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domenica 14 aprile 2019 - 20:00
di Massimo Barbero

Oggi è davvero difficile trovare qualcosa da scrivere, (senza risultare tremendamente scontati e ripetitivi) di questo Novara capace di perdere anche la terza partita casalinga consecutiva contro un Alessandria tutt’altro che irresistibile.

Un vero e proprio “disastro” se si pensa che gli azzurri avevano due possibilità per regalare almeno un mezzo sorriso a coloro che avevano comunque scelto la via dello stadio, nonostante tutto.

Una vittoria avrebbe rappresentato un segnale ideale di continuità con il successo strappato nell’altro derby stagionale giocato di sabato sera (sempre nell’era Sannino) ed anche con il prezioso 1-0 di Lucca di soli sette giorni prima. Un pareggio avrebbe significato almeno la matematica certezza di giocare i play off, con la possibilità di programmare con un minimo di serenità le prossime 3-4 settimane.

Invece è andata come tutti sappiamo… abbiamo assistito all’ennesima replica di un copione andato in scena un’infinità di volte dalle parti di Viale Kennedy nell’ultimo biennio. Cambiano gli uomini in campo ed in panchina (dei 16 che hanno giocato ieri nessuno in pratica si era macchiato dell’ultima retrocessione) ma lo spartito rimane il medesimo: avversari sempre meno trascendentali non hanno nemmeno bisogno di dannarsi più di tanto per cogliere i tre punti che la classifica impone.

Tanto là davanti non riusciamo a fare male… e dietro prima o poi il buco decisivo arriva. E quando andiamo sotto non c’è verso di recuperare… perché perdiamo anche quel minimo di lucidità necessaria per provare ad aggiustare le cose, senza sfoggiare nemmeno quella rabbia agonistica che le circostanze imporrebbero.Eppure il Novara ieri sera non era partito male…

L’approccio nel primo quarto di gara era stato decisamente diverso rispetto alle precedenti esibizioni interne, la palla girava con maggiore facilità con costanti verticalizzazioni. In quel frangente la superiorità azzurra è sfociata in almeno tre situazioni interessanti dalle parti di Cucchietti, non sfruttate a dovere.Pian piano però i grigi sono usciti dal guscio risultando sempre meno timidi e passivi e sempre più propositivi. Un atteggiamento che, strada facendo, ha messo in difficoltà un Novara portato ad allungarsi.

Buzzegoli alzava la testa e non trovava più l’uomo libero da servire con il risultato di forzare la giocata e di dare spesso il là a ripartenze ospiti. Gli incubi maggiori si ripetevano sulla nostra fascia destra dove Tartaglia era spesso preso d’infilata dai raddoppi tra Bellazzini e Panizzi.Soltanto ad inizio ripresa i nostri sono riusciti a ribaltare nuovamente i rapporti di forza su quel versante di campo grazie alla verve ed alla determinazione del miglior Pablo. Gli sprechi azzurri nei primi 20’ del secondo tempo hanno anticipato l’ennesima beffa.

Sannino aveva colto prima di tutti l’antifona e vedendo che i suoi proprio non riuscivano a buttarla dentro… ha pensato innanzitutto a portare a casa il mattoncino del punto play off. Costretto a sostituire gli attaccanti acciaccati, ha deciso di mettersi a specchio con un 3-5-2 identico a quello degli avversari per cercare di congelare lo 0-0 che valeva almeno l’obiettivo minimo.

Ma, appena ha effettuato la tripla sostituzione, abbiamo preso gol… al termine di un’azione allucinante… nella quale i grigi sembravano un piccolo Barcellona per cui tutto era possibile, a ridosso dell’area di rigore avversaria.La partita in pratica è finita lì. La rimonta è parsa sin da subito un’impresa irrealizzabile per un Novara spuntato, sfiduciato e confusionario.

E castigato anche dal fischietto senese che ha ignorato un rigore piuttosto evidente in occasione di una delle ultime palle buttate in area ospite.Troppo poco ovviamente per assolvere (o anche solo concedere le attenuanti generiche) ad una squadra che soprattutto in casa sembra in crisi d’identità.

Come se il cambio di guida tecnica, anziché portare nuovi stimoli, motivazioni e senso di responsabilità abbia fatto volar via la foglia di fico del comodo paravento delle responsabilità di Viali dietro cui si nascondevano gravi limiti tecnici e soprattutto caratteriali dei singoli giocatori azzurri.

Se fossi un semplice giornalista dovrei fermarmi qui nell’analisi di quella che è stata l’ennesima delusione di una stagione gravemente al di sotto di ogni aspettativa.

Ma, per ragioni famigliari e trascorsi sugli spalti, credo che in questa sede nessuno possa negarmi il diritto di qualche considerazione anche da semplice tifoso.

Mai come ieri sera gli assenti hanno avuto ragione… e su questo non ci piove. Ma ormai da qualche giorno mi porto piccolo-grande peso sul cuore… precisamente dalla tarda serata di mercoledì quando, ultimando il “Fedelissimo” con l’instancabile Simone, mi sono reso conto che di questo Novara-Alessandria non fregava davvero niente a nessuno in città.

Mezza Novara sportiva stava guardando la Juve, l’altra metà la Igor (con molta gente pronta a balzare da un carro all’altro, a seconda degli eventi). Noi stavamo completando un prodotto graficamente affascinante (e realizzato con tanta passione da tutti i collaboratori) in vista di un evento senza nessun appeal per i nostri concittadini che nemmeno il migliore dei giornalini possibili sarebbe mai riuscito a smuovere.

Rabbia, proteste, contestazione? Macchè, quelle rimangono solo un ricordo dell’era Boscaglia… quand’eravamo noni in B. Oggi, per una squadra nona in C solo indifferenza, il peggiore dei mali…Ho vissuto dal vivo le ultime vittorie dell’Alessandria a Novara e ho impressa in mente una mezza guerra civile dopo il gol di Mazzeo in palese fuorigioco e spalti (e tribuna) comunque elettrici durante le sconfitte con Zoratti e Civeriati in panchina, malgrado fossimo sul fondo della C2.

Ieri abbiamo “permesso” a 200 ospiti… di venire ad insultare nel nostro stadio una bandiera come Pablo… che con la nostra maglia ha vinto 3 campionati e firmato, da San Siro al San Nicola, momenti indimenticabili, senza contrapporre una reazione adeguata (verbale ed ambientale, ci mancherebbe) nemmeno da parte di rettilineo e tribuna.

Ecco questa è la sconfitta più bruciante, più dolorosa di una retrocessione o di un campionato anonimo. Non per giocatori e tecnici (quelli passano) ma per una società insediata nella nostra città da tanto tempo e per tutti coloro che hanno l’azzurro nel cuore.

La storia insegna e l’amico Gianni Milanesi ne può essere valido testimone… Nel 1964, dopo due campionati di C piuttosto anonimi che sembravano relegare il Novara a giocare ancora a lungo nei campetti di periferia… fu convocata un’assemblea pubblica per discutere dei destini azzurri.

Da quel dibattito, vivace ed acceso, con toni aspri, tra dirigenti, tecnici e tanti appassionati… nacque la scintilla per una rinascita del tifo (con il “Club Fedelissimi”) e conseguentemente della squadra.

Qualcosa del genere avvenne anche 5-6 anni fa, all’indomani del 5-0 di Terni, quando la serata di fine ottobre a Novarello nella disgraziata stagione dei greci (e di Mori e Comi) ci riportò un “Piola” diverso, in grado di spingere la squadra verso le rimonte casalinghe contro Cesena e Latina (le due future finaliste play off).

A dispetto di un ottimismo sfoggiato ad oltranza in decenni di editoriali, temo proprio che questa stagione sia andata e difficilmente recuperabile da tutti i punti di vista. Però fossi nei panni del Presidente di uno dei due club istituzionali… non esiterei ad organizzare un’altra Assemblea pubblica a giugno, a bocce ferme.

Invitando tutti: dai dirigenti ai ragazzi della curva, a coloro che hanno il Novara nel cuore a qualsivoglia titolo.

Per discutere, dialogare, mandarci affanculo in presa diretta… ma nel contempo iniziare a ricostruire qualcosa. Innanzitutto in termini di feeling e passione perché a realizzare una squadra competitiva ci devono pensare ovviamente a Novarello e dintorni.

Per sperare di poter tornare un giorno a divertirci ed a gioire allo stadio… dobbiamo prima riprendere almeno ad incazzarci… è questo il primo passo…

Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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