L'editoriale Azzurro
domenica 02 luglio 2017 - 15:49
di Massimo Barbero
Diavolo di un Da Costa… Ho passato un paio di campionati a lanciargli battute sul “mio” Ambri Piotta ogniqualvolta uscisse dallo stadio… e lui ha firmato per il Lugano (per i meno ferrati di hockey ghiaccio c’è una rivalità molto sentita tra le due tifoserie).
Scherzi a parte… David è davvero un grande e va salutato come merita. Io credo abbia rappresentato tantissimo per il Novara nelle due stagioni di assestamento che hanno fatto seguito al nostro ritorno in B. Un portiere non è importante solo per le parate che compie, le uscite che gli riescono, i gol che evita. Un portiere deve rappresentare anche e soprattutto il leader carismatico della difesa ed un po’ di tutta la squadra. E’ fondamentale per i compagni poter sentire e riconoscere la sua voce, fidarsi di lui. Io ho cominciato a “fidarmi” di lui… quella sera del settembre 2015 ad Avellino quando abbiamo portato a casa uno 0-0 estremamente sofferto. Ad un certo punto della partita, ad inizio ripresa, mentre Tesser urlava sempre più forte dalla panchina biancoverde violando ripetutamente i limiti della propria area tecnica ed io e Danny seguivamo il forcing dei “lupi” in punta di sedia, ho avuto la sensazione che non ci avrebbero mai fatto gol, nonostante il premere quasi incessante dei padroni di casa. E’ un sentore che ho avvertito diverse altre volte con David in campo in questo biennio. Ripenso a Trapani, Perugia, Salerno ed infine Bari… lo scorso marzo. In quei frangenti, di fronte ad uno stadio vociante ed una curva avversaria piena che pregustava il boato liberatorio… lo svizzero si esaltava e sapeva diventare determinante ancor più in quelle maledette partite, magari al “Piola”, in cui ci facevano gol al primo tiro verso la nostra porta.
La stessa sensazione di invulnerabilità l’ho provata a Cesena con Lorenzo Montipò tra i pali in quello che speriamo sia stato un vero e proprio passaggio di consegne tra i due. Più gli tiravano e più Lorenzo sembrava farsi forte, come se si fosse calato nella sfida con un gusto particolare.
Un passo alla volta. Innanzitutto voglio ribadire un sentito grazie a David per tutto quello che ha dato alla nostra squadra nelle sue due stagioni italiane… Per radicate simpatie leventinesi non scriverò mai “Forza Lugano!”… ma un grosso in bocca al lupo glielo mando di cuore.
Un in bocca al lupo altrettanto grande vada a Lorenzo Montipò: fare il portiere del Novara Calcio è il mestiere più difficile del mondo per un ragazzo… novarese. Perché i suoi concittadini saranno diffidenti e spietati nei suoi confronti come lo sono stati con Faragò fino ad un paio di stagioni fa (salvo poi innamorarsene completamente una volta finalmente vinto l’iniziale scetticismo). Ma Lorenzo (come Paolino) è forte, ha le spalle larghe, ha imparato tante cose in queste stagioni da dodicesimo o da promessa mandata in prestito. Sono passati ormai più di quattro anni da quell’esordio in Novara-Lanciano… il momento per lui è adesso. Indugiare oltre potrebbe essere davvero controproducente. Per il ragazzo e per la società azzurra. Chiudo l’argomento riferendovi di uno scambio di battute che ho avuto circa un anno fa con Angela Gorellini, bravissima giornalista che segue assiduamente il Siena e che mi aveva chiesto: “Che ne farete ora di Montipò?” “Penso lo manderanno ancora a giocare” gli avevo risposto io che consideravo Da Costa logicamente intoccabile dopo l’ottima stagione del debutto in azzurro. “Ma siete matti? – era stata la sua risposta intrisa da una perentorietà tutta toscana – è fortissimo! E’ già pronto per la serie B… ha tutto”.
Aprendo un nuovo capitolo, un altro stimolo di riflessione me l’ha offerto qualche giorno fa l’Aedo delle Gaudenzine durante una delle tante attese di cui è costellato il nostro lavoro. Partendo dall’esempio di Mantovani… mi chiedeva (ci chiedevamo) se avessimo gli uomini adatti per giocare con una difesa a quattro.
In effetti l’osservazione è pertinente e va certamente approfondita. La svolta del passato campionato è coincisa con il passaggio alla difesa a tre (anzi a cinque) in quel di Verona. Boscaglia aveva dovuto sconfessare le proprie abitudini tattiche (ed in questo senso gli ho sempre riconosciuto dei meriti) per assecondare al meglio le caratteristiche degli uomini della retroguardia a disposizione. Ricordate cos’era successo nelle prime 12-13 giornate di campionato? Troest e Scognamiglio (che secondo le previsioni estive avrebbero dovuto rappresentare due certezze là dietro) erano andati ripetutamente in affanno, specialmente quando presi d’infilata da avversari veloci, pronti a castigare il nostro sterile possesso palla. Anche sulle corsie esterne avevamo sofferto inizialmente con Koch ed il primo Calderoni esposti a brutte figure e Dickmann meno incisivo di quanto lo ricordassimo. “Lollo” sotto la guida di Baroni ha fatto registrare progressi evidentissimi anche sul piano difensivo. Ha imparato a scalare ed ad andare a chiudere come certi suoi compagni dell’Under 21 (certamente molto più quotati ed affermati di lui) non sanno ancora fare altrettanto bene. Ovviamente questa dedizione gli toglie un po’ di brillantezza e convinzione in fase di spinta. Non a caso il suo periodo migliore (ed il periodo più convincente di Calderoni) è coinciso con i mesi (da novembre a fine gennaio) in cui giocavamo con tre centrali dietro e tre centrocampisti in mezzo.
Adesso si torna all’antico (ovvero alla difesa a quattro) senza che siano arrivati elementi nuovi per la difesa (a parte il rientro dal prestito di Tartaglia, elemento ovviamente tutto da scoprire). I più attenti mi obietteranno, a buon diritto, che rispetto a quei mesi di settembre-ottobre costellati da sconfitte esterne in serie, già nel passato campionato abbiamo aggiunto in corsa Chiosa e Mantovani (fino a Verona ai margini della rosa).
Tutto vero ed effettivamente abbiamo scritto più volte che il rilancio di Mantovani ha rappresentato la vera svolta nell’andamento della passata stagione. Però anche il buon Andrea si è espresso decisamente meglio nella difesa a tre (cinque) di Boscaglia che non nella pur collaudata difesa a quattro di Baroni. Persino nella seconda parte del campionato 2015-16 il centrale prelevato a gennaio dal Vicenza aveva fatto vedere le cose migliori nelle rarissime volte (mi ricordo Pescara a marzo) in cui il tecnico che avrebbe portato in A Benevento l’aveva impiegato come uomo aggiunto di una difesa a cinque. Discorso analogo per Chiosa. Nei cinque mesi in azzurro l’ho visto rendere con padronanza assoluta (oltre che come laterale) quale centrale mancino di una difesa a tre.
A completamento di queste considerazioni c’è la constatazione che negli ultimi mesi di campionato quando siamo tornati occasionalmente alla difesa a quattro, quasi sempre per riacciuffare un risultato che ci stava sfuggendo, siamo stati regolarmente infilati, come se avessimo smarrito certi automatismi (ricordate il 2-1 incassato dalla Ternana subito appena dopo aver pareggiato?).
Ovviamente molto dipenderà dalla costruzione del centrocampo. Disporre di due Casarini al posto di uno (l’altro è ovviamente da ingaggiare) aiuterebbe certamente anche a proteggere i quattro dietro. Ed ovviamente, in qualsiasi caso, Corini avrà il tempo (e ritengo le capacità) per correggere anche le eventuali criticità che mi sono permesso di rilevare.
Fermiamoci qui… lasciamo lavorare Teti prima di avventurarci in altre considerazioni. Per adesso mi limito ad un bentornato di cuore a Calderoni e Chiosa (è gratificante avere in squadra giocatori che vogliono fortemente indossare la maglia azzurra, al di là dei contratti) ed ad un altrettanto caloroso benvenuto a Da Cruz e Simeri.
Il calcio d’estate è bello proprio perché ti lascia il tempo di scoprire, senza l’affanno settimanale da tre punti, giocatori emergenti fino a poche settimane prima sconosciuti Sembrava lunghissima… ed invece mancano solo due settimane al raduno operativo di Novarello… Ci siamo quasi, ci saremo ancora… Forza Novara sempre!!!
Massimo Barbero
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