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domenica 02 ottobre 2016 - 04:50
di Massimo Barbero

A stare seduti davanti alla Tv si capisce poco, ma ci si incazza molto. Ieri ho trattenuto pericolosamente il nervoso che mi avrebbe portato a spaccare il televisore all’ennesimo “Buscaglia” (con la U) ripetuto dal cronista della tv a pagamento nei primi minuti della ripresa. Ed a fine partita per la tensione accumulata grondavo di sudore malgrado fossi vestito come lo sono abitualmente in casa in questo periodo dell’anno quando talvolta avverto già i primi brividi di freddo.

Ci sarebbe potuto capitare qualcosa di più doloroso dell’ennesima sconfitta esterna per 1-0, oltretutto condita da un’altra prestazione che avrebbe meritato comunque lo “zuccherino” del pari? Onestamente a questo punto della stagione credo proprio di no. Un risultato positivo, qualunque esso fosse, ci avrebbe dato una bella boccata d’ossigeno prima di un ciclo di 4 partite che ci vedrà giocare sempre al “Piola” (per 3 volte in Viale Kennedy con in mezzo il derby di Vercelli). Una debacle più vistosa avrebbe verosimilmente imposto una svolta tecnica a quel punto onestamente non più differibile.

Così rimaniamo pericolosamente a metà del guado, mentre i numeri ci dicono che questa è la peggior partenza di sempre dell’era De Salvo nei campionati di serie B (l’anno della retrocessione dopo 7 giornate avevamo 9 punti in classifica ed anche in serie A dopo Udine avevamo 5 punti all’attivo, proprio come adesso). A Benevento non c’era bisogno di altri complimenti e/o pacche sulle spalle, ma solo di punti, maledetti punti. Onestamente ho visto impegno, ma non la rabbiosa convinzione nell’andare a cercarli. In un campionato equilibrato nei valori come la serie B  la differenza quasi sempre la fanno l’organizzazione, la feroce determinazione nel voler spostare gli episodi dalla propria parte, la solidità difensiva ed un pizzico di fortuna. Il Novara attuale non ha nessuna di queste componenti da spendere.

La partita di Benevento mi ha ricordato terribilmente quella di La Spezia. Non abbiamo concretizzato la supremazia fatta registrare nella mezzora iniziale per poi essere infilati quasi alla prima occasione dai padroni di casa. L’1-0 al passivo in questo momento diventa già un insormontabile Everest da scalare per un Novara che contro avversari schierati non riesce a proporsi in maniera altrettanto pericolosa. Dopo un quarto d’ora di sbandamento le occasioni sono arrivate più in maniera fortuita che non per una manovra ragionata. D’altro canto non è che il Benevento (come lo Spezia sette giorni fa) mi abbia impressionato. Lo 0-4 di Bari (con 4 reti  segnate dai giallorossi nell’ultima mezzora) faceva pensare ad una squadra capace di diventare irresistibile negli spazi. Invece ieri Baroni ha pensato più che altro a portare a casa il risultato, convinto, a giusta ragione, che il Novara ben difficilmente avrebbe rimontato anche il gollettino di scarto propiziato da Chibsah. Così ha fatto legna inserendo un esterno più difensivo rispetto a Cissè. Poi un mediano per Ceravolo ed addirittura un centrale difensivo per Melara. Lo spettacolo ed il bel gioco possono attendere e d’altronde… come dargli torto? In pochi gli battevano le mani un anno fa dopo gli sprechi sottoporta dell’autorevole squadra proposta a Crotone o Terni...

Del Novara attuale mi preoccupano soprattutto due cose; il gol che non arriva è solo la loro naturale conseguenza. La prima è la sensazione che la squadra in campo non sia organizzata. Lo scorso anno di questi tempi la nostra retroguardia sembrava una macchina quasi perfetta. Malgrado Poli, Dell’Orco e Faraoni fossero arrivati solo all’ultimo giorno di mercato e Troest avesse saltato quasi tutto il mese di settembre, gli automatismi ad ottobre funzionavano già molto bene. Se qualcuno appariva in difficoltà di fronte al diretto avversario (ricordate il primo quarto d’ora di Dell’Orco a Bari in regular season?) il reparto sapeva sopperire alle carenze individuali. E nella peggiore delle ipotesi bastava invertire di ruolo un paio di elementi per ritrovare la solidità perduta. Oggi non è così e lo si coglie anche nei momenti in cui saremmo noi a gestire la gara, come nella seconda parte del primo tempo del “Vigorito” o nel corso della prima frazione della sfida con il Latina quando l’avversario sembrava alle corde. Basta una giocata avversaria o semplicemente un buco o una distrazione perché gli altri si trovino in zona tiro, con conseguenze annesse.

La stessa situazione l’avverto quando siamo noi a dover fare la partita per recuperare un risultato negativo. Molto spesso da fuori ne ricavo l’impressione che chi è in campo non sappia bene cosa fare. Così si finisce con l’intestardirsi con giocate personali che raramente portano frutti concreti. L’avantitutta finale quando saltano gli schemi non basta a cambiare i giudizi.

L’altro allarme è legato alla mancanza di reazione di questa squadra dopo aver incassato una rete. Qualcuno mi dirà che anche a Benevento le occasioni ci sono state, che nel finale si è giocato ad una sola metàcampo. Tutto vero, ma non basta. Dopo 3 sconfitte consecutive in trasferta ed 1 punto nelle ultime 3 partite devi mangiarti l’erba avversaria pur di allontanare l’incubo di tornare ancora a casa mani vuote. A La Spezia dopo l’1-0 di Più siamo rimasti in bambola per un quarto d’ora buono. Idem ieri a Benevento ad inizio ripresa.

In molti in queste ore mi chiedono… ma come se ne esce? Posto che il mercato di gennaio è troppo lontano e non credo ci siano in giro svincolati (senza adeguata preparazione) in grado di fare la differenza, non resta che cercare di ottenere il meglio da quello che si ha attualmente in casa.

L’unico cambio possibile nell’immediato è ovviamente quello del tecnico. Chi mi conosce (e mi legge) sa che non sono per natura un “mangia -allenatori”, tutt’altro. Oltretutto Boscaglia è una persona corretta, simpatica e genuina anche con noi giornalisti che ha fatto carriera vincendo campionati in serie e nel recente passato ha ottenuto buoni risultati in categoria, conditi spesso da un gioco offensivo decisamente piacevole. Però, caspita, questo Novara mi sembra ancora molto distante dall’idea di calcio che vorrebbe proporre il condottiero di Gela che forse si è intravista solo in alcuni scampoli delle nostre prime tre gare casalinghe. Ed ovviamente lontano anche dal modello di calcio che l’anno scorso (con protagonisti diversi) ci ha garantito il terzo posto a Natale e la semifinale play off. Nel frattempo Viola raramente riesce a fare il Viola, Troest è andato spesso in sofferenza, Koch e Calderoni hanno spesso deluso soprattutto nelle primissime gare, Casarini non ha lucidità sottoporta, Galabinov e Sansone sono lontani da un rendimento accettabile ed anche i giovani Corazza, Dickmann e Faragò non si stanno esprimendo sui livelli dell’anno passato. Uno dei casi più allarmanti è legato all’involuzione di Selasi: dinamico, propositivo ed effervescente nelle due prime apparizioni in azzurro, smarrito e confuso nelle due ultime esibizioni esterne. Davvero c’è la convinzione di tutti nel proseguire su questa strada? La mia è solo una domanda perché non frequento Novarello né gli allenamenti in settimana e dunque non ho il polso della situazione, se non tramite quello che vedo nel corso di ogni partita di campionato. L’importante è essere chiari e netti. Se si crede ancora che Boscaglia sia in grado di rilanciare questa squadra portandola in una zona di classifica quantomeno tranquilla, allora è giusto avere ancora fiducia in lui. A patto che sia una fiducia totale, incondizionata, senza compromessi tecnici di alcun genere, né tantomeno legata all’esito (spesso aleatorio) di una singola partita. Boscaglia deve essere lasciato fare il Boscaglia, con il suo credo calcistico e le sue valutazioni. Altrimenti meglio dare una svolta secca subito, senza aspettare altre partite da “ultima spiaggia” per evitare che una stagione nata male prenda una china irreversibile. Fermo restando che per cambiare in qualsiasi caso bisogna sempre farlo per cambiare in meglio, senza pericolosi salti nel vuoto, tantomeno ad autunno inoltrato.

L’altro aspetto su cui possiamo intervenire in questo momento è squisitamente ambientale. Boscaglia o non Boscaglia, questa squadra ha bisogno anche e soprattutto di “energia positiva” per far sì che le cose tornino a girare al meglio anche nei particolari che fanno la differenza. Cos’è l’energia positiva nel mondo del calcio? E’ quella strana alchimia che aveva saputo creare Borgo prima dei play out di Fiorenzuola e Como, pur al termine di stagioni soffertissime. Di colpo, chissà perché, ci aveva convinto tutti quanti (e soprattutto aveva convinto la propria squadra) che saremmo riusciti a battere nella sfida decisiva per evitare la retrocessione quegli stessi avversari che ci avevano sempre sconfitto in campionato. E guarda caso ce l’avevamo fatta, a dispetto dei pronostici di appena un mese prima. L’energia positiva è quella che si respirava in serie A la sera del ritorno di Tesser contro l’Udinese. E che era riuscito a riportare persino Mondonico con quella lettera agli ultras dopo il posticipo nel gelo con il Chievo. L’energia positiva è quella cosa che trasforma il Garcia balbettante dell’esordio con il Siena in un difensore in grado di reggere benissimo il palcoscenico della serie A. Non occorre essere in 10 mila per creare l’energia positiva… basta essere quelli giusti e remare tutti dalla stessa parte.  Come dopo il 5-0 di Terni quando il pubblico del “Piola” aveva trascinato un’altra squadra azzurra che non segnava nemmeno a spararle… a rimontare il Cesena di Bisoli eppoi a recuperare due gol al Latina di Breda…

Io, nonostante tutto, voglio essere positivo, e pensare che dopo tre partite obiettivamente anche poco fortunate, l’uscita dal tunnel o quantomeno dalla galleria in cui ci siamo infilati non sia lontana… e Voi? Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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