La storia del Novara Calcio DUCCIO
RABAGLIO .
Duccio
Rabaglio. Il terzino con lo spillone
E' la piccola vicenda umana e sportiva di un giocatore del Novara
calcio, il terzino Riccardo Rabaglio, soprannominato "Duccio".
Nato a Tortona nel 1902, cresceva solido e compatto. Non molto alto ma
atleticamente ben messo. Possedeva carattere di ferro, temperamento
adeguato al ruolo che presto si scelse, giocando da ragazzo nei prati di
Tortona, la sana rigogliosa città al confine fra tre regioni.
Ovviamente fu un "amen" entrare nella squadra del calcio
locale, chiamata Derthona, dal nome antico di Tortona. Il nostro Duccio
Rabaglio, scuro di pellame, è terzino di potenza, “alla Caligaris”;
difficile attraversargli la strada, quasi impossibile superarlo a
confronto diretto. Di testa, malgrado la statura non eccelsa, le becca
tutte. Presto diventa l'idolo della rumorosa tifoseria tortonese.
Succose curiosità: anche il Foot Ball Club Derthona è nato nel 1908,
come il Novara; e il suo stadio rinnovato è stato intitolato dopo il
1960 a Fausto Coppi che è nato nelle vicinanze.
Il Derthona ha giocato i suoi primi campionati nelle categorie minori,
finchè nel 1923 ha guadagnato il passaggio alla Divisione Nazionale.
Grande festa a Tortona per i vari Gianello, Cerrutti, Re, Ghiglione,
Bonzani e soprattutto per il poderoso terzino Duccio Rabaglio "la
roccia" e per l'esperta mezzala Crotti, classe 1900, che ha già
giocato diverse stagioni proprio nel Novara e nella Juventus (32
presenze), prima di tornare a casa a dare una mano ai suoi bianchi
"leoncelli".
Enrico Crotti, dopo le prime esperienze a Tortona, è stato assunto dal
Novara nel primo dopoguerra,giocando con gli azzurri gli splendidi
campionati degli anni venti, quelli durante i quali il Novara
battagliava testa a testa con la fortissima Pro Vercelli, campione
d'Italia. Crotti giocava con compagni di linea come il nazionale
Migliavacca e poi Mattuteia, Nello Quaglia, il nazionale Marucco, Mario
Balossini, Santagostino...
Ovviamente Crotti, che è rimasto molto legato al Novara, negli anni
venti segnala alla dirigenza azzurra quel terzino focoso e potente che
sta facendo bene, benissimo nella squadra del Derthona. Càpita al
Novara l'occasione di incontrare direttamente Rabaglio e il Derthona il
12 ottobre del 1924 a Tortona: sarà pareggio, 1.1, dopo battaglia
incandescente, rete nostra del classico Raffaele D'Aquino, pareggio del
tortonese Traverso.
Nella partita di ritorno dell'8 febbraio 1925, al nostro campo di via
Lombroso, il Novara supera di misura 2-1 il Derthona, con reti di D'Aquino
e Reynaudi. Ancora una volta Duccio Rabaglio si conferma difensore di
ottima tempra. Piace ad avversari e ai tecnici.
In quella stagione, il Novara si piazzerà a metà classifica, con i
suoi nazionali Meneghetti, Reynaudi, Marucco. Mentre il Derthona sarà
costretto alla retrocessione, tornando mestamente in Prima Divisione
(così allora era chiamata la serie "B").
I destini di Rabaglio e del Novara si incrociano ancora nel campionato
1926-1927, di Prima Divisione, con il Novara che lotta per tornare fra
le elette, e il Derthona che tenta di sfuggire ad una nuova
retrocessione. Le due partite si concludono con un largo successo degli
azzurri 4-0 (reti di Rosina, Marucco, Rossi e Crotti) e una vittoria per
i "leoncelli" con doppietta di Bonelli. Questo insperato
successo consente al Derthona di raggiungere la salvezza.
Tornando nella categoria superiore, il Novara si trova a dover
affrontare alcuni problemi di inquadratura. Con grande dolore di tutti,
è costretto a tornare in Ungheria il portiere Franz Feher (le leggi
sportive del fascismo sono ferree e precise; niente più stranieri,
tollerati soltanto gli oriundi); lo sostituisce il casalese De Giovanni.
Fra i terzini se n'è andato alla Juventus Enrico Patti, per concludere
una personale luminosa carriera; hanno cessato l'attività Ciro Renato
Clerici e Mario Balossini (gravemente infortunatosi contro
l'Alessandria); restano a disposizione come difensori soltanto Bonenti e
Pestarini che appare più adatto come mediano.
Urgono forze nuove, ed ecco arrivare da Tortona proprio Duccio Rabaglio,
già 25enne, ma al culmine della condizione atletica. Rabaglio giocherà
con il Novara sino al 1935, per otto campionati consecutivi,
collezionando ben 169 presenze.
I suoi compagni di coppia, sulla linea difensiva, saranno di volta in
volta Bonenti (futuro grande pasticciere), Cassano, addirittura l'ex ala
Giustiniano Marucco; poi il mitico Libero Checco, futuro apprezzato
medico di sant'Agabio. La coppia di terzini formata dallo spartano
Checco e dal tortonese Rabaglio diventerà una delle più affiatate e
classiche del Novara calcio di ogni tempo.
Così raccontavano i nonni e i padri frequentatori dei campi di via
Lombroso e poi, dal 1931, del magnifico stadio di via Alcarotti.
Duccio Rabaglio chiuderà la sua carriera agonistica e al Novara con
l'ultima partita giocata al nuovo stadio "Littorio" di via
Alcarotti proprio contro il "suo" Derthona: un impietoso 4-0
rifilato dagli azzurri ai tortonesi con reti di Varsaldi, Romano, Dondi
e Paolino Piola. Quel giorno Rabaglio vestì la sua ultima maglia
azzurra con il numero 5, sostituendo il capitano Mornese.
Nel frattempo, erano arrivati -spazzando via la concorrenza- i nuovi
talenti come il casalese Alberto Mazzucco e il comasco Dino Galimberti
che presto formeranno a loro volta una delle coppie più formidabili mai
viste sui campi novaresi. Il tecnico Checcoi) e il colpitore (Rabaglio).
Raccontava Enrico Patti il massimo esperto novarese di calcio giocato e
non: "Duccio Rabaglio era un grande difensore, di temperamento, di
quelli che si accoppiano bene all'altro terzino, quello tecnico e
ragionatore. Aveva un calcio potente, negli scontri era il primo ad
uscire indenne, non aveva paura di giocare su campi giustamente ritenuti
a rischio. Un magnifico atleta che al Novara degli anni trenta ha dato
molto.
"Ricordo alcune sue particolari manie, una su tutte. A volte
entrava in campo con uno spillone appuntato sul petto. Una spilla per i
cappelli delle donne. Capii presto a cosa potesse servire quel piccolo
attrezzo. In occasione dei calci d'angolo, Duccio manovrava lo spillone,
e -naturalmente, non visto dall'arbitro- nelle mischie più
concitate infilava lo spillone nella chiappa dell'avversario più
pericoloso. Impedendogli il balzo di testa.
"A volte sentivamo un urlo provenire dall'area. Io allora ero
allenatore del Novara, e all'inizio non capii. Poi i compagni di
Rabaglio mi svelarono il mistero. Cercai di invitare il giocatore a
comportamento più corretti e sportivi. Lui ubbidì, ma ogni tanto
qualche urlo arrivava ancora dall'area del Novara… Ovviamente soltanto
sul terreno di casa…. Non so se gli avversari avrebbero tollerato tale
comportamento sul proprio campo…"
F'al brav, Duccio!
Questo era Duccio Rabaglio, il terzino tortonese che a
volte infilava uno spillone nel posteriore di un avversario. Un'arma in
più per difendere la nostra porta.
Gianfranco Capra |