La lente d'ingrandimento
martedė 07 febbraio 2012 - 10:37
di Simona Ragusa
In quattro giorni, il Novara sciupa l’occasione per tentare di cambiare il proprio destino. Non fa punti con il Chievo e ne guadagna uno solo contro il Cagliari. Un bottino troppo esiguo per provare a lottare e soprattutto per sperare.
Chi si aspettava un Novara sfrontato e con le unghie affilate si è dovuto ricredere nel vedere la difesa a cinque schierata da Mondonico e dall’atteggiamento attendista degli azzurri sin dalle prime battute di gioco.
La cautela espressa dallo schieramento e dall’atteggiamento del Novara era già stata chiara nelle parole del tecnico alla vigilia, che si auspicava un primo tempo in cui gli azzurri non avrebbero dovuto subire gol per poi giocarsela nella seconda frazione.
Ma il Mondo è stato profeta solo per metà, perché la gara, come ben sappiamo, si è conclusa a reti inviolate, scontentando tanto il Novara tanto la compagine cagliaritana.
Le prime note dell’incontro dimostrano quanto l’iniziativa sia ampiamente lasciata agli ospiti e quanto gli azzurri prediligano affidarsi alle ripartenze e al guizzo su calcio piazzato. Ma il Cagliari visto al “Piola” non è squadra capace d’impensierire e così, dopo appena venti minuti, è Caracciolo a risultare il più pericoloso e l’unico in grado di decidere le sorti dell’incontro, ma l’airone viene prima fermato per un fuorigioco inesistente e poi si vede annullare una rete firmata di testa per un presunto fallo commesso ai danni di Agazzi.
Mentre il Cagliari fatica, è il Novara a mostrarsi più vivace e a mostrare qualità che forse non aveva ancora scoperto. Garcia, ad esempio, schierato come interno nella difesa a cinque, si trova a proprio agio e si guadagna gli applausi e la fiducia del pubblico sugli spalti.
Lisuzzo, ma questa non è una novità, gioca alla Lisuzzo, torna ad essere il punto fermo della difesa e salva il risultato in almeno un paio di occasioni. Dellafiore, schierato sull’out di destra, fa il suo, Gemiti spinge, sulla fascia opposta, ogni volta che ha lo spazio, Pesce gioca con personalità, Mascara si sacrifica e macina chilometri anche in copertura mentre all’airone manca ancora il gol ma non manca in quanto ad impegno e volontà.
Insomma, la squadra sembra aver ritrovato un po’ di quell’autostima persa per strada ed ha soprattutto ritrovato l’affetto di coloro che nei giorni scorsi avevano mostrato un po’ di disaffezione nei confronti del gruppo e dell’entourage azzurro.
Merito del tecnico? Della squadra? Dei tifosi e del loro amore? Un amalgama di tutto, probabilmente. Se questo basterà a cambiare il destino del Novara lo sapremo solo alla fine del campionato. Per il momento ci accontentiamo di aver ritrovato la strada giusta e la giusta consapevolezza per proseguire a testa alta il nostro cammino. |