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domenica 25 febbraio 2018 - 12:30
di Massimo Barbero

Perdere una gara (di fondamentale importanza) in questo modo è davvero un segnale preoccupante in prospettiva futura. La partita l’abbiamo fatta noi, per quasi tutti i novanta minuti. Ma l’Avellino si è mostrato più cinico, più concreto, più cattivo nelle situazioni determinanti e per questo ha meritato una vittoria che all’apparenza potrebbe sembrare invece un premio eccessivo per la truppa di Novellino.Purtroppo riemergono puntualmente lacune caratteriali e di concentrazione che stanno facendo di questo Novara una pericolosa incompiuta, al di là del valore e del carisma di chi siede in panchina.

Nell’occasione ci sono stati anche dei problemi di carattere tattico a cui Di Carlo non ha saputo porre rimedio per tempo, come se il tecnico di Cassino avesse ancora bisogno di un po’ di giornate per capire e cogliere le potenzialità di una rosa solo all’apparenza vasta e numerosa.L’idea di rispolverare Troest poteva sembrare saggia per correggere i difetti di una difesa che a Cittadella aveva lasciato colpire ripetutamente di testa l’ex Strizzolo e nel finale della scorsa partita con lo Spezia aveva fatto altrettanto, per due volte ravvicinate in maniera che stava per risultarci fatale, con il subentrato Marilungo. Stavolta però Novellino non poteva contare nè su Ardemagni né su Castaldo ed i centimetri di Mag rappresentavano solo un limite strutturale di fronte agli affondi di Bidaoui sulla corsia mancina. Finchè l’ex del Latina ha avuto benzina ha fatto il bello ed il cattivo tempo sulla fascia sinistra.

L’altra arma dei padroni di casa era rappresentata dagli inserimenti del trequartista Gavazzi e dei centrocampisti che sono andati al tiro o al colpo di testa con troppa libertà per tutta la gara. La rinuncia di Ronaldo era logica con questo tipo di partita da affrontare. Ma di fatto abbiamo perso la qualità del brasiliano (soprattutto sui calci piazzati) senza giovarcene granchè in fase di interdizione.I centrali difensivi dell’Avellino ci hanno fatto vedere come si limita un attaccante che aveva segnato 5 gol nelle 3 precedenti gare, come si gioca in casa propria quando si ha disperato bisogno di punti salvezza. Con il beneplacito di un Pezzuto che almeno ha avuto il merito di arbitrare all’inglese in maniera uniforme, non fischiando di regola né da una parte né dall’altra. Con la sola eccezione del fallo di confusione sanzionato sull’ultima punizione al 95’, un epilogo troppo scontato dell’azione conclusiva di partita quando il direttore di gara leccese ha pensato soprattutto a non cercarsi rogne. In un certo senso fedele anche in quel frangente ad una linea di giudizio che l’ha visto schierarsi sistematicamente dalla parte dei difensori (tranne che dei difensori che si spingono nell’area di rigore avversaria come Troest…).L’altro aspetto che ha fatto la differenza è rappresentato dal valore aggiunto dei cambi.

Al “Partenio” è bastato il primo scatto di Cabezas per ritrovare la fiducia dopo un quarto d’ora da brividi con i padroni di casa chiusi a ridosso della propria area da un Novara non pago del pareggio. Chi è subentrato in maglia azzurra invece non si è fatto sentire, tutt’altro. Era capitato la settimana scorsa con lo Spezia e si è ripetuto ieri, quasi con gli stessi protagonisti.Di Carlo dovrà essere molto drastico con chi mette in campo un impegno “da impiegato”. A costo di ridurre la rosa a non più di 14-15 uomini realmente impiegabili.

Come avvenne dopo le prime settimane dell’era Aglietti quando i vari Piovaccari, Barusso, Alhassan… avevano sciupato l’ultima chance di essere protagonisti in azzurro ed erano finiti ai margini del progetto, malgrado fossero quasi tutti rimasti (tranne Piovaccari passato al Grosseto) anche dopo il mercato gennaio. La “remuntada” era stata costruita e realizzata da non più di 14-15 elementi che giocavano anche 3 volte alla settimana, con la stessa intensità, almeno fino a quando non si è accesa la spia nel serbatoio della benzina. Gli altri erano rimasti a guardare i compagni che si erano guadagnati coi fatti (qualcuno a dispetto di un inizio difficile) la fiducia del nuovo mister.

L’unica analogia con quel dolce passato è, ahinoi, rappresentata dal fatto che nell’aprile 2013 era stato proprio Novellino ad interrompere quella cavalcata battendoci al “Piola” con un Modena privo di Ardemagni e di una punta centrale, a conferma che non è obbligatorio avere un centravanti di peso per vincere le partite e/o sorprendere gli avversari.La delusione per l’epilogo dell’incontro di ieri e la preoccupazione per il prossimo futuro non devono farci trascurare nemmeno le cose migliori viste al “Partenio”. L’atteggiamento dei nostri è stato positivo e propositivo. Siamo andati in campo con l’idea di fare la partita e non di subirla e questo ci ha aiutato non poco quando siamo andati sotto. L’abbiamo recuperata una volta e stavamo per recuperarla ancora nel finale, malgrado a quel punto non avessimo più gli uomini e le energie della prima parte della sfida.Da qui Di Carlo deve ripartire per correggere i difetti e portarci alla salvezza, l’unico obiettivo possibile per questo Novara.

Avellino quantomeno ha cancellato le frettolose illusioni di chi pensava che, dopo il cambio di allenatore e l’ingaggio di Puscas, il peggio fosse alle spalle. Molto spesso gli episodi ci condizionano nelle valutazioni del postgara. A Cittadella ci è girata meglio… di quanto non ci sia girata ieri… e tutto ci sembrava (quasi) perfetto. Il dato allarmante è rappresentato però dalla frequenza con cui perdiamo gli scontri diretti. Abbiamo perso con Ascoli, Pro Vercelli, Salernitana, Entella ed Avellino (due volte) e pareggiato a Terni e Cesena. Non può essere un caso. Ed è un trend da invertire a tutti i costi nel prossimo mese e mezzo altrimenti saranno veri dolori.Sarà dura, durissima.

Ma a questo punto tocca solo ai calciatori venirne fuori e dimostrare di valere la fiducia che la società ha dato loro con la sottoscrizione (per molti elementi della rosa) di contratti pluriennali. Ci attende ora una notturna da brividi con temperature polari ed uno stadio gremito dai tifosi del Foggia di tutto il Nord Italia…

Mai come stavolta bisogna raddoppiare le forze in campo e triplicare la voce sugli spalti…

Tifare può essere anche un modo molto proficuo per scaldarsi… ma la spinta deve arrivare innanzitutto da chi sta in campo come è successo con lo Spezia…

Forza Novara sempre!!!


Massimo Barbero

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