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lunedė 03 ottobre 2011 - 16:52
di Simona Ragusa

Da oggi il nostro sito po’ avvalersi  anche della collaborazione di Simona Ragusa, giornalista torinese che si è avvicinata al Novara Calcio durante la sua esperienza lavorativa a “Sprint e sport”. 
In questi mesi si è affezionata ai colori azzurri ed al “Piola” la ritroviamo assiduamente in tribuna stampa come inviata di tuttocalciopiemonte.com. 
Per “Forzanovara” ha tratteggiato un piacevole ritratto di questa strana domenica allo stadio all’ora di pranzo.

Aggiungi un posto a tavola, c’è il Novara che gioca contro il Catania. Gioca alle h 12.30. Orario insolito. Eravamo abituati al turno pomeridiano del sabato, al massimo all’anticipo del venerdì o al posticipo del lunedì. Ma sempre in orario serale, col traffico della sera che via via, sulle strade di Novara, va scemando, con i riflettori del Piola che illuminano lo stadio e che fanno luce anche al di fuori di esso. Ma quella era la serie B. Un’altra categoria, un’altra storia.

Si fa un po’ fatica ad assimilare questo turno delle h 12.30. Orario atipico per una domenica atipica: non sai se aggiungere un posto a tavola e fare spazio al Novara oppure aspettare che la partita finisca e pranzare un po’ più tardi del solito, per non correre il rischio di perderti neppure una virgola della partita. Inserire il momento del pranzo (il pranzo domenicale, quello sacrosanto, in senso lato e in tutti gli altri i sensi) nel quarto d’ora d’intervallo sarebbe uno spreco. Così si finisce o per aspettare che la partita finisca oppure che si mangi guardando la partita in tv. La seconda opzione è di sicuro quella che ha avuto il maggior numero di sostenitori.

Chi invece la partita l’ha assaporata sulle tribune del Piola non ha avuto molte alternative: un panino e via. Perché sfido chiunque a pranzare prima di recarsi allo stadio. Come fai a mangiare un piatto di pasta e arrosto con le patate alle 11 del mattino? Qualcuno senza alternative lo ha fatto: i giocatori. Per loro sveglia alle ore 8 e pranzo, udite udite, alle h 9.30, minuto più minuto meno. Chiamalo pranzo, chiamalo brunch, chiamalo come ti pare, ma i giocatori scesi in campo alle 12.30, alle 9.30 hanno divorato proteine e carboidrati come sono soliti fare. Il  ristorante di Novarello ha aperto la propria cucina molto presto. Anche qui l’anticipo delle 12.30 ha stravolto abitudini ed orari. Sui tavoli alle 9.30 ha fatto capolino la pasta (per chi l’ha richiesta), c’erano le uova strapazzate, c’era il salato e pure il dolce. Il tutto per una ventina di minuti, al massimo venticinque: non di più è durato il pranzo degli azzurri. Ma questa è la regola, sempre. Quindi, mentre noi assaporavamo il gusto del caffè caldo e di una brioche, Rigoni e compagni consumavano il loro pranzo domenicale.

Questo è l’anticipo delle 12.30, quello che riscrive il copione delle nostre domeniche calcistiche (e delle domeniche lavorative dei cuochi e dei camerieri di Novarello, pure loro costretti ad adeguarsi alla serie A). Che vede le bancarelle colorare con sciarpe e bandiere il parcheggio attorno al Piola già dalle prime ore del mattino e che vede panini e salsicce fumanti fare la felicità di chi al panino da casa non aveva pensato.

Poi biglietto alla mano ti rechi davanti all’ingresso e ti metti in coda in attesa di poter entrare. Alle 12.30 non porti con te neppure la radiolina (pardon, oggi l’auricolare, perché la radio ce l’hai nel cellulare) per sentire cosa combinano sugli altri campi. A quell’ora si gioca solo al Piola. C’è solo Novara-Catania. Le altre giocano alle 3: fai quindi in tempo, quando la partita finisce, ad uscire dallo stadio e a vedertele (o sentirtele) comodamente a casa. Proprio strano questo anticipo delle 12.30. Ti stravolge completamente. Ma quando poi finalmente varchi la soglia del Piola, raggiungi le gradinate e ti siedi sulla tua poltrona, vedi attorno a te sbandierare i colori azzurri, senti il tifo che si alza, lo speaker che legge le formazioni e i giocatori apparire sul terreno di gioco, dimentichi che ore sono e ti cali nell’atmosfera per 90 minuti. E se non sono, come sempre, le 3, poco t’importa. Gioca il Novara ed è l’unica cosa che conta.

Il sole picchia come se fosse agosto (altra stranezza di questa domenica atipica, ma qui calendari, diritti televisivi, anticipi e posticipi non c’entrano) e invece è il 2 ottobre. Dalle panchine partono come da una mitragliatrice bottigliette d’acqua in direzione del campo ogni volta che il gioco è fermo. E nell’intervallo, quando Fabio Caressa, in tv, è solito spedire tutti a prendere un tè caldo, noi ci facciamo una bella bevuta fresca e ci asciughiamo la fronte perché il sole picchia davvero. Fa caldo a causa del sole ma fa caldo anche perché i 22 in campo regalano uno spettacolo che vale davvero il prezzo del biglietto. Dopo le 3 reti rifilate all’Inter, il Novara fa esplodere 3 volte il Piola anche contro il Catania (e quando a segnare è Morimoto, si salta di più perché la felicità è doppia). Peccato che Legrottaglie, Lodi e Gomez facciano saltare 3 volte anche i tifosi del Catania e a chi ha deciso di mangiare davanti alla tv hanno fatto andare tre volte il boccone di traverso.

Alle h 14.30 il pomeriggio calcistico del tifoso novarese è praticamente già concluso e c'è chi inizia a pensare che il week end volga ormai al termine e che domani è già lunedì.

Questa è la serie A, che meritatamente abbiamo conquistato; che ha turni al sabato, alla domenica, al martedì e al mercoledì e che ti fa giocare a tutte le ore. Insomma, quella che per diritti televisivi ci stravolge la vita. Quella che per gli impegni di coppa delle grandi ci costringe a turni e ad orari che oggi per noi sono una novità e di fronte ai quali un po’ storciamo il naso. Che poi però, perché gioca la nazionale, ti lascia senza campionato di serie A una domenica e un week end così non lo digeriamo volentieri. E finisci per rimpiangere anche l'anticipo delle h 12.30.

 

Simona Ragusa

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