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domenica 04 dicembre 2016 - 08:25
di Massimo Barbero

Ieri, nel momento più complicato, il Novara ha saputo risalire la china grazie alla determinazione ed alle qualità dei propri giovani cresciuti in casa. Con un Troest in affanno, con un Viola che faticava a trovare posizione e geometrie, con un Galabinov sempre approssimativo ed un Calderoni più timido del solito, la spinta per raddrizzare una partita nata male è venuta da Dickmann, Faragò e Lukanovic. I primi due hanno cominciato a creare delle crepe nell’asse sinistra dello schieramento del Vicenza (con Lollo determinante anche in un paio di chiusure difensive). Il ragazzo croato è apparso sin dai primi minuti il più mobile del reparto offensivo azzurro. Ed ha segnato, con movenze da centravanti vero, un gol pesantissimo nell’economia della gara.

Nel celebrare i primi dieci dell’era De Salvo ci si dimentica troppo spesso di ricordare cosa sia stato costruito dalla fine del 2006 ad oggi dalle parti di Novarello. Sono lontani i tempi in cui la nostra “Berretti” chiudeva a 0 punti il torneo di Viareggio irrisa dai telecronisti di Raisport perché incapace di reggere il confronto con la rappresentativa di serie D. Ora dietro, alla conquista di titoli nazionali ed ai successi più prestigiosi di una Primavera capace di battere l’Inter a domicilio in campionato c’è una base molto ampia, in grado di garantire una linfa sempre più importante in prospettiva futura.  Il vivaio del Novara non è più un vivaio di serie C ignorato anche dai ragazzi più promettenti della provincia. E’ diventato un punto di riferimento rilevante nel panorama nazionale dall’alto di strutture di primissimo piano. Non a caso un Lukanovic giunto in Italia con tante aspettative, dopo essere stato scottato dal crollo del Parma, sceglie Novara per rilanciarsi.

Qualcuno dirà… e che c’entra questo con i problemi della prima squadra? Basta rileggersi la storia delle ultime stagioni per comprenderlo. Nei momenti più complicati il nostro settore giovanile ha rappresentato un serbatoio affidabile (e proficuo) a cui attingere. Nell’anno della retrocessione Vicari e Manconi (ed in parte anche Montipò) ci hanno dato una spinta determinante a lottare fino alla fine per una salvezza che senza il loro apporto sarebbe potuta risultare compromessa già molto prima di quel maledetto play out di giugno 2014. Dalla Lega Pro siamo risaliti subito anche grazie ad uno zoccolo duro di ragazzi forgiati dalla nostra Primavera che hanno garantito entusiasmo, spinta e motivazioni, oltreché un prezioso ricambio quand’eravamo gravati da una serie allarmante di infortuni. Quando si critica troppo frettolosamente il (non) progetto Novara ci si dimentica di quest’aspetto su cui l’attuale proprietà ha lavorato tantissimo e spesso davvero bene (con investimenti non trascurabili).

Ma torniamo alla partita con il Vicenza… Il pregara evocava i fantasmi delle giornate peggiori: la brutta notizia che ti giunge poco prima di andare allo stadio (stavolta il grave lutto che ha colpito Ugo Ponzio di Radio Azzurra che ha lavorato comunque per garantire i collegamenti dal “Piola”, a poche ore dalla scomparsa del fratello), l’infortunio di Sansone a distinta già consegnata ai giornalisti, mentre avevamo appena commentato in diretta: “finalmente rivedremo l’undici di Verona…”, lo scenario complessivo di un “Piola” che fa venire il magone a chi come me ha avuto la fortuna (?) di vederlo strapieno di gente per un Novara-Montebelluna di C2…

Così mi sono seduto agitatissimo sull’unico gradone freddo (ovvero privo di cuscino) della tribuna stampa perché era quello su cui avevo assistito alle vittorie su Ascoli e Bari (e non alla sconfitta con il Frosinone). Il gol incassato dopo una manciata di minuti rappresentava una doccia gelata anche sulle più ferree scaramanzie. La dinamica dell’azione mi ha ricordato l’1-1 di La Mantia aVercelli perché come allora la paratona di Da Costa si è rivelata inutile. Il minuto invece mi ha riportato al gol decisivo incassato contro la Spal quando 80 minuti di nostri assalti avevano fatto poco più che il solletico alla porta di Meret, almeno fino alla sfortunata conclusione di Scognamiglio a tempo scaduto. Come allora non potevamo contare sull’infortunato Sansone. Rispetto ad allora avevamo stavolta in più un Casarini, un Viola ed un Galabinov… Peccato che anche questi tre, come quasi tutti i loro compagni, girassero a vuoto nella prima mezzora. In quel frangente forse il Vicenza ha perso la gara perché non ha cercato con sufficiente determinazione di piazzare il colpo del kappao all’indirizzo di un avversario stordito.

L’impronta di Bisoli su questa squadra finora si coglie decisamente di meno rispetto al passato (specialmente ripensando all’era Cesena) perché al tecnico di Porretta è stato affidato un Vicenza con difensori non eccelsi. Pucino e D’Elia sono bravini in fase di spinta, ma vanno in affanno se attaccati. Adejo ed Esposito non rappresentano certo il meglio che si possa vedere in cadetteria. Insomma, se contro Volta e c… per rimontare occorreva il miglior Rubino pronto a fare sportellate… al cospetto di questo Vicenza sono stati sufficienti sprazzi di Galabinov ed un Lukanovic molto più efficace nell’agire alle spalle della punta centrale rispetto a quando era stato impiegato dal primo minuto proprio per surrogare il bulgaro.

Il gol di Antonio ha rappresentato la svolta emotiva della gara anche per l’adrenalina positiva data dalla prodezza di un ragazzo giovanissimo. Il Novara si è scrollato di dosso di colpo le proprie paure, il Vicenza ha visto crollare all’istante l’illusione di poter gestire il vantaggio senza dannarsi troppo contro una squadra che nel campionato attuale soltanto in un’occasione (e per pochi minuti) era riuscita a rimontare. Non a caso subito dopo Galabinov e Dickmann sono andati vicini in maniera clamorosa all’immediato 2-1.

Dagli spogliatoi siamo usciti ancora più convinti di fare bottino pieno con un Viola più ispirato in mezzo ed un Calderoni finalmente continuo nello spingere anche sulla fascia sinistra. Il sorpasso è arrivato per un mani in area netto di Signori, seppur meno sciagurato di quello che sempre contro il Vicenza ci era valso il 2-1 (allora per colpa del difensore Gentili) nell’esaltante primavera della “remuntada 2013”. A quel punto abbiamo gestito il vantaggio senza particolari affanni, anche se onestamente avremmo potuto sfruttare meglio le ripartenze. Un Vicenza privo di Raicevic obiettivamente ben difficilmente avrebbe potuto mettere in difficoltà i nostri centrali con cross o palloni alti in area di rigore. I pericoli potevano dalla qualità dei trequartisti alternati da Bisoli alle spalle della propria punta centrale che spesso hanno avuto spazio per calciare pericolosamente dal limite. Una situazione che Boscaglia ha cercato di ovviare rinforzando il centrocampo con l’inserimento di Bolzoni (un grosso in bocca al lupo Francesco!). La determinazione di Faragò (eppoi dei freschi Kupisz e Bajde) nell’andare a caccia dei loro portatori di palla sin dal nascere dell’azione ci ha permesso di evitare grossi rischi nel finale. Almeno fino a quella punizione dal limite concessa a pochi secondi dalla fine del recupero che ci ha tenuto davvero con il fiato sospeso.

Nulla di personale, ovviamente, ma dopo quasi 30 anni di tentativi… finalmente abbiamo visto Bisoli uscire sconfitto dal nostro stadio… Era rimasto imbattuto per tre volte da calciatore (pari con Pistoiese ed Alessandria e vittoria con il Viareggio) e per altre cinque da allenatore (un’affermazione con il Foligno, due pareggi ed un successo con il Cesena ed un 2-2 con il Perugia) ma le serie positive sono fatte proprio per essere spezzate…

La vittoria di ieri mi ricorda qualche successo conseguito dal Brescia di Boscaglia l’anno passato, una squadra capace anche di ribaltare partite in cui aveva accusato vistosi passaggi a vuoto (mi ricordo una rimonta in casa con il Cesena dopo un primo tempo nullo da parte delle “rondinelle”).

A proposito… con il passare delle settimane… il tecnico di Gela appare sempre meno distante dalla propria squadra… come sembrava esserlo invece (almeno dall’esterno) nelle primissime giornate. I calciatori azzurri paiono aver assorbito il suo modo di giocare (al quale peraltro il mister ha apportato in corsa opportuni accorgimenti) e di vivere le partite dalla panchina. Ed essersi finanche affezionati ad uomo sicuramente originale in alcune cose, ma certamente genuino. Per dirla chiara… una rosa che non viaggia sulla stessa lunghezza d’onda del proprio mister… una partita come quella con il Vicenza non la ribalta, anzi probabilmente la perde 0-3. Voglio fare uno sforzo di ottimismo e pensare che il fortunato presente donato dal “Gufo” al mister nell’intervallo sia l’inizio di un rapporto diverso anche tra rettilineo e panchina…. A volte dai più grossi malintesi nascono le più sincere amicizie. E se non potrà essere amore… sia almeno unità d’intenti fino a maggio inoltrato! Di certo a Boscaglia va riconosciuto il merito di aver saputo reggere ad una situazione tecnica ed ambientale che dopo lo 0-1 con la Spal (e con la trasferta di Verona davanti) pareva obiettivamente compromessa. Non è da tutti… mantenere la lucidità in certi frangenti…

Due parole sulla vicenda Macheda. Ovviamente non posso sapere se il giocatore sia pronto o meno, se faccia al caso nostro o se sia una delle tante meteore che il mondo del pallone lancia e brucia con la medesima fretta. Quel che è indubbiamente positivo invece è che la nostra società sia già attiva sul mercato a cercare delle soluzioni ad un mese dalla riapertura ufficiale dei trasferimenti. Mi pare una risposta concreta a chi temeva un Novara lasciato al proprio destino da una proprietà in silenzio...

Ed ora a Brescia!!! Fino ad un mese fa non ci sarebbe stata partita tra una squadra capace di giocare un bel calcio e di disputare le proprie gare migliori proprio al “Rigamonti” al cospetto di un avversario vulnerabilissimo in trasferta… Adesso però è davvero un’altra storia… ed il fatto che in classifica abbiamo ora gli stessi punti della formazione di Brocchi ne è la migliore conferma… Dolce è la domenica con i tre punti in tasca ed una settimana piena davanti… prima di un’altra partita da vivere in apnea ed un altro editoriale da scrivere… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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