L'editoriale Azzurro
martedì 25 aprile 2017 - 11:36
di Massimo Barbero
Stavolta sono davvero deluso… Al di là dei punti persi, pesantissimi, per una classifica che non ha ancora espresso dei verdetti (nemmeno quello della nostra salvezza matematica per intenderci) il Novara al “Menti” ha tradito la fiducia dei tifosi che aveva appena riconquistato con il gran secondo tempo di Verona, l’impresa di Frosinone e la lotta impari contro il Perugia. Per questo la trasferta di Vicenza era importante, importantissima. Per consolidare il feeling appena scattato con i supporters azzurri scesi nella città di Bedin… in buon numero… pronti a crederci ancora, nonostante la beffa di venerdì sera.
Invece dopo l’assurdo 2-1 di Bellomo la nostra squadra è sparita dal campo. Esattamente come era successo a Trapani alla prima di ritorno quando ancora non c’erano in rosa i vari Chiosa, Cinelli, Lancini… Più volte abbiamo scritto che dal mercato di gennaio era uscito un altro Novara, più umile e finalmente combattivo, una squadra che poteva essere piegata soltanto da episodi, più o meno controversi. A Vicenza “quel Novara” purtroppo non si è proprio visto. Forse è rimasto negli spogliatoi, a dolersi per le malefatte di Illuzzi e c contro il Perugia. Non dev’essere un alibi. Né la diversità di motivazioni tra le due squadre può bastare a giustificare la controprestazione offerta in terra veneta. Al fischio d’inizio infatti eravamo comunque ad un solo punto dalla zona play off…
La squadra di Torrente è partita forte. Rubandoci sistematicamente palla in mezzo al campo ed affondando dalle corsie esterne. In particolare con Giacomelli che inizialmente ha ribaltato i rapporti di forza con Dickmann che nei precedenti confronti diretti gli aveva sempre messo la museruola. Il metro arbitrale di Di Paolo ha fatto il resto: solo falli fischiati a favore dei padroni di casa, compresi un paio di calci di punizione dal limite non sfruttati da Giacomelli e Gucher. L’impressione visiva dalla tribuna era esattamente opposta a quella avuta a Frosinone soltanto una settimana prima: al “Matusa” eravamo apparsi padroni della situazione sin dalle battute iniziali, chi aveva la palla aveva la lucidità necessaria per decidere cosa fare; ieri invece risultavamo in costante affanno di fronte alla pressione dei biancorossi.
Non può durare a lungo… pensavamo in Tribuna. O questi fanno gol… o giocoforza sono destinati a calare alla distanza… E difatti dopo una ventina di minuti di sterile predominio del Vicenza il Novara è finalmente entrato in partita. E’ bastato che la formazione di Torrente si concedesse qualche minuto per rifiatare perché emergessero tutti i problemi e la fragilità di una squadra terzultima in classifica al calcio d’inizio. Dopo tre calci d’angolo consecutivi è arrivato il guizzo di Macheda che pareva schiuderci scenari completamente diversi rispetto a quelli vissuti fino a quel momento.
Sullo 0-1 i nostri in effetti sembravano padroni della situazione. Ma, come era successo all’andata a parti invertite dopo la stoccata di Raicevic, i nostri hanno avuto il torto di non infierire contro un Vicenza terrorizzato dalla prospettiva dell’ennesima sconfitta casalinga. E così è arrivato, improvviso ed inatteso, il pareggio che ha rianimato i veneti ancor prima dell’intervallo: i nostri si sono persi Orlando che ha messo in mezzo per Ebagua che l’ha buttata dentro in qualche maniera.
Da quel momento Orlando, il loro esterno destro d’attacco, è diventato l’assoluto padrone della partita. Poco prima del the caldo ha costretto Da Costa ad una parata salva risultato. In avvio di ripresa ha offerto a Signori l’assist per un altro possibile gol dell’ex. Poi ha fatto segnare Bellomo dopo gentile omaggio di Macheda (e successivo errore di Da Costa). Non c’è stato nemmeno il tempo per riordinare le idee che sempre l’ispirato numero 20 ex Maceratese (che giocatori si possono trovare in Lega Pro!) ha chiuso i conti con un tiro incredibile per distanza e traiettoria.
L’ultima parte di gara è risultata imbarazzante, con il Vicenza più volte vicino al poker. La sostituzione di uno (spento) Galabinov ha rappresentato un segnale definitivo di resa per un Novara ormai assente ingiustificato.
Ecco, più volte nel corso di questa stagione abbiamo elogiato il lancio di giovani e certamente non cambiamo idea. Però anche questo va fatto con criterio. Ci sta di buttare dentro un Chajia, un Lukanovic o un Di Mariano dal primo minuto. Oppure di inserirne uno a partita in corso quando le circostanze lo suggeriscono. Questi sono reali segnali di fiducia e concrete possibilità che si danno al ragazzo di turno. Ieri l’ingresso ravvicinato (e quasi contemporaneo) dei tre con un Vicenza assoluto padrone della situazione e tanti compagni (anche d’esperienza) ormai in stato confusionale… che cosa avrebbe potuto dare… ai giovani stessi ed alla squadra?
L’unico alibi davvero spendibile per il pessimo Novara visto ieri è quello di natura fisica. Da Frosinone in poi Boscaglia è stato costretto a giocare tre partite ravvicinate praticamente con gli stessi uomini, senza possibilità di fare modifiche che non comportassero anche il cambio di uno schieramento tattico che in Ciociaria aveva convinto. Ci siamo potuti permettere solo un piccolo turn over nei tre della retroguardia e stop. Forse non a caso le ultime due belle partite (senza vistoso calo finale) le abbiamo fatte contro Verona e Frosinone quando avevamo avuto, più o meno, una settimana intera per recuperare dal precedente impegno. E’ vero, anche le altre squadre di B hanno giocato tre partite ravvicinate. Ma noi le abbiamo ulteriormente compresse di un giorno ulteriore visto l’anticipo di ieri sera. E ci sono capitate proprio quando avevamo (abbiamo) tanti giocatori ai box o in fase di recupero.
Per questo confidiamo nelle quasi 24 ore in più a disposizione per preparare la partita con il Brescia per rivedere almeno il Novara che nella prima ora di gioco contro il Perugia aveva ampiamente convinto.
Sono molto lucido e concreto nell’analisi delle cose e ritengo che in questa fase della stagione si debba procedere per “step”, senza mischiare troppo obiettivi diversi né tantomeno strategie presenti e future. Il primo traguardo da tagliare è quello del raggiungimento della salvezza matematica (che tale ancora non è perché dietro, Latina e Pisa a parte, non ci sono squadre allo sbando, tutt’altro). Quando l’avremo centrato… potremo buttare un’altra occhiata ad ottavo (e terzo) posto per capire se ci sono ancora delle chances concrete per regalarci un sogno simile a quello della primavera di un anno fa… Se e quando anche questo obiettivo sarà sfumato… allora potremo davvero dedicarci a progettare la stagione 2017-18 dando spazio soprattutto a giovani e calciatori motivati a conquistarsi la riconferma. Affrontare le “affamate” Brescia e Cesena ancora “scarichi” dal punto di vista mentale e fisico potrebbe risultare pericolosissimo.
Massimo Barbero
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