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Sarā davvero finita?
• di Massimo Barbero
Novara - Empoli: i precedenti
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martedė 31 gennaio 2012 - 14:31
di Paolo Molina

Nella mia vita di persona “normalissima”, credo non essere mai stato niente di speciale. Laureato a 28 anni, anche per i Viceministri di oggi sarei uno “sfigato” ad avere terminato il ciclo di studi cosi tardi. Sposato a 35, un figlio, un lavoro normalissimo che mi aiuta a campare senza peraltro essere quello che avevo sognato.

Oggi seguo il Novara come cronista, ma sono convinto senza falsa modestia che i miei amici Massimo Barbero e Jean Paul Bonomi siano capaci di scrivere meglio di me.

Ho solo un “vantaggio” rispetto a loro e credo rispetto a tutti voi: del Novara sono stato anzitutto tifoso ed ho seguito parecchie trasferte anche con gli ultras negli anni ’80. Poi il Novara lo ho seguito come giornalista per il Corriere di Novara. Poi come radiocronista per Radio Azzurra. Ma nel Novara sono anche stato “dentro”, nella dirigenza all’epoca del Dottor Larocca alla fine degli anni ’90, ricoprendo anche il ruolo di Addetto Stampa.

Quindi ho tutte le visuali.

E vi avviso già, se avrete voglia di andare avanti nella lettura, che questo non sarà un pezzo ‘contro’ qualcuno o qualcosa: sarà il pezzo della ‘comprensione’.

Lo sapete come si esonera un allenatore ? A me è capitato di seguire in diretta quando la società decise di esonerare Chierico nel gennaio 1998 dopo un 0-2 contro l’Albinese in un freddissimo gennaio.

Quasi tutti riuniti (i pochissimi dirigenti) nella saletta dei trofei della “vecchia versione” dello Stadio Silvio Piola, prima della ristrutturazione. Poca voglia di parlare, tutti distrutti ed abbattuti per le critiche ricevute durante la partita da un pubblico esasperato da un ruolino di marcia casalingo pessimo (se non vado errato, peggiore di quello del Novara di oggi anche se fuori si andava meglio). Si discute sommessamente, poi la decisione quasi unanime. Si cambia. Se non mi sbaglio fu il Dottor Larocca a contattare Chierico per dirgli che era finita. L’uomo non lo meritava senz’altro. Ci rimase malissimo e sono sicuro che anche Larocca ne soffri perché le famiglie si conoscevano ed un poco frequentavano : avevano figli piccoli intorno ai 10 anni di età.

Qualcosa di lacerante, comunque, dire ad una persona di rimanere a casa. Anche se fa l’allenatore ed un poco se lo aspetta come ‘incerto’ del mestiere.

Negli stessi istanti veniva contattato, dopo aver ricevuto qualche ‘no’ da altri Mister, Luigino Vallongo. Che disse di si. E sarebbe poi stato l’autore di quella miracolosa salvezza. Ma questa è un’altra storia.

Cosa vuole dire quello che ho scritto ? Che sono stra sicuro che Massimo De Salvo, Carlo Accornero, il Dottor Fortina (tra l’altro unico con Accornero, superstite della dirigenza del 1998) e anche Pederzoli hanno vissuto malissimo il dover dare il benservito ad un signore quale è Attilio Tesser. Non avevano preparato niente. E’ stato deciso tutto al momento. E sapete perché ne sono convinto ? Perche’ sarebbero stati meno maldestri, perché si è chiaramente notato che hanno agito sull’onda emozionale.

Poteva essere congedato meglio, Tesser ? Sono sicuro di si.

Ma è anche vero che non c’è un modo ‘giusto’ per dire addio. Il Komandante si sarebbe incazzato comunque, dico io. Perché nella sua ottica, che è anche quella di tantissimi tifosi, le cose non dovevano finire cosi.

Perché, certo, ci sono i soldi. Ma un mestiere come questo lo si fa anche per essere amati e stimati. E Tesser lo è stato.

E veniamo al capitolo tifosi. Commoventi. Ieri sera alle 22,33 mi ha telefonato “Londinese” (per fare un esempio tra tanti) che dopo essere stato a Palermo, si trovava al Valentino sotto le finestre di casa Tesser per rendergli omaggio assieme, mi dicono, ad un centinaio di persone.

Il tutto a fine gennaio, a Novara, con un freddo cane.

A tutti (anche fuori Novara), piaceva la ‘favola’ del posto dove saremmo stati sempre assieme “felici e contenti”. Ma con uno struggimento che va al di là del rapporto tifoso/allenatore dopo due promozioni consecutive.

C’e’ stata proprio la stima ‘personale’. Perché l’Attilio è rimasto con noi, perché non è andato via come altri hanno deciso di fare (peraltro lecitamente, sia chiaro), perché l’abbiamo visto soffrire (ed anche un po’ invecchiare, avete notato) in questi ultimi mesi.

Mi avete commosso, tifosi del Novara. Non credevo foste cosi.

Vi capisco. Sono convinto che fra voi ci sono moltissimi dei tanti che si sono avvicinati di recente ai nostri gloriosi colori sociali.

L’avete vissuta come una ‘congiura’, questa dell’esonero di Tesser.

E invece la mia opinione è solo che si sia trattato di una storia di uomini. Che sbagliano. Tutti. La dirigenza, in estate e Tesser che pur sempre ha fatto anche egli innegabilmente delle valutazioni errate. Avete letto le parole di Massimo De Salvo nel messaggio sul muro ?

Sono state le parole non del manager: ma della persona esasperata dal non saper più cosa fare in una situazione che non si attendeva.

Rifletteteci. Si sentono, ci sentiamo, tutti “traditi”. Tesser è amareggiatissimo per l’esonero. La dirigenza per la (presunta) poca riconoscenza dei tifosi dopo tanti sforzi e sacrifici per arrivare in A. I tifosi non sanno più che cosa pensare dopo aver vissuto come le “idi di Marzo” la cacciata del Mister.

In mezzo c’è il motivo di tutto il nostro agire: il Novara Calcio, pazzo amore nostro.

Nel frattempo oggi arriva Mondonico: un mito, un totem del calcio italiano. Reduce da una storia personale nell’ultimo anno che tutti conosciamo.

Merita tutto il nostro incoraggiamento. Come tutto il nostro incoraggiamento deve avere la squadra che questo maledetto giovedì nel gelo sfiderà il Chievo. Siamo ancora in serie A.

Ho raccontato una storia di uomini. E finisco con un detto Swahili che inviai via sms a Chierico in quel freddo gennaio 1998: “L’essenza della vita consiste solo nella lotta: la vittoria e la sconfitta sono nelle mani degli dei”.

Si va avanti, tra errori e cose giuste. Come sempre. Nella vita.

 

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