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Figurine Azzurre: Sergio Borgo
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martedė 06 marzo 2018 - 10:17
di Massimo Barbero

Io non appartengo ancora alla Vostra storia, ci terrei però moltissimo ad entrare nella Vostra memoria tecnico-storica. Vi assicuro che insieme a tutti gli altri non ho lesinato, non lesinerò né energie, né intenzioni”.

Questa frase di Sergione Borgo apparve sul “Novara Calcio Magazine” che avevo preparato insieme al neo Dg azzurro in vista della gara casalinga dei play out contro il Fiorenzuola del maggio 2001. A distanza di più di 16 anni e mezzo possiamo dire che l’obiettivo di partenza è stato ampiamente raggiunto: Sergio Borgo è nella nostra storia e rimarrà per sempre nella memoria tecnico-storica di chi ha vissuto allo stadio quegli 8 anni intensi.Ricordo di averlo notato mentre assistevo dalla Curva Nord ad un Novara-Aosta a metà degli anni novanta.

Quel “pazzo”, già pelato, che si agitava a fianco della panchina degli ospiti mi stava non poco sulle scatole. Lo conobbi di persona alla fine di gelido Novara-Spezia del gennaio 1999 quando si presentò con molta eleganza a me ed a Gianni Milanesi come se immaginasse che quella sala dei trofei in cui allora si improvvisavano le conferenze stampa del post gara un giorno sarebbe diventata la sua Casa.Per quanto mi riguarda, la scintilla è scattata proprio in quel martedì pomeriggio di caldo quasi estivo che precedeva l’ennesimo play out di campionati tormentatissimi. Borgo aveva trascurato mille impegni per dedicarsi anche alla preparazione del giornalino “fatto in casa” che la gente avrebbe trovato sugli spalti del “Piola” la domenica successiva per Novara-Fiorenzuola. Chiamò il neo sindaco Giordano per farsi mandare uno scritto da accorato tifoso. Telefonammo insieme ad alcune bandiere azzurre degli anni settanta (Udovicich, Giannini, Gavinelli ed Umberto Volpati): io li intervistavo velocemente, lui li invitava alla partita. Scrisse personalmente una lettera accorata “a quelli che la curva…” per rivolgersi nella maniera più diretta a coloro che tenevano ancora il Novara nel posto d’onore del proprio cuore in stagioni di disaffezione totale. In quell’oretta passata con lui mi accorsi che finalmente a Novara era arrivato un personaggio in grado di cambiare i nostri destini sportivi.

L’aveva percepito bene anche la squadra che si allenava finalmente convinta e concentrata verso la metà, sotto gli occhi gongolanti di Civeriati.Il Borgo Direttore aveva (dovrei usare il presente, ma non fa più il Direttore da diversi anni) una capacità straordinaria nel decifrare e trasmettere il verbo banale, ma complicato, del mondo del pallone. Parlava ai suoi calciatori ed ai tifosi con lo stesso linguaggio diretto, semplice e forbito assieme, che diventava colorito al solo fine di cercare complicità. Senza l’arrivo di Borgo il Novara probabilmente non si sarebbe mai salvato a Fiorenzuola. E senza il ritorno di Borgo le penne ce le avrebbe poi lasciate quasi certamente a Como, quattro anni dopo. Senza la presenza di Borgo non si sarebbe mai potuto cementare il “patto di Haskovo” che ci avrebbe portato in C1, finalmente in pianta stabile, al termine della stagione più lunga e tormentata che io ricordi. Cominciata con la clamorosa rottura con mister Di Chiara alla fine del ritiro e con lo spettro di quella stanzetta buia in cui tutti i giocatori entravano, a turno, a ridursi lo stipendio per permettere al Novara di cominciare il campionato.Un campionato poi vinto due volte. Dapprima con una cavalcata trionfale ed illusoria che ricorda quella dell’Alessandria di Braglia dell’anno passato. Poi con la stoica resistenza nei play off contro l’Alto Adige (Sud Tirol) di Attilio Tesser, squadra più forte e più fresca in quel frangente, ma bloccata inesorabilmente per 210 minuti sul doppio 0-0 che le è risultato fatale da un gruppo che non voleva saperne di lasciarsi scappare un traguardo avvicinato con grandi sacrifici eppoi raggiunto con l’ultima impresa.Con Resta al timone e con la Bpn alle spalle il “brutto anatroccolo” Novara ha cominciato di nuovo a far gola a chi in città è abituato a balzare sull’affollatissimo carro dei vincitori.

E così dall’estate 2003 in poi Borgo ha dovuto combattere una doppia battaglia, alla lunga logorante persino per un Guerriero come lui. E certamente poco proficua per i destini di un Novara Calcio dalla proprietà comunque non ancora stabile.La “bomba” è scoppiata alla fine di un Novara-Lumezzane chiuso con un 2-1 per noi che sembrava consegnarci la salvezza anticipata, esaltando per l’ennesima volta l’intuito del Direttore che aveva scovato un centravanti da doppia cifra (Pinamonte autore di una doppietta) in una squadra appena malamente retrocessa quale l’Arezzo. Le dimissioni (a fine stagione) annunciate nel postgara dal Direttore erano diventate la stura per un tributo d’affetto ineguagliabile da parte di tutto lo stadio in occasione della partita casalinga contro il Pisa. Ma avevano dato anche il là ad una pericolosa “caccia alle streghe” nei confronti dei responsabili di una lotta interna insanabile e mal gestita dall’umorale Pippo Resta.Un giornale locale scrisse dei “pretoriani di Borgo”. Più che altro invece esistevano gli antiborghiani ad oltranza. Insospettabili, pronti a barattare di buon grado una sconfitta azzurra a patto di veder scivolare anche il Dg a loro poco gradito.Il primo addio si era consumato giovedì 3 febbraio 2005 all’indomani del cinquantaduesimo compleanno di Sergione e dell’ennesima sparata di Resta nei suoi confronti. “E’ stata una lunga trombata, ma avete goduto anche voi…” disse l’ex capitano della Pistoiese davanti ai taccuini di giornalisti, amici e non e di qualche fedelissimo tifoso che si era presentato per il commiato. Ma la storia (padron la trombata…) sarebbe stata ancora lunga.

Malgrado un secondo “esonero”, stavolta silenzioso, dopo l’impresa di Como.Il distacco infatti alla lunga accentuava ogni volta i rimpianti (talvolta perfino da parte dei più critici) per via dei risultati che non venivano e delle difficoltà economiche che puntualmente si riproponevano, con annessi propositi di abbandono da parte di Resta.A fine ottobre 2005 il Novara di Cabrini era stato sconfitto malamente dal Pavia al “Piola”. Vatta si era dileguato dalla tribuna d’onore a pochi minuti dalla fine prendendo la strada di casa e abbandonando squadra e tecnico alla mercè della contestazione dilagante.

Che differenza rispetto all’atteggiamento di Sergione che mai avrebbe lasciato i propri uomini soli di fronte al mare in burrasca!In quel frangente fu finalmente chiaro a tutti che soltanto Borgo avrebbe avuto le chiavi per accendere nuovamente quel gruppo. E così fu anche in quella stagione, chiusa con una primavera ricca di soddisfazioni ed un fugace sogno play off, malgrado le cessioni invernali di Martinetti ed Elia. E così fu anche nella prima parte del campionato successivo, nonostante le partenze di Braiati, Colombini e Rubino, gli stenti di un mercato condotto in supereconomia e l’incubo delle 3 sconfitte iniziali, 2 delle quali al “Piola”.L’ultimo grande regalo Sergione ce l’ha fatto convincendo Massimo De Salvo che era cosa… al termine di un’amichevole del giovedì giocata a Verano Brianza. Eppoi inducendolo ad investire su Novarello, al di là di facili ironie, la nostra garanzia per una proprietà finalmente stabile, quale è in effetti l’attuale da 12 anni a questa parte.Borgo non ha portato a termine la sua scalata, la nostra scalata, soprattutto perché, anche nel momento più fulgido, ha voluto comunque essere fedele a sé stesso. La B gli interessava, ma solo a patto di arrivarci con i suoi uomini che non l’avevano mai tradito nei momenti difficili, a cui aveva chiesto sacrifici a ripetizione con la promessa che sarebbe arrivato il giorno che…“Serie B? Con questa proprietà entro 4-5 anni il Novara sarà in A. Con me o senza di me”.

Questa frase resta il testamento sportivo novarese di Sergione che è rimasto talmente assorbito dalla sua lunga avventura in azzurro da non voler forse nemmeno provare in seguito un’altra esperienza professionistica del genere. In quegli 8 anni probabilmente ha dato tutto. Ci ha dato tutto. Per il bene del Novara ha fatto anche da parafulmine assumendosi tutte le responsabilità in ordine ai primi dubbi sulla gestione De Salvo che poi avrebbero puntualmente triturato altri direttori sportivi in serie. Per assurdo l’esonero di Sacchetti (un allenatore che poi non ha mai più lavorato tra i professionisti) ha segnato il punto di non ritorno nel suo rapporto di fiducia con la piazza che da quel lunedì mattina di metà febbraio 2007 non è mai più stato quello dei bei tempi.Eppure a volerle rivedere oggi a mente fredda, anche le sue ultime stagioni sotto la Cupola risultano ricche di intuizioni felici: Ludi, Centurioni, Bertani ed i ritorni di Gheller, Porcari e Rubino.

Senza dimenticare Tombesi ed Evola comunque protagonisti nel campionato della prima promozione targata Tesser. Sensibile gliel’ha riconosciuto spontaneamente nel pomeriggio della “liberazione” (25 aprile 2010 Novara-Cremonese 3-3) e credo che il buon Pasquale fosse particolarmente sincero in quel momento di euforia collettiva.Personalmente sono onorato e felice di essergli sempre rimasto Amico in un calcio che macina e dimentica eroi e protagonisti con troppa fretta. Forse l’ho deluso una volta sola. Quando non ho accettato di fare l’addetto stampa del Novara, alle porte del sogno, per poter continuare a divertirmi con la mia grande passione: le radiocronache degli azzurri. Probabilmente però non se l’è presa nemmeno allora perché sapeva che avevo scelto ascoltando soltanto il mio cuore. Come sempre. Come fa un personaggio genuino come lui.Non ci siamo visti per anni, ma ci siamo sempre sentiti.

Da ogni parte del Mondo Sergione fosse, Bulgaria o Senegal poco importa. Quello che conta è che non abbiamo mai perso i contatti, quel filo creatosi nel pre Fiorenzuola non si è mai spezzato. E’ piombato nel mio studio in un venerdì pomeriggio a metà novembre scorso sconvolgendo piacevolmente la mia collega che non lo conosceva. L’avrei portato l’indomani al “Piola” sulla panchina azzurra, a rianimare un gruppo di calciatori ed un mister destinati all’ennesima sconfitta interna. A ringhiare di fronte al solito Pillitteri di Palermo, sempre dalla parte del più forte. Mi ricordo quando nel fargli gli auguri di compleanno una volta gli ho proposto: “Domenica vieni a Pavia con noi. Ti siedi in tribuna… strizzi le palle al Presidente cinese. Eppoi te ne vai…”.

Non so cosa ci riserverà il futuro. Dico solo che sarebbe bello vedere uscire Sergione almeno un’altra volta da quel tunnel degli spogliatoi del “Piola”. Per potergli riservare quell’ovazione che solo la nostra (giustificata) ansia da astinenza di serie B… gli aveva  negato nelle sue ultime apparizioni in azzurro...

Massimo Barbero

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