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domenica 26 febbraio 2017 - 09:43
di Massimo Barbero

Mi piace questo Novara in grado di mettere all’angolo lo Spezia per almeno un’ora. La squadra di Di Carlo si era presentata al “Piola” con le (meritate) credenziali di formazione tra le più in forma del campionato. Ed invece per oltre un tempo non c’è stata partita. Gli azzurri hanno vanificato presto il pressing abbozzato dagli “aquilotti” prendendo il sopravvento in mezzo al campo grazie alla caparbietà di Casarini e Cinelli, alle geometrie di Orlandi, ai ragionati inserimenti di Chiosa e Dickmann. E davanti Galabinov e Macheda hanno dato, sin dai primi minuti, filo da torcere alla difesa spezzina, in palese affanno di fronte ai movimenti dei nostri due attaccanti centrali.

Il primo gol in azzurro firmato da “Kiko” era stato annunciato dalla clamorosa traversa colpita da Mantovani (con un bel gesto tecnico) e da un altro paio di situazioni pericolose nell’area dei bianchi, compreso un inserimento centrale di Galabinov (nell’occasione poco efficace nel colpo di testa) molto simile a quello che poi ha portato al gol partita.

Sul più bello abbiamo incassato l’1-1, alla prima occasione creata dagli ospiti, un po’ come era successo contro Pisa e Cittadella. Anche stavolta, come contro la “Venturato band”, ci siamo fatti rimontare prima che gli avversari fossero costretti a sprecare energie preziose nell’opera di inseguimento.

Per fortuna ieri ciò è avvenuto quando c’era ancora tutto il tempo per riaggiustare la partita. E così ci siamo rimessi quasi subito a macinare il gioco della mezzora iniziale. Dopo la traversa di Dickmann è arrivato il 2-1 di Galabinov (mentre in panchina Di Carlo era evidentemente intento a scandire anche i centesimi di secondo mancanti…) con inserimento centrale di testa del bulgaro come in occasione (allora c’era stata una percussione di Faraoni dalla destra) dell’1-0 dell’anno passato, costato la panchina a Bjelica.

Nel secondo tempo il Novara è andato ancora vicino al 3-1 nel primo quarto d’ora. Ripenso a quella sgroppata di Dickmann con quasi autogol avversario. Eppoi a quell’assist dal fondo di Orlandi per Galabinov che chiedeva soltanto di essere spinto in fondo al sacco.

Come era avvenuto due settimane fa contro il Cittadella, anche ieri il nostro avversario ha esaurito le sostituzioni prima che Boscaglia intervenisse dalla panchina. Ma stavolta la cautela era ampiamente ragionata perché in campo c’erano troppi uomini non in grado di tenere i 90’ per azzardare qualche sostituzione anticipata. Così sono usciti quelli che non ce la facevano più. Cinelli innanzitutto, poi Macheda ed infine Orlandi. Il nostro mister è stato saggio a conservare un cambio sino al recupero per avere un’alternativa da spendere nella malaugurata ipotesi di qualche infortunio.

Siamo calati e forse era inevitabile che fosse così. Perché Macheda e Galabinov (comunque bravissimo fino alla fine) non potevano tenere lo stesso ritmo indiavolato sino al novantesimo. Perché Orlandi alla distanza ha mostrato qualche limite di tenuta. Perché Cinelli e Casarini non erano al meglio. Lo Spezia ha così ripreso il pallino del gioco, ma nel complesso Da Costa ha dovuto compiere solo uscite (qualcuna tempestiva e coraggiosa) e nessuna vera parata. Abbiamo corso qualche brivido più per le nostre paure difensive che per l’efficacia di un attacco ospite che si è affidato quasi esclusivamente alla vena di un ritrovato Granoche.

Quant’acqua è passata sotto i ponti da quel 24 settembre in cui perdemmo immeritatamente (l’ha riconosciuto anche Di Carlo) a La Spezia una gara giocata quando era già scattato il primo “mantra” “dagli al Boscaglia!” della stagione! Sarebbe divertente andare a riprendere i commenti (anche i miei) di quel pomeriggio per rendersi conto di come le cose possano cambiare nel corso di una stessa stagione. Quel rimprovero a Galabinov diffuso in diretta tv sembrava il punto di non ritorno del rapporto tra il tecnico di Gela e l’attaccante bulgaro alle prese con la solita crisi autunnale. Invece il buon Boscaglia ha resistito alle peggiori giornate di tempesta, ha ripreso a fare risultati, eppoi ha anche ritrovato un gioco e successivamente un’identità ben precisa. Questa non è più la squadra che gli era stata affidata in estate con le credenziali di semifinalista dei play off, privata però di qualche elemento cardine di fondamentale importanza. Questa è diventata la sua squadra, con uomini perfettamente inseriti nel credo calcistico dell’ex tecnico di Trapani e Brescia. Chi riteneva di meritare palcoscenici più illustri è andato altrove a gennaio. Chi invece si è calato perfettamente nel ruolo e nelle indicazioni del mister si è riscattato sul campo, nel migliore dei modi. Fin troppo facile pensare a Galabinov che mai nella passata stagione era apparso così continuo e determinato come lo vediamo da dicembre in poi. Ed in particolare da quando gli è stato affiancato Macheda.

Mi piace sapere, sentire ed avvertire che un giocatore dal passato dell’ex Manchester United si sia buttato nell’esperienza in azzurro con grande umiltà ed altrettanto entusiasmo. Mi ricordo quando giocò al “Piola” l’Under 21 di Casiraghi e sognavo di vedere Federico in campo al fianco di Balotelli per capire se l’Italia si apprestasse davvero a disporre di un attaccante in grado di regalare soddisfazioni, nel corso degli anni successivi, anche alla Nazionale maggiore. Allora eravamo soltanto una squadra di C1 (pardon di prima divisione!) che da 33 anni non metteva il naso fuori dalla terza serie e mai aveva conosciuto anche solo l’adrenalina dei play off per la B. Onestamente non avrei immaginato quella sera che il Macheda mancato della poco spettacolare partita con il Lussemburgo sarebbe diventato, di lì a qualche anno, il Macheda titolare fisso del mio Novara.

Tra le valutazioni sbagliate (da parte mia) della gara d’andata con lo Spezia metto anche la (frettolosa) bocciatura di un Granoche che quella volta, all’esordio stagionale o giù di lì, mi era parso davvero lontano da una condizione fisica accettabile. Invece in questi mesi Pablo si è rimesso in forma e ieri al “Piola” ha dimostrato di essere l’attaccante che spesso in B ha fatto la differenza. Insomma i gol in questo girone di ritorno non li segna per caso, è davvero in palla e rappresenta un pericolo per le difese avversarie. Ieri però mi ha colpito sotto un altro aspetto. Di solito la “non esultanza” dell’ex che segna non mi fa impazzire, tantomeno quando diventa un gesto forzato. Del ragazzo uruguaiano però ho apprezzato soprattutto le parole nel dopogara quando ha parlato di “rispetto per chi mi ha dato la chance di giocare in serie A”. Ecco, così intesa la “non esultanza” ha un senso e risulta molto più condivisibile (per quanto ognuno sia libero di comportarsi come meglio creda) delle sguaiate scene di giubilo di Lisuzzo (all’andata) ed Ujkani (al ritorno) per altrettanti gol segnati in probabile fuorigioco dal Pisa. Mentre Granoche spiegava con un filo di voce la sua reazione dinanzi ai colleghi liguri ho stramaledetto quella bandierina (ingiustamente) alzata a Bergamo a negare all’attuale bomber dello Spezia un 2-2 che forse allora avrebbe cambiato il corso della sua breve avventura in azzurro.

Ma torniamo al tema principale. Le settimane con tre impegni ravvicinati non consentono un attimo di respiro perché si torna in campo a distanza di 72 ore o poco più. Venerdì sera tutti quanti siamo rimasti affascinati da Benevento-Bari, una partita molto più spettacolare di tanti anonimi “brodini” che ogni domenica ci propina la nostra serie A. Ecco, nell’attuale situazione di classifica azzurra, la prospettiva di ospitare una squadra come quella di Baroni, ben costruita e carica di entusiasmo e prospettive, per una sfida da giocare in notturna sul nostro campo è semplicemente elettrizzante. Tradotto, senza le vittorie contro Latina e Spezia… me la sarei fatta sotto… Così, invece, voglio godermi il confronto tra un Novara in salute ed una grande del nostro campionato. Il vantaggio che i giallorossi hanno dall’’aver giocato una ventina di ore prima di noi… è almeno parzialmente annullato dai disagi del viaggio che non toccano a chi disputa il doppio turno in casa. Sarà importare presentare in campo 11 giocatori in buone condizioni fisiche… ed in questo senso abbiamo uomini freschi in panchina da poter sfruttare per l’occasione… Penso a Troest, Sansone, Kupisz ed allo stesso Adorjan che in questo modulo, con il trequartista, può tornare utile, almeno in casa, come ad inizio campionato. A Boscaglia l’ardua scelta… ben sapendo che i nostri giudizi “del dopo” saranno inevitabilmente condizionati dal risultato del campo.

A noi non resta che ripetere quello che abbiamo fatto ieri con lo Spezia quando il “Novara-Novara” dagli spalti si è alzato spontaneo anche dopo l’1-1 di Granoche. Niente di trascendentale, ma un bel passo in avanti è stato fatto. Si respirava una bella atmosfera ed i giocatori in campo l’hanno avvertita. Il cielo limpido, quasi primaverile, faceva brillare ancor di più l’azzurro. Se martedì sera ci saranno le nubi… ci penseranno i riflettori... a far apparire comunque magica questa ennesima notte al fianco della nostra squadra del cuore… Forza Novara sempre!!!

Ps: tornato da un derby di hockey amarissimo per la “location” e per il pareggio raggiunto dai gialloverdi allo scadere (e forse oltre) ringrazio Massimo De Salvo e l’attuale proprietà per averci permesso in questi dieci anni di giocare SEMPRE nel nostro “Piola”,  più volte intervenendo di tasca propria per garantire lavori a tempo di record come nell’anno della promozione in A. Credetemi, non è un regalo da poco in un periodo in cui la burocrazia e le assurde limitazioni la fanno da padrone anche e soprattutto nel microcosmo dello sport, fiaccando persino le migliori intenzioni dei dirigenti meritevoli.

Massimo Barbero

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