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sabato 03 marzo 2018 - 23:38
di Massimo Barbero

Stavolta si salva solo Danny Faranna. E con lui ovviamente gli altri 13 cuori azzurri che erano presenti nel settore ospiti di Frosinone. Chi va in trasferta ha sempre ragione da vendere rispetto a chi pontifica da casa ed io, per una volta, faccio parte della schiera di coloro che hanno sofferto dal proprio salotto. Per questo ringrazio il mio giovane collega che non si è fatto spaventare dal maltempo e da una serie di sfighe assortite e si è sottoposto ad un viaggio lungo e ricco di incognite pur di farci sentire la sua voce, in radiocronaca diretta, anche dallo “Stirpe”.

La situazione è ancora peggiore di come l’avessimo tratteggiata dopo lo 0-1 con il Foggia. Ripenso alle parole di Casarini nel postgara al “Piola” e mi chiedo dove siano finite quella voglia di riscatto e quella convinzione che avremmo fatto una grande prestazione in Ciociaria, espresse proprio dal nostro capitano anche in “zona mista” martedì sera.

Se la nostra squadra pensa di salvarsi giocando come abbiamo fatto in terra laziale è bene preparare i fazzoletti per tempo, mettendo da parte altre pericolose illusioni. Non ho visto nulla che mi possa autorizzare speranze di invertire un trend che da Pescara in poi (7 sconfitte e 2 pareggi nelle ultime 11 gare) mi pare, ahimè, chiarissimo.

L’unico aspetto positivo del pomeriggio in terra laziale è dato dalla prestazione di Montipò che ha ricacciato subito in gola le critiche di chi già lo attaccava dopo la prima serata sbagliata dell’intero campionato.

Molte volte si fanno dei paragoni con la stagione dell’ultima retrocessione. Ma pure quella squadra, certamente disgraziata, aveva degli alti (pochi) e dei bassi (tanti). A volte prendeva schiaffoni memorabili, ma era capace anche d’impennate d’orgoglio rilevanti. Sono ancora convinto che con la rosa del girone di ritorno ci saremmo potuti salvare senza i gravi infortuni che hanno messo kappao nell’ordine Pesce, Buzzegoli, Laner, Ludi e Sansovini. Questo Novara invece sembra uno studente che galleggia sulla media costante del 5. Abbiamo perso 14 partite, 13 delle quali con 1 solo gol di scarto. 13 partite nelle quali sarebbe bastata una zampata, un colpo di classe, un colpo di c… uore per riaggiustare le cose.

L’Avellino non è formazione di fenomeni, ma dal 9 dicembre ad oggi (vado a memoria) ha pareggiato 2 partite fuori casa nei minuti di recupero (a Cittadella in inferiorità numerica e ad Empoli). A noi, giocando come nelle ultime 2 gare, quando potrà mai capitare?Intendiamoci, perdere per 1-0 a Frosinone non è di per sé uno scandalo né una vergogna. Ma onestamente mi preoccuperei meno se avessimo preso tre gol dopo aver creato i presupposti per arrivare al pareggio, dopo aver reagito rabbiosamente allo svantaggio iniziale.

Invece non c’è mai stata partita, al di là del minimo scarto finale. Ai padroni di casa è bastato giocare in punta di piedi per portare a casa il risultato pieno, consentendo a Vigorito un pomeriggio di assoluto relax. Longo si è persino permesso il lusso di lasciare fuori i diffidati (Kone, Chibsah e soprattutto Dionisi) in vista della trasferta di Palermo. Quasi un rischio calcolato per una squadra enormemente anche cresciuta sul piano difensivo rispetto all’altalenante era Marino.A casa mi sono sorpreso a distrarmi durante il secondo tempo, più preoccupato del risultato di La Spezia (ahimè altro brutto colpo) che non speranzoso di riacciuffare una partita apparentemente ancora in bilico. Mi sono rianimato solo dopo il rigore parato da Montipò perché, per un istante, ho pensato “stai a vedere che adesso ne fischiano uno anche a noi…”.

Ma affinchè ciò potesse accadere… al di là del metro di giudizio di Baroni (l’ultimo arbitro che pure ha avuto il coraggio di accordarci un rigore a favore al “Piola”) avremmo dovuto almeno entrare in area avversaria. Invece non l’abbiamo mai fatto. Nemmeno dopo l’ingresso di Di Mariano e Sansone che hanno combinato davvero troppo poco (specialmente l’ex della Roma che ha avuto diversi minuti a disposizione) per permetterci di sperare nel pareggio.Questo trittico di sconfitte ravvicinate ci ha detto una cosa abbastanza chiara dal punto di vista tattico. Che non possiamo fare a meno di giocare con Moscati e Sansone alle spalle di Puscas perché questo è l’unico modo possibile, almeno al momento, per ovviare ad uno scollamento tra i reparti che rende la nostra manovra tremendamente scontata e prevedibile. Specialmente in assenza di accelerazioni da parte degli esterni che sono, forse, la conseguenza di una preparazione atletica sbagliata che fa sì che gli avversari siano sempre più rapidi nello scatto, nelle accelerazioni, che arrivino sempre primi sulla palla.

Boscaglia tornerà a Novara (Cellinate permettendo…) nel momento meno opportuno per noi. Con la sua squadra già avanti di 2 punti in classifica malgrado 2 gare ancora da recuperare. E la nostra con 12 lunghezze in meno rispetto a quella che il tecnico di Gela ad inizio marzo di un anno fa, dopo la fortunosa vittoria di Ascoli, aveva ormai condotto ad una salvezza ampiamente anticipata.

I nostalgici ad oltranza che in Tribuna hanno preso l’abitudine di riservare gli applausi più convinti ai nostri ex (con tutto il rispetto per gli altri, di Attilio Tesser ce n’è uno solo…) stavolta scomoderanno il loro “battimani” anche per l’allenatore oggetto della contestazione collettiva più clamorosa della nostra storia recente?E mi chiedo soprattutto…  questa rosa vale davvero 12 punti in meno rispetto a quella dell’anno passato? Oppure finora non si è riusciti a far rendere la squadra attuale in maniera consona al proprio potenziale? In fondo l’era Di Carlo è cominciata soltanto un mese fa. Un periodo troppo breve (anche per la contingenza delle 5 partite ravvicinate) per giudicare il lavoro del nuovo tecnico.

E dunque la nostra speranza più concreta, come nei giorni del dopo Ascoli, si chiama ancora Mimmo Di Carlo, un tecnico che in B non ha mai fallito.Il Novara attuale, per come gioca e per i punti fatti (soltanto 15 nelle ultime 19 giornate) dal dopo Palermo in poi, è probabilmente squadra più da retrocessione diretta che da play out. Ma i margini di crescita ci sono e sono decisamente ampi, il tempo c’è ancora per trarre da questo gruppo qualcosa di meglio, anzi di molto meglio. Dal 12 marzo (Novara-Brescia) al 14 aprile (Novara-Ternana) si deciderà il nostro campionato.

E’ l’ultima chiamata. La situazione è seria, preoccupante, ma assolutamente non ancora compromessa perché i giochi si fanno adesso.

Difficile chiedere un’altra prova d’amore ad un popolo azzurro comprensibilmente molto deluso. Ma nelle prossime due partite casalinghe ci giochiamo molto, moltissimo. Fischi sì, se li meriteranno, ma solo dopo che sarà stato l’arbitro a fischiare tre volte. Prima dobbiamo aiutare questa squadra fragile con applausi che non saranno di consenso ad oltranza, ma di mero incoraggiamento.

Perché il Novara è la nostra squadra del cuore e lo sarà sempre. A prescindere dal valore e dai meriti di protagonisti più o meno brillanti.In fondo sono 13 stagioni, dai lontani play out di Como, che non ci capita di festeggiare una salvezza sofferta (e per certi versi miracolosa) come ci succedeva di regola a cavallo nei campionati a cavallo del nuovo millennio.

Sarebbe ora di rinverdire quelle emozioni… alla fin fine non meno esaltanti di una promozione ai play off.

Chiudo facendo i complimenti a Nico Schiavi che ha segnato su punizione il gol vittoria che ha permesso al Cuneo di espugnare il campo dell’ex capolista Livorno. Pensate davvero che non sarebbero serviti il cuore, la classe e lo sfrontato coraggio del mancino argentino al Novara attuale per vincere l’apatia di una formazione sin troppo monocorde e prevedibile?

Si chiude una settimana tra le più brutte nella storia recente della nostra squadra azzurra… 3 sconfitte ravvicinate me le ricordo solo nella primavera scorsa quando avevamo comunque la salvezza ormai in cassaforte. Per fortuna è domenica ci rimane un po’ di tempo per riassorbire le ferite e tornare a gridare convinti tra 8 lunghi giorni… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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