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domenica 11 giugno 2017 - 10:36
di Massimo Barbero

Due anni fa, di questi tempi, una domenica verso mezzogiorno, mi ero spinto a Novarello ad assistere ad una partita play off dei nostri Allievi contro il Gubbio. Ero abituato, all’epoca, al calcio “di attesa” di Toscano ed a quello, sempre tatticamente ineccepibile ma altrettanto prudente, della Primavera (o Berretti) di Gattuso. Così rimasi incantato dal modo in cui i nostri azzurrini erano scesi in campo. A dispetto del successo per 2-1 ottenuto all’andata, si erano buttati subito all’assalto dei malcapitati avversari a cui avevano concesso tregua soltanto dopo il rassicurante 4-0 maturato già all’intervallo. “Che ci sto a fare qui? Sono troppo più forti…” aveva commentato a pochi metri da me Carlo Jacomuzzi. Sulla fascia Agyemang sembrava una furia inarrestabile, davanti Besuzzo e Bollini si muovevano in maniera quasi perfetta, in mezzo Collodel era un implacabile cacciatore di palloni, sempre attento a tenere la posizione giusta ed a richiamare i compagni. Soltanto portiere e difensori “puri” non potevano essere giudicati fino in fondo a fronte di cotanta superiorità dalla metàcampo in su.  In ogni caso mister Terni aveva saputo dare motivazioni straordinarie e sincronismi da grande squadra a quel gruppo di ragazzi che si sarebbero laureati Campioni d’Italia poche settimane più tardi. D’accordo, si trattava solo di Lega Pro… ma almeno in quel contesto di 60 club di categoria il Novara poteva fregiarsi di avere schierato i migliori 1998 e 1999 d’Italia.

Frattini, Guatieri, Archita, Sana, D'Astoli, Bove, Collodel, Agyemang, Besuzzo, Trabuio, Tordini, Di Benedetto, Dragone, Lattarulo, Campus, Corioni, Confortini, Pici, Penna, Bollini… Sono i nomi dei giocatori andati a referto contro la Reggina in finale. Molti di loro disputarono anche la finale di Supercoppa due giorni dopo contro la Roma (Campione d’Italia assoluta) perdendo soltanto per 1-0 su rigore trasformato dal celebrato Marchizza, dopo aver sbagliato un penalty in apertura….

A due anni di distanza da quella sera, avete visto qualcuno di questi ragazzi (ormai diciannovenni) debuttare in serie B con la maglia del Novara? A farlo sono stati altri elementi del 1998 acquistati successivamente quali Lukanovic, Chajia, Nardi… Degli “eroi di Chianciano” il solo Bove (difensore centrale) potrebbe essere gratificato da una convocazione per il ritiro con la prima squadra il prossimo luglio. Agli ex compagni rimarrà, nella migliore delle ipotesi, la chance di un prestito nella speranza di poter tornare presto alla casa madre con ben altre credenziali.

Le dichiarazioni di Massimo De Salvo circa la necessità di attingere con sempre maggiore convinzione alle risorse del vivaio ci impongono di guardare a quello che avviene nel nostro settore giovanile con interesse crescente. Gli scudetti (e gli altri risultati di rilievo) danno certamente lustro alla bacheca, ma se nulla rimane attaccato in prospettiva prima squadra… poco aggiungono in termini concreti al nostro futuro prossimo.

Il discorso fatto per gli Allievi Campioni nel 2015 potrebbe essere riproposto per i due tricolori conquistati dalla Berretti. Steni, Francesca, Frigerio, Piccolroaz, Baldan, Coubronne, Montesano, Artaria, Bianchi, Federici, Priviero, Beltrame, Asiedu, Gilli, Bellich, Gnaziri, Panzeri… Sono i nomi di coloro che ci fecero esultare al “Piola” nella finale contro il Rimini del 2010. A loro vanno aggiunti Balzaretti (squalificato nella finale) e Branca.  Di questi (a parte Coubronne che era già un giocatore della prima squadra) il solo Panzeri ha esordito (per qualche minuto) in B, mentre Bianchi, dopo svariati prestiti, è stato protagonista nella scalata del 2014-2015 dalla Lega Pro. Beltrame invece è stato ceduto per una cifra non trascurabile, Branca potrebbe salire in serie B con i grigi sabato prossimo. Gli altri si sono smarriti prima di avere una reale chance in azzurro. Va tenuto conto peraltro che la successiva, immediata, promozione in A rendeva il salto troppo grande per poter vedere qualcuno dei vincitori del campionato “Berretti” 2010 subito nella rosa di Tesser.

Poche prospettive anche per i trionfatori di Salò 2015 contro l’Aversa Normanna. A parte Montipò, Beye e Schiavi che già facevano parte in pianta stabile del gruppo di Toscano… che fine hanno fatto Migliavacca, Davighi, Augliera, Villanova, Pisoni, Parravicini, Torregrossa, Ramponi, Salvatore, Pegorin, Li Gotti, Nava, Antonielli, Parol? Qualcuno di loro ha giocato nella stagione appena conclusa in Lega Pro… con poche prospettive di un ritorno in azzurro. Anche qui vale il discorso di un gap tecnico comunque rilevante tra il livello del campionato Berretti 2014-15 e quello della serie B che avremmo dovuto affrontare da neopromossi.

Sta di fatto che tra gli ultimi ragazzi lanciati in prima squadra (in attesa dell’auspicabile esplosione definitiva dei vari Lukanovic, Chajia e Nardi) vi sono Vicari prelevato dalla Berretti del Taranto, Manconi scovato quando già giocava in prima squadra in Eccellenza nel Villanterio e Bruno Fernandes che a Novarello è rimasto, in tutto, poco più di un anno.

Nulla di male, per carità, è prassi consolidata dei club di vertice del calcio italiano ormai assicurarsi giovani “già pronti”, cresciuti altrove e semplicemente da lanciare, a seconda dei meriti, tra Primavera e prima squadra. Però sarebbe un peccato non sfruttare adeguatamente il grande lavoro svolto sin dall’attività di base. In autunno sono andato a sbirciare un’amichevole Novara-Reggiana 2005 ed a parte il dettaglio di… Danny accompagnatore… sono rimasto positivamente colpito da disciplina dei ragazzi ed organizzazione tattica in campo. Non si lascia davvero nulla al caso da qualsiasi punto di vista. Eppoi c’è il fattore strutture. Novarello può e deve fare la differenza soprattutto sotto questo aspetto, più ancora che riguardo ai risultati della prima squadra. Investendo su un centro sportivo del genere già nell’estate di dieci anni fa… il Novara ha davvero precorso i tempi, anticipando di gran lunga quello che quasi tutti gli altri club italiani stanno provando a fare adesso, con colpevole ritardo.

Senza dimenticare il senso di appartenenza. All’ultimo Novara, più ancora che limiti caratteriali e tecnici tutti da discutere, mancava soprattutto quello. La gente, al di là dei risultati, si è identificata meno del solito in una squadra che aveva ceduto, tutti assieme, Gonzalez-Buzzegoli-Faragò, ovvero gli ultimi reduci dell’incredibile sequenza di montagne russe (play off-retrocessione-promozione-play off) cominciate nell’anno della “remuntada”. Anche molti giocatori in campo davano la sensazione di sentirsi “di passaggio”. Professionisti sì, ma comunque con contratto a tempo.

Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, per i giovani. Perché Paolino Morganti ogni anno strappava regolarmente la maglia da titolare che in estate avevamo attribuito, a turno, ai maggiormente quotati Giansante, Nicoletto, Serao o Virga… e chi più ne ha più ne metta? Perché per lui ha maglia azzurra era qualcosa di speciale, che lo portava in campo a tirare fuori, in maniera superiore alla media, carattere ed orgoglio. Bruno Fernandes, talento formidabile, invece parlava già della sua cessione in A la sera del 6-0 a La Spezia, alla sua quinta partita da titolare in B. D’accordo i tempi sono proprio cambiati (vedi il tormentone Donnarumma-Milan) ma volete mettere l’atteggiamento tenuto nelle difficoltà (leggi retrocessione o semplici critiche e panchine) da Paolino Faragò (che al termine del primo campionato Primavera con Gattuso sembrava ai margini del gruppo) con quello di Manconi e Vicari, per quanto impeccabili dal punto di vista professionale? Adesso (Montipò a parte) un po’ di cuore azzurro lo porta in campo Dickmann che, non a caso, è arrivato al Novara quando aveva appena 14 anni. Non si può pretendere lo stesso attaccamento alla maglia da chi è stato dirottato a  Novarello solo da pochi mesi. Ben vengano talenti da ogni parte del globo, ma non sarebbe crescere uno zoccolo duro, se non proprio di ragazzi novaresi di nascita, quantomeno di elementi che si sentano “azzurri dentro” per l’esperienza maturata nel corso degli anni.

L’ultima considerazione riguarda il valore della nostra Primavera 2016-17. La classifica finale è decorosa (ma non certo esaltante) e la serie conclusiva di sconfitta non depone certo a favore di una crescita in corsa dei ragazzi impiegati. Non è questo però il punto. Nel 2012, nel tragico pomeriggio della morte di Morosini a Pescara, a Novarello ero rimasto colpito dalla prestazione di un certo Faragò contro la Fiorentina Primavera di Semplici. Due anni più tardi mi avevano incantato le giocate di Nico Schiavi contro il Bologna e la progressione irresistibile di Dickmann nei play off con il Palermo. Quest’anno ho visto un paio di partite dal vivo e ne ho sbirciate altrettante in tv, ma non sono stato altrettanto folgorato dagli elementi in procinto di approdare alla prima squadra. Ad onor del vero, Chajia mi è piaciuto di più negli scampoli di gara giocati in B che non contro l’Inter di Vecchi al “Piola” quand’era stato impiegato in un ruolo di esterno che gli imponeva anche grande sacrificio.

Tutto questo per dire… che i tecnici dovranno vagliare con  meticolosa attenzione il materiale a disposizione in vista di un travaso, più o meno importante, nella rosa che dovrà difendere la categoria nel prossimo campionato cadetto. Fin troppo scontato aggiungere che la B non permette salti nel vuoto… Avendo assistito soltanto a poche partite della nostra Primavera 2016-17… non posso che fidarmi delle valutazioni degli addetti ai lavori e rimandare ogni giudizio a quando la nuova squadra azzurra comincerà davvero a prendere forma… L’importante è che dalla “cantera” alla prima squadra si lavori su un progetto comune e condiviso verso l’ unico grande obiettivo di rendere sempre più attrezzata ed importante la nostra società e di conseguenza la nostra squadra del cuore… Forza Novara sempre!!!

PS: “chiudo con questa piccola storiella chiedendo a Barbero un editoriale sui retroscena del "suo" allenatore, difeso a spada tratta prima...e ora?”

Boscaglia non è più da quasi due settimane l’allenatore del Novara e polemiche e ripicche “postume” da parte di addetti ai lavori (poco eleganti, in verità, esattamente come consideravo tali le parole di sponda bresciana dello scorso dicembre) non valgono davvero un altro editoriale intero… Però il messaggio postato qualche giorno fa da “Pannocchia 75” merita certamente, per reciproca educazione, una risposta.

Personalmente non ritengo il presunto colloquio Boscaglia-Sagramola una scorrettezza (tantomeno se avvenuto alla luce del sole di Novarello). E’ nella logica delle cose che un allenatore in scadenza di contratto si guardi intorno e, con tutta la buona volontà del mondo, non riesco a vederci nulla di cui sorprendermi, o peggio, indignarmi.

Dunque non ho cambiato idea sulla vicenda Boscaglia, se non sotto l’aspetto delle motivazioni. Se il primo a non essere convinto circa una sua conferma era proprio il mister appena tornato alle “rondinelle”… allora ne convengo che sia stata certamente buona cosa che le strade si siano divise per tempo.

Quanto al fatto che Boscaglia fosse il “mio” allenatore… lo era esattamente al pari di Toscano e Baroni di cui avevo chiesto la conferma nelle estati precedenti, in verità con toni ancora più perentori di quanto fatto nelle scorse settimane. In nome soltanto di una continuità che evidentemente a Novarello non è di casa.

Massimo Barbero

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