Adesso che quelli di Varese non ci sentono… possiamo dircelo apertamente… ci è andata bene… Non capita spesso che il tuo portiere riesca nell’impresa di parare un rigore decisivo ad un quarto d’ora dal termine… E tantomeno è frequente l’impresa di riuscire a pareggiare in pieno recupero, meno di sessanta secondi dopo aver incassato il gol di una sconfitta che pare ormai inevitabile. Prima di questi due episodi, ai punti la squadra di Gautieri avrebbe meritato la vittoria. Dal 35’ del primo tempo la supremazia dei locali, pur in condizioni molto particolari, è stata innegabile.
Il calcio però è anche questo ed il Novara non ha rubato nulla. Kosicky è stato più bravo di Pavoletti nell’occasione di un rigore che pochi arbitri avrebbero fischiato su un terreno del genere. E Manconi e Faragò hanno sfruttato, con personalità e malizia degne di giocatori affermati, la colpevole euforia dei padroni di casa, convinti di avere ormai la vittoria in tasca. Il pareggio è certamente un premio meritato per tutti i tifosi azzurri che si sono sobbarcati la doppia trasferta, a dispetto dei disagi e delle previsioni meteo nefaste.
Dunque da qui dobbiamo ripartire. Da un 1-1 che ci ha evitato una sconfitta che avrebbe avuto conseguenze molto pesanti (dal punto di vista psicologico) in vista della gara con l’Avellino. Dal coraggio di ragazzi che hanno dimostrato anche a compagni più esperti ed affermati che nulla è impossibile, anzi. L’importante è crederci sempre e comunque.
Ecco, forse non è un caso che le cose migliori in questi momenti vengano dai giocatori che sentono meno il peso di dover fare. Dai giovanissimi sbucati dalla nostra Primavera che, chissà perché, vengono sempre meno considerati dei loro colleghi prestati dagli altri club. Oppure da un attaccante come Rubino che a settembre veniva mandato in tribuna e che a Novara ha già scritto tante splendide pagine di storia sportiva che in ogni caso rimarranno indelebili.
Gli altri corrono con addosso una zavorra che fa sembrare sempre le gambe pesanti e la testa poco lucida. Non è possibile sia solo una problema di preparazione che dura quasi ininterrottamente da fine agosto ad oggi. Prendete la partita di ieri. Non avevamo cominciato male. Nella prima mezzora giocavamo leggermente meglio della squadra di Gautieri. Eravamo vivaci nelle ripartenze e insidiosi negli inserimenti. Poi quando il Varese ha cominciato a rendersi pericoloso dalle parti di Kosicky è subentrata una grande paura di perdere ancora. Abbiamo ripreso ad indietreggiare, ad avanzare con poca convinzione; abbiamo smesso di partecipare in maniera adeguata alla manovra. Ed invece, senza voler esaltare nessuno oltremisura, lo spirito giusto è quello di Manconi. Nella metàcampo avversaria si va per far male (dal punto di vista sportivo, è ovvio) all’avversario, non per perdere tempo. A costo di rischiare qualcosa o di fare brutte figure. Da questa situazione si esce con la voglia di vincere, ma anche con l’incosciente coraggio di non avere paura.
Purtroppo il momento del grande Pablo è l’esempio più emblematico di quanto sto dicendo. Adesso il problema è solo di testa. La sua partita di ieri non è tutta da buttare. Aveva cominciato discretamente, poi si è perso quando ha visto la squadra in difficoltà. Il 4-3-3 e l’arrivo di Sansovini possono rappresentare un toccasana per lui. Con questo modulo può essere importante anche senza essere decisivo in zona gol. Basta che continui a spendere ogni energia a servizio dei compagni. Poi qualcuno là davanti ci penserà. E nel frattempo Gonzalez potrà tornare, senza assilli, l’attaccante in grado di fare la differenza in categoria.
Due note a margine sul pomeriggio di ieri. L’esterno sinistro del Varese Lazaar ha dato un grande esempio di serietà e professionalità. Ha lottato per 95’ su un terreno fangoso malgrado tutti i siti di mercato lo indichino ormai lontano dalla Lombardia da diversi giorni. Ha messo a repentaglio (anche solo con il rischio di un guaio muscolare) trattative avanzate pur di dare il proprio contributo alla società per cui lavora.
Per contro il terreno del “Franco Ossola” si è rivelato l’ennesimo spot per il sintetico del “Piola”. La prossima volta che sentirò/leggerò che quello che si gioca a Novara non è calcio… non riuscirò a trattenere sonore risate. A Varese in questi anni hanno rinviato un’infinità di partite… nell’era Sannino il fondo del terreno di Masnago era uno splendido alleato per una squadra che ha costruito un ciclo eccellente sull’intensità e sull’agonismo. Per fortuna stavolta hanno deciso (su cordiale invito della Lega?) che si doveva giocare a tutti i costi e si sono attrezzati di conseguenza. Cosa che evidentemente non era accaduta lo scorso 26 dicembre…
Tornando a noi, il ritorno al 4-3-3 era quasi inevitabile. Questa squadra era stata costruita in estate per giocare con questo modulo ed adesso c’è la possibilità per rimediare agli errori di mercato, senza stravolgere tutto. Calori ha fatto bene a scegliere una strada diversa al suo arrivo. Ma adesso ha dovuto prendere atto che il gioco del Novara è andato sempre ingrigendosi, di settimana in settimana. La prestazione migliore della sua gestione rimane quella contro il Pescara, quando forse c’era anche una componente emotiva in aiuto al nuovo allenatore. E con il passare delle settimane anche la difesa ha mostrato, di nuovo, allarmanti scricchiolii. E’ indispensabile migliorare sugli esterni. Un anno fa la differenza (prima ancora dell’esplosione di Seferovic) l’hanno fatta gli innesti di Colombo e Crescenzi che ci hanno dato molto più in termini di spinta e concretezza del fragile Del Prete, del diligente Ghiringhelli e del discontinuo Alhassan.
Dunque aspettiamo gli uomini giusti per un dignitoso 4-3-3 che allontani il prima possibile le paure… 30-32 punti in 21 partite non sono un obiettivo semplice, ma neppure impossibile per una squadra finalmente in grado di sfruttare tutto il proprio potenziale… Noi ci saremo fino alla fine… Forza Novara sempre!!!
Massimo Barbero