzo. Sta di fatto che l’1-0 regge fino alla fine con Lamantia tra i pali e Lorenzini che può festeggiare un gol da tre punti. In tutto sono 28 le presenze di una stagione chiusa con il fiatone dopo la rincorsa autunnale, i sogni d’inverno targati Mds e gli affanni primaverili.A partire dal campionato successivo cambiano ambizioni ed aspettative della piazza che si aspetta un Novara in grado di lottare quantomeno per la zona play off. Con l’arrivo di Gallo (e la crescita di Evola) la concorrenza è aumentata di parecchio per i due posti da centrocampista nel 4-4-2 di Discepoli e Lorenzini torna a fare il centrale di difesa, al posto dell’infortunato Ciuffetelli, con esiti apprezzabili almeno nell’autunno che vede il Novara non lontano dai primi posti. Il toscano segna il suo secondo ed ultimo gol in maglia azzurra al “Piola” contro la Cavese ai primi di novembre: corner di Chiappara, colpo di testa di Gheller salvato sulla linea e zampata decisiva di Lorenzini che vale almeno l’1-1 dopo un primo tempo in svantaggio.

Le batoste d’inverno costano la panchina a Discepoli sostituito da Bellotto che dietro può contare anche sull’arrivo di Centurioni e che propone un 4-2-3-1 con Lorenzini che talvolta parte addirittura come mezzapunta con compito di pressare i difensori avversari rendendo loro complicata l’impostazione del gioco. Questa volta sono 26 le partite collezionate in un campionato di alti e bassi.L’ultimo capitolo è il più sofferto e malinconico per il centrocampista maremmano ormai ultratrentenne che deve accantonare per sempre il sogno serie B. E’ tornato Porcari e con Notaristefano Lorenzini gioca spesso in difesa, da centrale, specialmente dopo il serio infortunio che manda kappao Centurioni a fine ottobre. A gennaio però la società ingaggia Legati per cercare di risolvere un problema nella retroguardia che più che altro è la conseguenza di equilibri tattici sempre precari.La storia di Lorenzini si chiude in una domenica di pioggia contro la capolista Cesena in uno stadio vuoto e polemico. Fabio entra dopo nemmeno un quarto d’ora per sostituire l’infortunato Brizzi, ma si fa male a propria volta ben prima dell’intervallo. Non c’è verso però di convincerlo ad uscire malgrado i medici gli facciano capire negli spogliatoi che la scivolata nella pozzanghera ha causato conseguenze ai legamenti del ginocchio. Fabio sa che è l’ultima possibilità. Per lui e per il Novara che difende fino allo scadere il vantaggio siglato da Rubino ad inizio ripresa. Poi il gigante Djuric firma il pareggio riaprendo una contestazione latente. E’ finita, anzi no, perché sull’ultimo corner di Evola in pieno recupero Lorenzini anticipa tutti sul primo palo. E’ un lampo, un’illusione, poi la sfera si alza sopra la traversa della porta di Ravaglia. E con esse le speranze dell’ultimo Novara di un sempre più contestato Borgo.

Lorenzini deve fermarsi sul serio e quando comincia la ripresa a bordo campo a seguire gli allenamenti c’è il nuovo ds Pasquale Sensibile che fa scelte diverse nell’allestire la squadra del doppio salto. Fabio lascia nell’estate dell’addio di Brizzi e Morganti che invece presto torneranno a Novarello seppur con altre mansioni. I tre avrebbero meritato, come altri, almeno uno spazietto nel Novara della gloria per il cuore messo nelle stagioni difficili che ci hanno permesso di stare a galla, ma il calcio e la vita non sempre possono permettersi di aspettare i sogni.Fabio torna a Vercelli per indossare la casacca gialloverde della Pro Belvedere che l’estate successiva (dopo una retrocessione ed un ripescaggio) diverrà Pro Vercelli.

Dopo una parentesi nell’Entella (a cui il toscano profetizza in un’intervista un futuro degno di quello del Novara dimostrando il solito intuito) Fabio lascia per sempre il calcio professionistico, per tornare dalle parti di casa con la famiglia. L’abbiamo incontrato allo “Zecchini” per un Grosseto-Novara negli ultimi giorni dell’era Tesser. Quella sera Lorenzini sembrava più sorridente del solito per aver visto sfidarsi in B le due squadre con cui ha vissuto gli scampoli più importanti della propria carriera. Ed a cui ha regalato più di un pezzo del suo grande cuore…

Massimo Barbero

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