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lunedė 29 luglio 2019 - 21:00
37° puntata: 21 aprile 2012 Napoli-Novara 2-0

Il campionato si ferma, in lutto per la terribile scomparsa di Morosini. Un dramma in diretta tv che a noi purtroppo ricorda la tragedia di Stefano Dal Lago.

Dopo qualche discussione (e le solite polemiche) si decide di riprendere, come da calendario, con la giornata originariamente in programma nel week end del 21-22 aprile.
Buon per me che avevo già prenotato da tempo il volo per Napoli e rischiavo di dover pagare l’ennesimo sovrapprezzo in caso di scorrimento delle giornate.
Sono solo anche questa volta perché Paolo, giustamente, non se la sente di affrontare altri viaggi lunghi finchè il padre non si sarà ristabilito del tutto.

Parto prestissimo di sabato mattina e prendo un taxi per raggiungere “Fuorigrotta” dove Jean Paul mi ha trovato un hotel, a due passi dal San Paolo. “Che peccato non giochi Rigoni… mi sarebbe tanto piaciuto vederlo dal vivo…” mi dice il tassista.

Evidentemente il nostro Marco ha fatto breccia anche in una piazza abituata ad applaudire dei numeri 10 del calibro di Maradona e Zola. Purtroppo, dopo l’Olimpico, dovrà saltare un altro palcoscenico importante. Mi incuriosiscono gli steward già sul posto alle 8.30 del mattino. “Sono lì ad evitare che qualcuno scavalchi” mi spiega il conducente. “Beh, ma se uno è disposto a nascondersi all’interno dello stadio per 12 ore, pur di vedere Napoli-Novara – obietto – merita di vedersi la partita gratis”.

Mi concedo un riposino prima di una passeggiata alla ricerca dello stadio “San Paolo”. E lì ho la pessima idea di comprare la “Gazzetta”. La serenità svanisce di colpo perché in prima pagina viene sparata la notizia della presunta “combine” Novara-Siena con Antonio Conte in primo piano. Voi sapete tutti com’è andata quella partita…
Ad un certo punto, non so quale punto, è apparso chiaro che il pari stava bene a tutte e due. Il problema è che adesso di mezzo c’è Antonio Conte, l’allenatore che sta per vincere lo scudetto.

Novara-Siena, mediaticamente, è diventata di colpo la madre di tutte le partita “aggiustate” di quel filone di “calcioscommesse”. E se a qualche “pentito” venisse in mente di dire che le due società erano d’accordo? Il rischio è grande, molto grande. Ne parlo con Danny in una serie infinità di telefonate.

La solitudine non fa che accrescere la mia angoscia. Che però non mi toglie un appetito accentuato dalla sveglia ultramattutina. Resisto fino alle 12.30 poi entro in una Pizzeria dove mi guardano un po’ perplessi. Per l’orario molto piemontese e perché sono lì da solo. Non resistono senza chiedermi che faccio lì… ed io mi qualifico, gonfiando il petto, come il radiocronista del Novara.

Da lì cominciano tutti gli onori del caso. Alla tipica gentilezza napoletana si aggiunge l’orgoglio (ovviamente fuori luogo) di avere una persona che reputano importante da loro a pranzo.
Le accendo subito la Tv…”. Non l’avessero mai fatto… sullo schermo compaiono subite le immagini di Novara-Siena e la faccia di Antonio Conte a rovinarmi una pizza buonissima.

Il pomeriggio si trascina stancamente. Non ho lo spirito per prendermi dei mezzi ed andarmi a vedere il meglio di Napoli. E così vago nel quartiere, sbirciando di tanto in tanto le partite di B in uno dei numerosissimi “centri scommesse” dislocati in zona.

Arriva la telefonata di Ugo Ponzio a chiedermi se va tutto bene. Ed il messaggio di Fabrizio Gigo a ricordarmi la magia di una serata che per me non è già più tale.

Finalmente, all’ora dell’aperitivo, l’hotel si popola di cuori azzurri. E dei soliti, immancabili, giornalisti giapponesi. L’uomo, beato tra le colleghe, ridacchiando mi dice: “Oggi difficile… Vero?”. Io, Londinese e la famiglia Pax ci diamo appuntamento per andare a piedi verso lo stadio.

Per loro è presto, prestissimo perché hanno già il biglietto in mano e devono solo entrare nel settore ospiti. Io sono relativamente tranquillo perché l’addetto stampa del Napoli ha risposto alla mia richiesta di accredito con un insolito (almeno in serie A) “Tutto ok”. La tranquillità svanisce quando vedo una coda interminabile allo sportello accrediti. E diventa angoscia quando la signorina mi risponde che il mio accredito non c’è, con un ghigno come a dirmi: “Ci hai provato… Ma qui sono in tanti che ci provano, siamo abituati”.

Io obietto che ho l’ok dell’Addetto Stampa del Napoli. “E se la veda con lui allora…”. Provo a chiamare l’Ufficio Stampa del Novara, ma nel caos nessuno risponde. Panico… Sarebbe una beffa non entrare dopo essere arrivato fin qui… La signorina allo sportello rischia un vaffanculo quando mi dice: “Lei, sarebbe dovuto passare ieri per non correre rischi…”. Nel frattempo vedo sfilare davanti, beffardi, i giapponesi con il loro tagliando in mano. Solo la mia insistenza mi permette di entrare.

Dopo aver rotto le scatole per una ventina di minuti… il mio accredito salta fuori. Ero stato registrato come Barbaro Maximo e con un nome sbagliato della stessa radio!

Nel prendere posto ricevo un primo “cazziatone” da uno degli addetti alla tribuna stampa. Mi chiedo se sia la nostra posizione di classifica a legittimare un trattamento simile nei confronti di un quasi… quarantenne che, ahimè, non è più un bimbo. La seconda “girata” arriva dai colleghi della radio ufficiale del Napoli che mi rimproverano di non averli avvertiti del mio arrivo. Premessa… quand’ero in C telefonavo sempre ai colleghi delle radio di casa. Per cercare una presa telefonica, un contatto, una piccola “captatio benevolentiae”.

Ma in serie A, dove proliferano emittenti, mi era sempre sembrata un’azione inutile, inefficace, superflua. Così mi giustifico con i radiocronisti napoletani che mi omaggiano con un paio di “babà” che rappresentano la mia cena.

L’attrezzatura fornita da Ugo purtroppo non funziona e mi devo aggiustare con il solito cellulare. Credo sia stata una delle mie peggiori radiocronache di sempre. Per la distanza dalla postazione al campo, per l’impossibilità di avere qualcuno accanto a cui chiedere, per l’adrenalina accumulata nella fase di ingresso allo stadio che mi ha già fatto bruciare le energie migliori.

Nel Napoli non c’è Lavezzi, forse il giocatore più forte visto al “Piola” in quel campionato, ma il tridente è comunque composto da Hamsik-Dzemaili-Cavani. Da noi, oltre a Rigoni (sostituito da Jensen) manca inizialmente anche Pesce, febbricitante.L’avvio non è nemmeno terribile. E’ vero i partenopei hanno due belle occasioni: con Cavani che conclude sull’esterno della rete su imbeccata di Hamsik e con Maggio che si vede negato il gol dal salvataggio sulla linea di porta del solito Gemiti. Ma il Novara risponde colpo su colpo e fa venire i brividi al “San Paolo” con Porcari che non approfitta a dovere di un mezzo pasticcio di De Sanctis.C’è anche lo stop per l’infortunio all’arbitro Doveri (a cui va fuori la spalla) a prolungare il primo tempo. La sostituzione con Palazzino sembra inevitabile ed invece il fischietto romano resiste.

Chi non resiste è il Novara che si fa beffare in maniera inopinata. Sul retropassaggio di Radovanovic Fontana sbaglia il rinvio di piede, spedendo la palla proprio dalle parti di Dzemaili che porge a Cavani l’assist del comodo 1-0. Mi illudo sia fuorigioco ed invece “El Matador” era in posizione regolare. Sul mio telefono arrivano una serie di sms che non posso leggere perché sto facendo la radiocronaca con il cellulare. E’ Paolo che da “casa Faranna” commenta l’errore di Jimmy.Il Novara è stordito, anzi in bambola di fronte all’elegante torello napoletano. Un po’ lo sono anch’io che non riesco a riconoscere i giocatori della squadra di Mazzarri che viaggiano troppo veloci per le mie abitudini.

Non riconosco nemmeno Cannavaro che firma il 2-0 su assist di Cavani ad una manciata di minuti dall’intervallo.Il secondo tempo ha davvero poca storia. Il Novara teme di incassare la “lezione di tennis” subita al “San Paolo” da Genoa e Cagliari. Il Napoli, invece, ha in mente la rimonta patita dal Catania. Ed allora le due squadre attaccano con giudizio, senza correre particolari rischi. Per noi c’è solo un tiro sporco di Morganella, deviato in corner ed una chiusura di De Sanctis su Caracciolo, ben imbeccato da Jensen. Il Napoli crea ovviamente molto di più. Fontana si riscatta, parzialmente, salvando di piede su Dzemaili. Eppoi neutralizzando un altro pericolosissimo tentativo di Cavani.

Il “San Paolo” s’infiamma per l’ingresso in campo di Edu Vargas, ma per fortuna il passivo per noi non aumenta concedendoci almeno la magra consolazione di un’onorevole 2-0 in un campo difficilissimo per tutti. Ci sono applausi per l’ex Mascara che lascia il campo a Rubino che qui aveva segnato una rete decisiva con la maglia del Siena. I nostri giocatori vanno a salutare i 33 tifosi presenti nel settore ospiti. “Jimmy” si batte più volte il petto, come a dire “E’ colpa mia, è colpa mia”.

Scendiamo tranquilli verso gli spogliatoi, ma quando transitiamo sotto la Curva B uno del gruppetto, più sgamato, grida: “Attenti, camminate contro il muro… perché da sopra sputano!”. E perché mai dopo una partita così scevra da qualsiasi tensione e/o rivalità? Evidentemente la maleducazione non conosce soste…

Tesser a Napoli è un ex e nelle sue parole c’è tanta sofferenza: "Avevamo cominciato discretamente, concedendo ai padroni di casa una sola occasione su calcio d'angolo. Poi è arrivato l'episodio dell'1-0 che non può essere definito una vera e propria palla gol, ma solo un grave errore nostro. E così, una volta in svantaggio, è diventato tutto più difficile…”.

Non poteva mancare la domanda su Rigoni che anche a Napoli è molto popolare: "Marco è il nostro giocatore di maggiore qualità. Vale quanto un Lavezzi per il Napoli per intenderci”.

Prima di andarsene il Komandante abbraccia il popolare Carlo Alvino.

Radovanovic prova a difendere il proprio portiere: “All'inizio siamo riusciti a creare qualcosa in contropiede, ma poi abbiamo regalato due gol al Napoli. Mi prendo anch'io la mia fetta di colpa. Jimmy ha sbagliato, ma sono stato io a dargli una brutta palla”.

Purtroppo non possiamo vedere il “vero” Radovanovic: “Da cinque mesi questa pubalgia mi fa soffrire. Ma il mister mi ha chiesto di stringere i denti ed io lo faccio volentieri per questa squadra a cui sono molto affezionato".

Dopo la saggezza di Centurioni, ecco due battute di Porcari: "Ne ho appena parlato anche con i compagni. Non abbiamo fatto una brutta partita. Abbiamo la maglietta bagnata, come si suol dire in questi casi. Però abbiamo commesso errori che raramente in serie A possono venire perdonati”.

E’ tardi, molto tardi, siamo ormai oltre la mezzanotte. Durante le interviste il mio telefono ha continuato a suonare, invano. Un bel gruppetto di novaresi ha seguito il mio consiglio ed è andato a mangiare nella Pizzeria dove ero capitato quasi per caso. I titolari hanno saputo della mia “dritta”, vogliono ringraziarmi e sperano di avermi ancora da loro. Mi spiace, ma sono stremato. E con Giuseppe Maddaluno, che soggiorna da parenti, mi reco lentamente a piedi verso il mio hotel. Per cena solo due pere, anzi due babà.

Non è tempo di andare a dormire. Mi metto a scrivere gli articoli per il “Corriere di Novara” sul computerino datomi in dotazione da Ponzio (che avrebbe dovuto servire per la radiocronaca via skype). Faccio una fatica boia su una tastiera non abituale e senza il “contabattute”.

Quando sono ormai allo stremo delle forze… qualcuno bussa alla mia porta… E’ un giornalista giapponese che mi chiede: “Cosa ha detto Morimoto?”. Ci vuole una bella pazienza a non mandarlo a stendere…

Mi addormento, ma in stanza fa un freddo boia. C’è un condizionatore rotto. Rotto nel senso che è impossibile spegnerlo. Non ho voglia di chiamare qualcuno a quest’ora e resisto. E’ lo stesso clima che abbiamo trovato in camera quella sera al rientro dal posticipo di Trieste, un anno e mezzo prima. Mi sveglio presto e comincio a scrivere l’Editoriale:

A Roma avevamo subito una sconfitta più netta e vistosa di quella rimediata ieri. Ma eravamo andati decisamente più vicini all'impresa di riuscire a fare risultato. Stavolta ci siamo accontentati di non essere "presi a pallonate" da un avversario non certamente alla portata dal punto di vista tecnico. E che però si è trovato la strada spianata dai nostri errori difensivi”.
La mia critica è mirata: “A gennaio è stato fatto un grave errore di mercato nel sottovalutare le pecche del centrocampo. Non poteva bastare un Jensen fermo da troppo tempo per coprire le falle viste fino a quel momento della stagione. Tantopiù che se n'era andato Giorgi e che Marianini era ormai kappao. Senza dimenticare i ripetuti guai fisici di Radovanovic. L'illusione di marzo è stata in gran parte determinata dalla crescita di Porcari e dalla "scoperta" del Pesce centrale fatta sin dalla gara di Coppa a Catania. Però anche da quella rincorsa il centrocampo ne è uscito logoro, causa l'assenza di alternative ai tre-quattro sempre pronti a tirare la carretta anche quando si allenano poco in settimana”.

Come spesso accade, chiudo con un auspicio positivo, stavolta destinato ad avverarsi: “Eppure sarebbe bello salutare la serie A battendo il Cesena e compiendo almeno un'altra impresa contro una grande (considero tale anche la Fiorentina per il suo recente passato in Champions). Non cambierebbero le valutazioni su questa sofferta annata di serie A. Ma sarebbe tanto appagante veder sventolare ancora una volta le bandiere azzurre. Lo merita la gente che ha diviso con me questa struggente trasferta napoletana, con tanti sacrifici. Inseguendo un miracolo sportivo che nemmeno stavolta c'è stato. Comunque felici di mostrare i propri colori in uno stadio che abbiamo sempre visto soltanto in tv. Non me ne sono ancora andato da Napoli... ma già dico che mi piacerebbe tornarci presto... Ovviamente a gridare ancora... Forza Novara sempre!”.

La colazione è un momento rigenerante. Io e “Londinese” vorremmo chiamare “Pax” e consorte, ma ancora non sappiamo i loro veri nomi ed allora indugiamo nella hall. Poi Barbara e Massimo compaiono comunque e ci fanno compagnia.Loro prolungheranno il loro soggiorno, noi rientriamo a casa. “Londinese” è atteso da un pranzo in famiglia all’atterraggio a Malpensa. Già, l’atterraggio. C’è un temporale in zona e quando invitano a munirci di sacchettini… in caso di conseguenze… dovute ai forti scossoni che dovremo sopportare… ci spaventiamo un bel po’.
Ed invece si scende in maniera non del tutto tranquilla, ma senza tribolazioni particolari. E’ proprio finita, ma ne è valsa davvero la pena…

Massimo Barbero

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