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Storie di ex...Christian Guatteo
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giovedė 11 ottobre 2012 - 20:26
di Massimo Barbero

La rubrica “storie di ex” ci porta ad andare a scovare abitualmente protagonisti sparsi per ogni angolo d’Italia. Non per questo è giusto dimenticarsi di chi è nato e cresciuto a Novara e bazzica ancora dalle parti del “Piola” e dintorni. 
Oggi Christian Guatteo è soprattutto un padre felice. Nel suo passato però ci sono ben 134 casacche azzurre in campionato. Non male per un attaccante che ha indossato a lungo la maglia n. 11. Quella che di solito viene affidata a grandi primattori (o almeno tali “sulla carta”). E che invece Christian, prodotto del settore giovanile, si è guadagnato sul campo: “Per uno come me che è nato e cresciuto in questa città giocare nel Novara è stata un’esperienza fantastica. Ancor oggi quando passo davanti allo stadio non riesco a fare a meno di emozionarmi…”.
Alla fine degli anni ottanta il Novara Calcio era finito in un medioevo tecnico di difficile interpretazione. Ma alle spalle della prima squadra lavorava un vivaio pieno di ragazzi interessanti: “Ai tempi nel nostro settore giovanile operavano tecnici molto preparati. Con me giocavano ragazzi decisamente bravi. Qualcuno è arrivato alla prima squadra, qualcuno si è spinto oltre. Qualcun altro avrebbe meritato maggior fortuna. Facevo parte di una formazione “Berretti” di livello assoluto. Siamo arrivati alle finali nazionali”.
Guatteo è stato bravo a cogliere subito l’occasione propizia. L’anno successivo, con Nicolini, si è guadagnato un’onorevole ruolo di terza punta in C2 ad appena diciassette anni: “In attesa del ripescaggio la società non aveva in pratica fatto operazioni di mercato e noi giovani abbiamo avuto molto spazio durante la preparazione. Qualcuno ha sfruttato l’opportunità. Io ad esempio ho fatto gol al debutto in Coppa Italia contro il Casale. Nel finale pareggiò Marcellino che sarebbe diventato mio compagno l’anno successivo…”.
Con Del Neri invece sono stati… dolori e gioie. Da elemento ai margini della rosa il primo anno (solo 2 presenze) a titolare inamovibile il secondo: “E’ stato il miglior allenatore che abbia mai avuto. Lo considero molto importante per me. Mi ha cresciuto tanto. E’ una persona diretta che ti dice sempre quello che pensa. Solo per questo suo essere poco “malleabile” ha avuto delle difficoltà con gli squadroni…”
L’avventura di Del Neri a Novara è finita con quel grottesco Novara-Ospitaletto diretto da un pessimo Vendramin di Castelfranco Veneto. Federico Gozio, allora nella società arancione, ha rievocato l’episodio in una recente intervista a “Bresciaoggi” dicendo che era stata tutta colpa di Pozzati, portiere di casa: “Ed invece David va scagionato. L’arbitro ha probabilmente commesso un errore. A mente fredda capisci che sono cose che possono succedere, ma a caldo la reazione non è mai troppo tranquilla…”.
Per Guatteo però stava iniziando il suo anno migliore dal punto di vista realizzativo, sotto la guida di Colomba. Memorabili i suoi 3 gol al “Robbiano” di Vercelli. Un’impresa ripetuta quasi sette anni dopo da Rubino: “Per me era stata proprio una giornata di grazia. Fu una bella soddisfazione. Anche se eravamo solo in C2 il derby era seguito da tanta gente e per un novarese vincerlo così è il massimo. Sugli spalti c’erano tanti amici…”.
Ancora più grande la gioia della promozione del 1996 “ipotecata” contro l’Alzano davanti ad uno stadio stracolmo: “Non l’avevo mai visto così pieno… Mi aveva colpito l’accoglienza della gente al momento di entrare in campo per il riscaldamento. Mancava tanto tempo all’inizio, ma gli spalti erano già gremiti. In un certo senso anche la nostra era stata un’impresa. D’accordo avevano raggiunto solamente la C1, ma già vincere un campionato dopo 26 anni rappresentava un grande traguardo…”
Peccato che nell’estate successiva cotanto entusiasmo venne dilapidato in pochi giorni: “Purtroppo si. Anni di sacrifici svanirono in pochissimo tempo. Una vera disdetta. Quando in società ci sono problemi del genere i giocatori possono fare poco. E dire che senza quella coda sfortunata nei play out la salvezza sarebbe arrivata comunque…”.
In quell’autunno finiva la lunga favola azzurra di Christian Guatteo. A Siena, a fine novembre, volava in curva la sua ultima maglia numero 11: “Per me è stata dura lasciare Novara. Non è stato facile prendere una decisione del genere. Lo stadio era la mia seconda casa…”
Per circa tre anni però il “Principe” ha giocato più in alto: Brescello, Lecco, eppoi ancora alle dipendenze di Del Neri nella Ternana lanciata verso la B. Nel gennaio 1999 invece, a soli 25 anni, è cominciata la sua parabola discendente: “Non avevo spazio. Ho accettato la proposta del Borgosesia che puntava alla salvezza in C2 per giocare un po’. Non ce l’abbiamo fatta a salvarci…”
Il talento di Cristian, irresistibile quando poteva giocare in velocità, lascia qualche naturale rimpianto: “Mi è mancata un po’ di maturità. Avrei dovuto essere più freddo in certe scelte. Però a quell’età è giusto anche comportarsi da giovani. Mi ritengo comunque fortunato per quello che ho avuto. Per diverso tempo la mia grande passione è diventata addirittura una professione…”.
Oggi Guatteo è un tifoso del Novara, appassionato, ma realista: “Sono stato allo stadio due volte quest’anno. La squadra paga ancora i tanti cambiamenti effettuati in estate. Eppoi il fatto che adesso gli avversari affrontano gli azzurri con cautele molto maggiori rispetto a due stagioni fa quando erano solo una neopromossa. Però la gente dev’essere contenta di quello che il Novara Calcio è riuscito a fare in questi anni. La B è un campionato di alto livello…”.
La lista delle persone da salutare rischierebbe di essere troppo lunga: “Ho paura di dimenticare qualcuno… Ed allora ringrazio tutta la gente che ho incontrato e conosciuto grazie al Novara Calcio: dirigenti, tecnici, persone dello staff, compagni e tifosi. Li abbraccio con grande affetto.

Massimo Barbero

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