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domenica 13 giugno 2021 - 09:00
di Massimo Barbero

Col “Corriere di Novara” di domani uscirà uno splendido speciale per celebrare il decimo anniversario dalla nostra promozione in A. Rivedere quello stadio pieno, quelle immagini cariche di tanta gioia mi è costato parecchio sacrificio al pensiero di come sia stato dilapidato in breve tempo un patrimonio di passione costruito con tanta fatica.
Se ripenso a quel biennio, a come tutto funzionasse come per magia non mi capacito di come non si sia riusciti a difendere almeno un posto itinerante a cavallo tra la B e la A. Avremmo potuto diventare una sorta di Empoli piemontese invece siamo caduti in C due volte, la seconda (ahinoi) in maniera permanente. Le stesse Crotone e Benevento hanno rifatto l’impresa di tornare in serie A dopo breve tempo a conferma del fatto che, quando trovi la strada giusta, ripercorrerla è decisamente più semplice rispetto alle difficoltà che incontra chi deve ricominciare da zero.

Più che la gestione della serie A credo che l’allora proprietà (oggi minoranza) vada criticata per come ha affrontato le stagioni successive al 2011-12. Si è ripartiti da Tesser, ma senza essere convinti della scelta, con il risultato di metterlo all’angolo dopo una decina di partite, quando la nostra classifica era condizionata anche dal -4 per il calcioscommesse. Si è ripartiti da Tesser togliendogli però uomini chiave del suo scacchiere quali Gemiti e Porcari, ceduti a dirette concorrenti. L’esplosione di Bruno Fernandes e Seferovic ha mascherato le contraddizioni di quell’annata facendoci vivere un girone di ritorno di estasi pura. Purtroppo quella seconda parte di campionato ha trasmesso anche una sorta di delirio di onnipotenza dalle parti di Novarello.

In molti si sono convinti che il grande colpo dell’ingaggio del portoghese potesse essere replicato con facilità. E così via libera ad un paio di greci che nelle intenzioni estive avrebbero dovuto sostituire con facilità due giocatori del calibro di Bruno Fernandes e Crescenzi. Senza dimenticare i carneadi Pivkoski e Josipovic pescati con la presunzione di replicare il colpaccio fatto con il portoghese. La convinzione di aver dato ad Aglietti una squadra per lottare per i primi posti si scontrava con la realtà di una rosa fortemente indebolita e per questo incapace di ripetere le goleade della stagione precedente. In quel frangente la società è rimasta a guardare permettendo che la frizione tra il tecnico toscano ed alcuni giocatori simbolo della rosa si aggravasse sino a diventare un problema irreversibile che ci siamo trascinati dietro sino ai play out con il Varese.

I rimpianti crescono se pensiamo che il disastro della prima retrocessione era stato subito sanato dall’esaltante stagione targata Toscano, un campionato vinto superando mille difficoltà e resistendo dopo la notizia di una penalizzazione che avrebbe smontato chiunque. In meno di un paio d’anni ci eravamo ripresi gran parte di quello che avevamo perso. Nel maggio 2014 eravamo passati da Bari con il ruolo di semplici comparse nella festa play off del club appena passato a Paparesta. Due anni dopo ci siamo tornati da protagonisti, con la tripletta di Pablo ed il guizzo finale di Galabinov a gelare la passione dei trentamila dello stadio pugliese.

Non potevamo immaginarlo quella notte, ma stava finendo un’era. La cessione di Pablo all’Alessandria è stata la prima mossa rivelatrice di un apporto finanziario da parte della proprietà molto diverso. Lì è stato commesso un grave errore di comunicazione non parlando chiaro alla città. Bisognava spiegare ai tifosi che non era una scelta tecnica quella che avrebbe portato Bajde a prendere il posto di Gonzalez (sigh) ma una mossa dettata da ragioni economiche che non consentivano più certi bilanci in rosso puntualmente ripianati dall’azionista di maggioranza.

Se si fosse parlato chiaro forse qualcuno avrebbe abbandonato la squadra, ma il rapporto con lo zoccolo duro della tifoseria si sarebbe rinsaldato. In fondo questo è stato fatto alla vigilia del primo campionato di C targato Banchieri e la gente ha capito e si è messa ad incoraggiare la squadra più di quanto non facesse nell’era dei grandi nomi. Invece Mds ha preferito il silenzio ed il distacco così mettendo alla berlina il capro espiatorio di turno: da Boscaglia a Teti passando per qualche giocatore fortemente contestato. Nell’assurdo clima un po’ ovattato della stagione 2017-18 è maturata la seconda retrocessione, quella ahinoi definitiva che ci allontana per chissà quanto tempo ancora dal calcio che conta.

Il fallimento del progetto della “Cittadella dello Sport” ha segnato forse la fine di ogni residua illusione di catalizzare investitori importanti per un progetto destinato a riportarci in A in breve tempo. Dieci anni dopo la notte più bella della nostra vita dobbiamo accontentarci di quello che passa il convento: un Novara in C con ambizioni tutte da verificare.

Chiudo con i complimenti ai ragazzi della Primavera 1 che con un secco 3-0 all’Alessandria hanno onorato la ricorrenza del 12 giugno conquistando il primo posto nel girone di appartenenza. Bravi ragazzi ed un bravo particolare a Marco Rigoni ed a mister Russo che hanno assemblato una squadra molto competitiva in una situazione certamente difficile… Forza Novara sempre!!!

Ps: non ho voluto parlare intenzionalmente della nuova proprietà perché con le notizie ufficiali sostanzialmente siamo fermi ad una settimana fa. Dopo la nomina di direttore sportivo ed allenatore capiremo qualcosa di più circa il progetto che hanno in mente Pavanati e Civitarese.

Massimo Barbero

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