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Figurine Azzurre: Bruno Tedino
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martedė 17 ottobre 2017 - 08:50
di Massimo Barbero

Di solito le “figurine azzurre” non sono mai legate all’attualità o, quantomeno, mai finora avevano riguardato un personaggio che fosse anche un avversario nell’immediato. Faccio un eccezione per Bruno Tedino, l’allenatore del Novara a cui mi sono più affezionato prima di scoprire, soprattutto dal punto di vista umano, Attilio Tesser.

Sono ricordi legati al mio primo campionato intero da giornalista al seguito del Novara e per questo patinati da un velo di dolce malinconia malgrado si trattasse solo di C2, anzi bassa C2. Non vi annoierò troppo con le partite di una stagione azzurra certamente poco esaltante, ma voglio ripercorrere un po’ di dietro le quinte per far conoscere meglio, specialmente ai più giovani, quello che ritengo un grande personaggio.

Tedino piomba nella sala stampa del “Piola” per la presentazione da nuovo allenatore del Novara nel giugno 1998. E’ l’estate di Pantani e dei Mondiali di Francia. Deve ancora compiere 34 anni e dice: “Sono stato un centravanti…”. Poi prosegue: “Perché fate quelle facce lì? Quando giocavo ero molto più magro di come mi vedete adesso…”.

In realtà io e Paolo De Luca l’avevamo già conosciuto qualche mese prima a San Donà, in occasione di un amarissima sconfitta contro la sua squadra. Nel dopogara si era rivolto con estrema gentilezza a quei due giovani cronisti che arrivavano da lontano, ora rabbuiati per quel 2-1 al passivo.“Forse Tedino è davvero un bravo allenatore. Ma a Novara ci arriva troppo presto…” Queste parole me le dice Nicola Binda davanti alla sede della “Gazzetta dello Sport” ed hanno più di un fondo di innegabile saggezza.

Sono anni in cui spopolano i giovani profeti, ma con il passare del tempo mi renderò conto anch’io che l’esperienza in panchina (fatta soprattutto di sana gavetta) è un valore fondamentale per gli allenatori di qualsiasi categoria. Gozio però si è innamorato del calcio di Tedino. Ad Ospitaletto non esitava a lanciare tecnici giovani o semplicemente sconosciuti e crede di poterlo fare, alla stessa maniera, anche a Novara. Probabilmente è convinto di poter regalare così finalmente delle emozioni e del buon calcio ad una piazza che nel biennio precedente ha soltanto sofferto nel sostenere una squadra sempre in lotta per la salvezza, dapprima in C1, eppoi anche in C2.

Ed in effetti il primo Novara di Tedino rimane un undici tra i più divertenti che la mia memoria di tifoso ricordi. Il tecnico di Treviso disegna un 4-4-2 semplice ed efficace. I punti di forza sono rappresentati dalle sovrapposizioni tra gli esterni. In particolare funziona benissimo l’asse di sinistra nel quale Grandini e Preti si completano e si integrano a vicenda risultando spesso una spina nel fianco per gli avversari. A destra davanti a Corti Bruno ad un certo punto rinuncia al più prudente Morlacchi per inserire Liperoti, devastante quando punta il diretto avversario. In mezzo il diciottenne Gissi, un mediano di personalità e discrete qualità tecniche, consente a Bracaloni di esprimersi al meglio almeno inizialmente. Gli acciacchi di capitan Consonni aiutano il mister ad accelerare il lancio di Torchio, più adatto a giocare al centro della difesa.

L’allenatore azzurro invece non è particolarmente convinto riguardo alle potenzialità del portiere Perrone. Lo difende a spada tratta davanti a microfoni e taccuini, ma dietro le quinte è decisamente meno tenero nei giudizi. Dopo la beffa del 2-1 di La Spezia alla seconda giornata la società gli ingaggia Bianchessi, ex Lumezzane.L’altro difetto, mai eliminato, è legato all’assenza di un vero e proprio uomo gol. Non può esserlo Petrone che segna con il contagocce e quasi sempre nei mesi più caldi. Non lo è più Carbone che ha perso la concretezza della stagione d’oro ad Ospitaletto. Non lo è nemmeno Garofalo che in carriera non riuscirà mai a sfruttare appieno le sue non trascurabili qualità tecniche.

Negli ultimi giorni del mercatino autunnale Tedino fa arrivare anche Cunico che è soltanto un giovane acerbo che non può certo risolvere da solo i problemi realizzativi.Così il Novara più bello della stagione, quello di ottobre, spreca un’incredibile messe di palle gol nelle gare casalinghe contro Pro Sesto e Sanremese non andando al di là di due striminziti pareggi. La squadra di Tedino raggiunge il suo apice a Pisa quando strappa uno 0-0 ricco di gioco sul campo della capolista meritando i complimenti di un sofferente Romeo Anconetani che risponde alle nostre domande con un filo di voce per la malattia che lo porterà via di lì a pochi mesi.

A fine ottobre però Gozio lascia la presidenza in uno dei soliti ribaltoni tipici di quelle annate soffertissime. Tedino si ritrova senza un parafulmine, un referente tecnico, un dirigente amico con cui parlare di calcio. Non c’è nemmeno un direttore sportivo a supportarlo ed a 34 anni comincia ad  avvertire il peso di una situazione societaria  non chiara e non semplice da vivere.L’infortunio di Grandini complica maledettamente le cose. Anche Preti non è più devastante come nelle primissime giornate. La squadra comincia a perdere di brillantezza e la sfortuna si accanisce.

Dopo una serie di 5 pareggi di fila arrivano 3 sconfitte consecutive (le ultime due addirittura per 3-0) a mettere in seria crisi il Novara. Al “Martelli” di Mantova, sempre a microfoni spenti, Tedino si sfoga per l’assenza di un valido vice Grandini. Non possono esserlo i giovani Cervato e Pravatà aggregati alla rosa anche per la necessità di schierare sempre un Under.A restituirci la gioia della vittoria ci pensa proprio il portiere “giubilato” in fretta e furia, quel Roberto Perrone che ad Alessandria l’antivigilia di Natale, mandato in campo in extremis per l’infortunio di Bianchessi nel riscaldamento, compie una serie di parate determinanti. Finisce 1-0 per noi con gol di Garofalo e rigore di Romairone sulla traversa.

E’ un Novara sempre convalescente ed anche la vittoria con il fanalino di coda Cremapergo rappresenta un brodino caldo, utile soprattutto per la classifica. Tedino si illude di aggiustare le cose nel mercato di gennaio dove viene operata una mezza rivoluzione con 4 innesti ed almeno altrettante partenze. Al suo fianco adesso c’è Mauro Gibellini, possibile futuro ds che in realtà non entrerà mai ufficialmente nello staff azzurro. In effetti Marchesi e Zocchi ridanno solidità alla nostra difesa, ma gli altri inserimenti si riveleranno poco proficui. Cretaz sta recuperando da un grave infortunio e Cavaliere (in arrivo dalla Pro Vercelli) aumenta la confusione tattica in una squadra abituata ad un 4-4-2 puro.Gli ultimi capitoli della “Tedino story” a Novara sono amarissimi e sfortunati. A Sanremo perdiamo 2-1 una gara in cui l’arbitro ce ne combina di tutti i colori per la disperazione del povero Bruno che dalla panchina, sconsolato, continua ad incrociare lo sguardo con quello di noi giornalisti al seguito. La domenica dopo contro la capolista Pisa abbiamo gli uomini contati per una serie incredibile di squalifiche e la sconfitta è quasi inevitabile.

Resta un’ultima chance al “Piola” contro l’Albinoleffe che ha appena cominciato una rimonta che lo porterà addirittura dritto in C1.Si va al riposo in svantaggio con immancabile gol dell’ex di Maffioletti. Nell’intervallo Tedino decide di giocarsi il tutto per tutto con i propri uomini più affidabili. Manda in campo Bracaloni al posto di Cretaz e la squadra cambia marcia. Preti fa 1-1 di testa ed il Novara spinge ancora nel tentativo di vincere la partita. Invece incassa la beffa del secondo gol personale di Maffioletti. Nel finale Renato Redaelli (da anni stretto collaboratore di Jack Gattuso) è strepitoso nello sventare due tentativi di Carbone destinati in fondo al sacco.Qualche dirigente in tribuna d’onore al “Piola” inveisce contro Tedino (che lascia il campo espulso per proteste a pochi minuti dalla fine) facendo capire tutti che l’esonero è ormai scritto.

Ce lo comunica, con evidente dispiacere, il presidente Baraggioli che dice con un filo di voce: “Il Novara perde un grande personaggio…”.Nemmeno stavolta Bruno si sottrae al confronto con i cronisti, ma le sue parole sono di difesa ad oltranza della società che l’ha appena esonerato: “Da quando sono arrivato a Novara la scorsa estate vi sento parlare solo di Armani, Drago, Boroli, Montipò o Bossetti. Invece voi dovete essere grati a questi dirigenti perché stanno facendo tantissimo per tenere in vita questa società che continua ad esistere grazie a loro. E non grazie alle chiacchiere. State vicino a questi dirigenti. Perché lo meritano. E perché attualmente solo loro possono risollevare il Novara…”.

Non serve aggiungere altro… Il Novara ’98-99, ad un passo dai play out, perde il suo condottiero, la guida pronta a ringhiare ed a metterci la faccia per difendere i propri giocatori ed il proprio lavoro. Noi giovani inviati delle testate locali perdiamo il punto di riferimento di un amico che ci trattava con le premure di un fratello maggiore (“c’è la neve… andate piano ragazzi in macchina mi raccomando”) seppur sempre nel reciproco rispetto dei ruoli.Un signore vero per cui ho continuato a tifare in questi quasi vent’anni di carriera.

Dall’illusione del primato con il  Pordenone in Interregionale grazie ai gol di un giovanissimo Simone Motta all’avventura nell’Alto Adige/Sud Tirol subito dopo il passaggio di Tesser a Trieste. Al “Piola” è tornato da avversario sulla panchina della Pistoiese in C1 nel gennaio 2005 nella domenica dell’esordio di Jaconi trascinandosi dietro un po’ di quella lontana sfiga: 1-0 con rigore decisivo di Pinamonte per noi e rigore di Frau deviato sulla traversa da Franzese per loro.

In Toscana è rimasto per tre stagioni. Nell’ultima ha rilanciato Simone Motta reduce da un grave infortunio. Con lui e Gheller (ed un certo Parolo) ha espugnato Novara con un secco 3-0 nel pomeriggio della prima contestazione verso Sergio Borgo: “Così da oggi non scriverai più che non ho mai battuto il Novara da ex…” ha tenuto a rimarcare bonariamente  in diretta radio nel dopogara.

Dopo una non felice esperienza alla Sangiovannese è sprofondato nei dilettanti. Temevo per sempre, alle soglie dei cinquant’anni. Invece Arrigo Sacchi, folgorato dalla sua conoscenza calcistica, (quasi maniacale come quella del profeta di Fusignano) gli ha dato una chance nelle nazionali giovanili azzurre e restituito meritata visibilità. La vittoria ad Ibiza contro la Spagna Under 17 sotto gli occhi di Conte rimane il ricordo più bello (assieme alla qualificazione per l’Europeo) di un biennio vissuto alla guida dei migliori giovani italiani. Il rientro nel calcio professionistico è esaltante. Per due volte porta il Pordenone alle semifinali play off e nell’ultima occasione viene fermato dall’arbitro più che dal favorito Parma.

Un’ingiustizia mitigata dalla soddisfazione della chiamata di Zamparini, entusiasta del calcio messo in mostra dei friulani.La notizia di Tedino nuovo allenatore del Palermo mi ha fatto molto piacere lo scorso giugno. Perchè la sua carriera è l’ esempio concreto per credere ancora che chi nella vita ama il proprio lavoro e lo svolge con passione e dedizione quotidiana può raggiungere qualsiasi risultato a qualsiasi età. Non è mai troppo tardi per sperare di raggiungere i traguardi meritati insomma…

Gli “zuccherini” però finiscono qui. Fino alle 17 di sabato prossimo Bruno Tedino allenatore del Palermo sarà per me un avversario come tutti gli altri. Da gufare ad oltranza per il bene del Novara. Poi, smaltita l’adrenalina, tutto tornerà come prima. I risultati nel calcio vanno e vengono, i ricordi legati ai personaggi migliori invece rimangono scolpiti…

Massimo Barbero

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