Ricordando Arpād Weisz
martedė 28 gennaio 2020 - 19:15
di Gianfranco Capra
A nostro modo vogliamo ricordare Arpàd Weisz, il famoso allenatore ungherese di origine ebrea, morto ad Auschwitz nel 1944, dopo tre anni di stenti.
Lo ricordiamo perchè Weisz, vincitore di tre scudetti, due col Bologna uno con l’Ambrosiana-Inter, è passato da Novara nell’ottobre del 1934, dopo la nascita della seconda figlia Clara, nata a Milano alla clinica Mangiagalli.
La famigliola ungherese abitava a Milano in zona di Porta Romana. Quando Weisz ebbe un dissidio con l’autoritario presidente dell’Ambrosiana Pozzani, accadde la crisi.
L’allenatore ungherese non accettò alcune imposizioni del presidente, e rimase fermo qualche mese. Sapendolo disoccupato, il Novara lo chiamò attraverso i suoi massimi dirigenti avvocati Bocca e Omodei-Zorini. Presidente del Novara allora era l’industriale Guido Beldì di Oleggio.
Arpàd Weisz accettò l‘incarico sostituendo un altro allenatore ungherese Kutik. Abitava sempre a Milano e tornava a casa la sera in treno. Il sabato, prima della partita del Novara, risiedeva all’albergo Terminus davanti alla stazione ferroviaria.
Con l’aiuto del commissario tecnico Luigi Bocca, l’allenatore Weisz rivoluzionò la squadra operando numerosi determinanti acquisti. Fece arrivare dalla vicina Sparta alcuni giovani di valore come il portiere Caimo, il laterale Grazioli, l’aletta Dondi; dal Casale arrivò l’aitante terzino Mazzucco; dall’Omegna il laterale Manfredi; dalCarpignano l’aletta Paolino Piola (cugino di Silvio); dalla Pro Patria il portiere Gaetano Colombo.
Soprattutto acquistò dalla Comense il centravanti Marco Romano (già cannoniere della serie “B” nel precedente campionato) che arrivò al Novara con l’aggiunta del giovanissimo terzino Dino Galimberti.
Una squadra rivoluzionata che, sotto la direzione tecnica di Arpàd Weisz, conquistò 18 punti in tredici giornate, dopo aver battuto Spezia, Vigevano, Pro Patria,Legnano, Lucchese, Viareggio, Seregno; pareggiato con Pisa, Messina, Genova, Casale; e perso con Cagliari, Derthona.
Il favorito di quel campionato cadetto era il Genova, che poi sarà promosso in serie “A” con soltanto tre punti di vantaggio sul Novara ottimo secondo (con 28 reti di Marco Romano).
Ma Arpàd Weisz non potè godere fino in fondo il suo rivoluzionario lavoro, perchè dopo il 20 gennaio (Novara-Seregno 5-0), fu chiamato a dirigere il Bologna che lottava per tornare ai vertici della serie “A”, dominata in quel tempo dalla Juventus. E proprio a Bologna, Weisz trovò la sua seconda patria vincendo due scudetti straordinari e lanciando alla ribalta nunerosi eccellenti giocatori come i campioni del mondo Biavati e l’italo-uruguagio Andreolo.
Dopo la dolorosa partenza di Weisz, che lasciò in tutti uno splendido ricordo, il Novara venne allenato per la seconda parte della stagione da un altro allenatore ungherese Janos Beckey, che nel 1936 centrerà per il Novara la tanto attesa promozione in serie “A”, sfruttando a dovere la grande seminagione del connazionale Weisz.
Gianfranco Capra |