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domenica 14 gennaio 2018 - 11:53
di Massimo Barbero

Il 4-3-3 immaginato a luglio da Corini purtroppo non ha poi retto alla prova del campo. In ritiro l’ex tecnico del Chievo aveva disegnato il suo Novara in maniera molto ambiziosa: con un regista puro e due attaccanti (nelle intenzioni Macheda e Sansone) adattati a fare gli esterni accanto alla punta centrale (un Maniero da recuperare).L’assenza di laterali offensivi idonei a svolgere il ruolo ha reso da subito irrealizzabile questo progetto. Ronaldo è presto naufragato tra le maglie di un centrocampo non idoneo a supportarlo.

Ci sarebbero voluti almeno due Casarini al suo fianco ed invece a dieci giorni dal via del campionato di Casarini non ne avevamo più nemmeno uno. La rincorsa per recuperare sin dalla trasferta di Carpi il “vero” capitan Federico (unico ed insostituibile soprattutto in quei giorni) ci ha portato, ahinoi, a perderlo per diverse settimane (qualcosa di simile è capitato anche con Dickmann). Con queste prospettive non poteva trovarsi a proprio agio nemmeno una difesa ritrovatasi con quasi gli stessi interpreti dell’era Boscaglia, quando era risultato assolutamente necessario passare ad uno schieramento con tre centrali per porre fine alla serie di sconfitte esterne.Quel che è peggio è che la squadra, sin dalle prime esibizioni agostane, nel tentativo di imparare uno spartito non semplice da assimilare, è sembrata smarrire quel minimo di leggerezza mentale necessaria per proporre un calcio non scontato e banale. Macheda e Sansone hanno perso per strada quell’estro che dovrebbe permettere loro di fare la differenza in categoria quantomeno a sprazzi, come era successo persino, tra luci ed ombre, nel passato campionato. Con Ronaldo in campo pareva che ogni palla dovesse transitare dal brasiliano, che tutte le giocate significative dovessero partire dal suo piede.

Novellino, in particolare, ha studiato bene la lezione ed ha piazzato Paghera a sfiancarsi nel francobollare e pressare il nostro Pompeu: risultato Novara subito disinnescato e presto colpito al cuore in contropiede dopo un pallone perso proprio dall’ex della Salernitana.Ad onor del vero, una correzione di rotta c’era stata sin da Ferragosto dopo un paio di amichevoli giocate davvero maluccio (Folgore Caratese e Albinoleffe) e la sorprendente uscita casalinga dalla Coppa Italia. Più per necessità che per reale convinzione, Corini era passato al 3-5-2 che negli anni precedenti aveva fatto svoltare in positivo sia la stagione targata Toscano che quella con Boscaglia al timone.L’arrivo di Moscati e Sciaudone a rinforzare la mediana, il rientro a tempo pieno di Maniero e, soprattutto, l’esplosione di alcuni giovani in rampa di lancio avevano però rafforzato e rilanciato la sua idea iniziale di 4-3-3 sin dalla fortunata trasferta di Ascoli.Già… le due vittorie azzurre del mese di settembre erano risultate più il frutto della vena di Da Cruz (ad Ascoli) e Di Mariano (lampo decisivo con il Cittadella) che il risultato di un gioco corale davvero convincente. Contro Avellino e Foggia difatti il 4-3-3 di inizio autunno aveva mostrato di nuovo tutti i limiti già evidenziati in piena estate.Dal posticipo con il Frosinone è cominciata un’altra storia. L’emergenza di uomini (non c’erano ancora Casarini e Dickmann, non c’erano più Maniero e Sansone e quella sera nemmeno lo squalificato Da Cruz) e di classifica (ultimo posto ad un passo) ha indotto Corini a tornare al 3-5-2 con il rilancio dei sempre affidabili Mantovani ed Orlandi a rinsaldare l’asse centrale e la sorpresa di Golubovic centrale destro di difesa.Per tre settimane abbiamo visto un Novara solidissimo, implacabile nel chiudere tutti gli spazi agli avversari nonchè cinico  nel colpire al momento opportuno (e qualche volta pure fortunato).Dopo il 2-0 del “Barbera”la classifica ci faceva girare la testa.  Con 16 punti in 10 giornate, nonostante 6 trasferte già alle spalle e gli infortuni (ormai superati) di Casarini, Dickmann e Maniero, il nostro futuro appariva quel pomeriggio più roseo della maglia dei padroni di casa.L’indomani però è emerso in maniera prepotente il classico guaio della coperta corta. Quando abbiamo provato a fare la partita (contro la Salernitana) siamo stati ripetutamente impallinati.

Quando abbiamo affrontato la Pro Vercelli con lo stesso atteggiamento della trasferta di Palermo (facciamo girare la palla e vediamo che succede) abbiamo finito col ridare coraggio ad un avversario che aveva appena preso 4 pappine in casa dal Foggia. Col risultato di perdere (meritatamente) di paura… una volta andati in svantaggio perché non sapevamo proprio più che fare di fronte a Legati, Bergamelli e c, quel giorno ampiamente padroni della situazione.Nei primi minuti della trasferta di Terni si è registrata un’altra svolta negativa della nostra stagione a causa di quel maledetto scivolone che ha levato di mezzo Chiosa fino a fine gennaio (e speriamo non oltre). Un assenza che ha tolto un punto di riferimento e delle certezze alla nostra difesa, più volte rivoluzionata da Corini (per cause di forza maggiore) da quella domenica in poi. Fino ad allora, dopo essere passati in vantaggio eravamo stati raggiunti solo a Foggia (quando peraltro mancava Mantovani). Da Terni in poi invece abbiamo subito ben 4 rimonte, compreso l’amarissimo “ribaltone” di Chiavari.

L’ultima illusione era legata al rientro di Maniero. Ed in effetti è bastato mettere un attaccante “vero” a fianco di Da Cruz per ritrovare, per tre settimane, l’estro di settembre-ottobre di Alessio nonché recuperare finalmente le sembianze di una squadra logica e propositiva. Dopo Venezia il nostro cammino sembrava nuovamente in discesa: con davanti 3 partite in casa e 2 trasferte non impossibili non pareva impresa titanica racimolare quei 7 punti (2 vittorie ed 1 pari) che ci avrebbero permesso di girare a quota 28, in perfetta media con le passate stagioni. Invece a dicembre ne sono arrivati solo 3 (altrettanti pareggi casalinghi in gare che onestamente non avremmo meritato di vincere) e soprattutto contro Empoli, Cremonese e Pescara la nostra formazione ha mostrato una preoccupante involuzione in termini di gioco senza che fosse più spendibile l’alibi di inizio stagione delle assenze (qualcuno purtroppo mancherà sempre fino alla fine del campionato… ma allora tutti i ruoli chiave erano coperti). Dopo il flop dell’Adriatico Corini ha provato una strada diversa: un 3-4-3 che ha dato qualche riscontro interessante. Non abbiamo centrato i risultati sperati perché là davanti non abbiamo esterni in grado di permetterci di scalare la marcia senza snaturare le nostre caratteristiche. E perché alla lunga i nostri difensori, in entrambe le gare a cavallo del Natale, hanno perso i duelli individuali decisivi contro gli attaccanti di Perugia ed Entella come raramente era successo in precedenza. Per insistere su questa via (resa al momento più impervia, anzi quasi irrealizzabile, dagli infortuni di Chajia e Maniero) bisognerebbe avere quantomeno più alternative, anche dal punto di vista tattico (e possibilmente maggior qualità e personalità in mezzo al campo).Nel complesso il bilancio della gestione Corini, secondo me, non raggiunge sinora la piena sufficienza. Continuo a pensare che con questa rosa si potesse fare (e si possa fare) meglio.

E soprattutto costruire qualcosa di più e di diverso che ci potesse dare garanzie maggiori in vista di un girone di ritorno che si annuncia, al momento, ricco di incognite. Credo che il peccato maggiore rimanga quello originale: di non aver saputo individuare per tempo come dovesse giocare questo Novara e di aver sprecato così una bella fetta di preparazione in un momento prezioso per trovare automatismi che ora mancano. Detto questo, sposo appieno la teoria di Dado: non è semplice per un allenatore (in questo caso nemmeno “di categoria” perché il buon Eugenio  non aveva quasi mai allenato in B) dover ripartire daccapo senza aver sperimentato prima il materiale a propria disposizione. Una continuità tecnica almeno in panchina per un periodo di 3-4 anni ci darebbe un piccolo, ma significativo, vantaggio nel tempo. D’accordo, una decina di giocatori in rosa cambiano ormai quasi sempre ad ogni sessione di mercato, ma c’è comunque un’ossatura di base che rimane (giovani e prestiti di rientro compresi) che un allenatore confermato già conosce bene e potrebbe valutare al meglio.Tornando al presente, da ottobre in poi mister Corini si è seduto sin troppo presto nel proporre sempre un 3-5-2 dagli interpreti quasi scontati. Spesso ciò è avvenuto per necessità, ma qualche volta una scossa avrebbe potuto avere, forse, effetti salutari. Penso a soprattutto quel derby non giocato. Dopo aver chiuso il primo tempo sullo 0-0 senza tirare in porta perché aspettare ancora?

Perché non inserire Chajia ed azzardare qualcosa per scuotere squadra ed avversari da un torpore che ci stava accompagnando lentamente verso il precipizio?Un altro rilievo che può essere mosso a Corini è quello di non aver cercato a dovere quella “profondità della rosa” più volte invocata nelle interviste. Nel campionato scorso Boscaglia non aveva esitato a lanciare Armeno per far rifiatare Calderoni, a proporre Beye al posto del primo Scognamiglio giunto sovrappeso, a mandare in orbita Lukanovic (a costo di prendersi “cartellini”, fischi e pernacchie) nel momento di maggiore apatia di Galabinov. Lo stesso aveva fatto Toscano in Lega Pro. Quest’anno invece anche un ragazzo come Schiavi, cresciuto dall’esperienza di Modena in termini di personalità e determinazione, ha avuto pochissimo spazio malgrado l’eccellente impatto avuto a Palermo e contro la Salernitana.Per contro va riconosciuto a Corini il merito di aver presentato una squadra che non ha mai perso il proprio equilibrio. Che è sempre rimasta attaccata alla partita senza crollare nei momenti complicati (non a caso sono le 9 sconfitte maturate sinora sono state tutte sconfitte di misura). Anche dal punto di vista atletico, salvo qualche rara eccezione, si è quasi sempre visto un Novara in crescendo rispetto agli avversari almeno sul piano fisico. Dopo Chiavari la società era di fronte ad un bivio. Ha scelto di confermare Corini. ammettendo implicitamente delle mancanze nella costruzione della rosa che ora vanno sanate al mercato di gennaio. Servono almeno 3-4 elementi di categoria (al netto delle partenze e di eventuali infortuni di rilievo), pronti sin da subito, esperti il giusto ed affidabili. A gennaio non c’è il tempo di puntare sul Bajde o il Da Cruz di turno… Bisogna andare a cercare i Chiosa e gli Orlandi, gente insomma che in campo sa quel che deve fare sin dalla prima partita giocata con i nuovi compagni.I ruoli? Molto dipende dallo schieramento che Corini ha in mente per il girone di ritorno.

A spanne direi che servono un paio di alternative in attacco (dove non abbiamo più il nostro miglior marcatore dell’andata), un centrale di difesa ed un esterno sinistro in grado di far rifiatare Calderoni. In caso di qualche uscita (in particolare un Ronaldo ora fuori dal progetto) ci sarebbe spazio anche per un innesto in mezzo al campo dove sulla carta non saremmo messi male (dopo gli arrivi di Moscati e Sciaudone eravamo tutti contenti del nostro centrocampo).Bisogna fare i conti con un campionato che, nell’ottica dell’obiettivo salvezza, è più complicato dei precedenti. La media delle prime della classe è decisamente inferiore rispetto al solito perché è difficile fare punti con chiunque. Nelle passate stagioni si potevano individuare tre-quattro destinate alla retrocessione tra squadre alle prese con seri problemi societari (e magari per questo penalizzate) o club saliti dalla Lega Pro con un organico non all’altezza. Aggiungendo l’immancabile delusione di turno… il cast delle ultime cinque era presto fatto. Ora, onestamente, fatico a trovare più di un paio di candidate credibili.Sono valutazioni che avranno certamente fatto anche a Novarello. In questi anni abbiamo allestito delle squadre giovanili che tutti i club rivali di B ci invidiano. Abbiamo lanciato giocatori le cui cessioni, al di là dell’innegabile dispiacere contingente, ci sono valse capitali rilevanti per garantirci un futuro meno affannoso. Sono note di merito per l’attuale gestione che però verrebbero spazzate via di colpo da un campionato dall’esito disgraziato come quello della primavera 2014… che sarebbe devastante per passione, ritorni economici e futuro, anche del vivaio.

Ora bando ad un pessimismo che non ci aiuta certo a superare gli ostacoli… Sabato si torna in trincea per sfidare un Carpi che a fine agosto ci ha strappato tre punti in maniera non troppo limpida… Sarà difficile superare il muro emiliano… ma con la convinzione di tutti ce la possiamo fare… Se contro il Perugia mi aspettavo di rivedere gioco ed occasioni… ora mi aspetto una sola cosa: dei punti pesanti per la nostra classifica. Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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