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L'intervista a Daniele Martinetti
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venerdė 08 marzo 2019 - 08:05
di Massimo Barbero

Cagliari? No, Arezzo! Nelle ultime ore del calciomercato invernale 2006 la cessione di Martinetti fu un colpo al cuore per i tifosi azzurri che si erano affezionati all’attaccante romano che segnava gol a raffica, quasi sempre di ottima fattura.Da quel giorno non abbiamo mai smesso di sognare un suo ritorno a Novara. Ahinoi invano…: “Purtroppo ho smesso presto per colpa di un infortunio al ginocchio – ci dice Daniele con un po’ di rammarico - Adesso faccio il procuratore…”.

Non ci resta che sfogliare l’album dei ricordi, tornando a quel 2005 in cui il nostro destino sembrava segnato. Almeno fino al 6 marzo, pomeriggio del primo gol dello “sconosciuto” Martinetti alla Fidelis Andria. Soltanto l’infortunio di Pinamonte aveva indotto Jaconi a schierarlo: “Ed invece io e Lorenzo abbiamo dimostrato di poter giocare benissimo assieme. E’ successo contro il Como nei play out, quando abbiamo raggiunto la salvezza con “Jack” Gattuso in panchina. Le nostre caratteristiche erano perfettamente complementari. Io ho segnato all’andata, ma ci siamo mossi bene in entrambe le partite…”.

Anche con Cabrini l’anno successivo Martinetti ha dovuto inizialmente scalare le gerarchie che vedevano Elia e Rubino titolari quasi inamovibili: “Effettivamente c’era tanta concorrenza ed ho cominciato dalla panchina. Poi a dicembre e ad inizio gennaio ho segnato diversi gol. E sono stato ceduto all’Arezzo in B…”.

Furono dodici mesi pieni di alti e bassi per il Novara. Ma le impennate avevano un solo comun denominatore: i ritorni di Sergio Borgo, l’uomo in grado di incendiare squadra ed ambiente: “con lui avevo un ottimo rapporto – ricorda Daniele – è un grandissimo conoscitore di calcio che sa fare nella maniera migliore il proprio lavoro”.

A Cittadella, domenica 15 gennaio 2006, il regalo d’addio di Martinetti. Un gol da tre punti, con un pallonetto “alla Maradona” da metàcampo: “Era stato Palombo a farmi notare nell’intervallo che il loro portiere continuava ad uscire e così ci ho provato. Con Max sono sempre rimasto in contatto anche in questi anni…”.Due settimane dopo era già ad Arezzo, titolare in serie B: “E’ stata una grande emozione. Quell’anno arrivammo ad un passo dai play off, persi soltanto per un paio di gol nella differenza reti. Invece l’anno dopo retrocedemmo in maniera incredibile, nonostante Sarri ed Antonio Conte in panchina…”.

Era quella una B di “superpotenze” e campionissimi. Daniele si tolse la soddisfazione di segnare due gol a Buffon che in tutto il Mondiale era stato battuto soltanto da un autorete di Zaccardo e da un rigore in finale: “Che emozione! Fui bravo e fortunato… Non capita spesso di entrare dalla panchina e di segnare due volte in venti minuti, tantomeno a Buffon…”.

All’indomani di quel 2-2 a Torino, era a Novara, ad assistere all’1-0 alla Pro Patria firmato Bagnara, a conferma del suo attaccamento nei confronti della squadra che l’aveva lanciato.

Dopo la sfortunata retrocessione dell’Arezzo Martinetti ha vissuto ancora una fetta di carriera a livelli altissimi: “Ho giocato due play off per la A nelle file di Sassuolo e Varese. La prima volta siamo stati eliminati dalla Sampdoria, la seconda dal Torino. Quando affronti club così blasonati è sempre molto difficile…”.

Da addetto ai lavori segue ovviamente l’attuale campionato di C: “L’Arezzo sta facendo davvero una stagione importante. Il Novara invece può risollevarsi grazie a Sannino che a Varese ha realizzato davvero grandi cose”.

L’ultima dedica è per i tifosi azzurri che leggeranno quest’intervista: “Li ricordo con grande affetto e li saluto volentieri. Durante i 12 mesi in cui sono stato a Novara mi hanno sempre incoraggiato con tanto calore”.

Massimo Barbero

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