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lunedì 13 maggio 2019 - 12:36
di Massimo Barbero

La sera della partitaccia di Pisa, mentre nei bar, sui social o sui forum si ripeteva stancamente il solito ritornello del De Salvo ormai disinteressato alle sorti della squadra… il Presidente azzurro, probabilmente da lontano, stava invece lavorando all’ennesimo ribaltone per tentare almeno un colpo di coda, a fronte di una situazione apparentemente compromessa.

Domenica mattina così è maturata una scelta sorprendente e fortemente impopolare, l’unica mossa ancora possibile, per quanto coraggiosa e forse azzardata, per cercare di dare un senso alla trasferta di Siena dopo la resa poco giustificabile dell’Arena Garibaldi.

Se anche al “Franchi” fosse finita male… a Novarello e dintorni ne sarebbero usciti tutti quanti con le ossa rotte (in senso figurato ovviamente) per l’impossibilità di reggere il confronto con il grande assente, il rimpianto Sannino.

Per fortuna in Toscana si è rivisto il “vero” Novara dell’era Viali. Una squadra capace di cogliere 16 risultati utili consecutivi scendendo in campo, quasi sempre, sia di domenica che di mercoledì. Un gruppo che era cresciuto attraverso un percorso forse sin troppo lungo e tortuoso, ma che dopo due mesi di campionato con più ombre che luci, da inizio dicembre in poi aveva iniziato a mostrare un volto credibile ed un gioco a tratti persino piacevole.

Mentre durante le gestioni Corini, Di Carlo e Sannino, dopo un avvio promettente, non si erano più registrati progressi significativi in corsa (anzi…), il Novara di Viali era migliorato tantissimo dopo un esordio sofferto. Salvo smarrirsi sul più bello, quand’era il momento di compiere il definitivo salto di qualità anche in termini di concretezza (ricordate le occasioni sprecate in casa con Piacenza e Carrarese?).

In fondo a fare la differenza è sempre “la dura legge del gol”. Se ieri Cacia non avesse fatto il Cacia… capitalizzando da bomber di razza un cross molto invitante di Visconti… oggi saremmo qui a scrivere le stesse cose che scrivevamo (o pensavamo) dopo tanti, troppi, pareggi autunnali.Il nocciolo della questione è che Cacia (ed Eusepi, Gonzalez e lo stesso Manconi) erano stati presi proprio per questo.

Per far pendere l’ago della bilancia a nostro favore anche quando l’avversario sembra in grado di chiudere tutti gli spazi come è avvenuto ieri allorchè il Siena ha provato a bloccarci con un più realista 4-4-2.Perché gli attaccanti vadano in gol occorre però che tutta la squadra li supporti, che sia il Novara a fare la partita, in quanto non abbiamo grandi contropiedisti in grado di sovvertire situazioni di sofferenza. Un Cacia, un Gonzalez o un Eusepi lontani dalla porta non possono più fare miracoli.

La differenza tra il Novara di Viali e quello di Sannino secondo me sta tutta nell’atteggiamento con cui abbiamo affrontato la squadra più forte del girone, l’Entella ovviamente. A Chiavari abbiamo giocato una gara a viso aperto, sempre propositiva, immaginata ed attuata con il proposito comunque di verticalizzare dopo aver recuperato palla.

Al “Piola” contro la capolista siamo scesi in campo con l’idea di concedere il meno possibile, di non lasciare varchi, sperando di colpire alla prima occasione utile. Con il risultato di perdere per colpa di un paio di errori individuali in fase difensiva, senza nemmeno la soddisfazione di essercela giocata senza remore.

E’ quello che è accaduto stavolta al Siena che ha preso gol quando non aveva più testa e tempo per rimontare. Eppure soltanto due settimane prima al “Piola” i bianconeri avevano dato la sensazione di poterci far male ad ogni affondo, nonappena avessero deciso di accelerare. Ieri questo timore onestamente non l’ho mai avuto, malgrado fosse inevitabile concedere qualcosa una volta sbilanciati alla ricerca del gol qualificazione.

Di Gregorio ha dovuto compiere un solo intervento, per quanto determinante. Forse quel comunicato, francamente fuori luogo, diffuso dalla Robur dopo il rigore trasformato da Eusepi rappresentava la spia di un nervosismo (e persino di una paura) che alla luce della prestazione offerta dalla squadra di Mignani a Novara, da lontano era difficile da immaginare.

Il Novara di ieri è stato talmente solido e convincente che è impossibile non nutrire delle speranze per un’altra impresa ad Arezzo. I due precedenti in campionato, estremamente equilibrati (due pareggi, ma potevano essere due vittorie per chi giocava in casa) lasciano aperta la porta a qualsiasi risultato.

Molto dipenderà da quante energie (fisiche e nervose) avremo lasciato in questa domenica di riposo per la truppa di Dal Canto. Senza dimenticare il fattore campo perché, al di là dei numeri, ad Arezzo ai primi di marzo avevo trovato un pubblico in grado davvero di essere il dodicesimo uomo in campo.

Era inevitabile che le dichiarazioni a caldo di Cacia fossero destinate a far discutere, ancora una volta. Personalmente preferisco sempre un giocatore che nelle interviste dice quello che pensa, a costo di risultare impopolare piuttosto che ascoltare i soliti copioni ripetitivi e scontati. Ho apprezzato molto la dedica a Ludi che a marzo ritengo abbia pagato un dazio professionalmente troppo elevato alla generosità ed alla serietà che ha sempre donato alla causa azzurra.

Fossi in Cacia però sarei innanzitutto arrabbiato con me stesso ed insieme con i miei compagni, giustamente elogiati per la prova di ieri. Perché quella che si è vista sul terreno del “Franchi” non è una squadra da nono posto in serie C. Ma se alla fine di un campionato lungo 36 giornate è terminata nona in classifica vuol dire che soltanto questo ha meritato in un cammino in cui quasi tutti gli azzurri hanno reso, complessivamente, ben al di sotto delle proprie responsabilità.

Inutile però adesso guardare il passato… Parafrasando “Depa” ed un “mantra” mutuato da un personaggio della Major League “Non è finita… finchè non è finita”…

Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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