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lunedė 12 giugno 2017 - 06:00
4° puntata: 12 giugno 2011 Novara-Padova 2-0

Non ci crederete, ma delle quattro vigilie play off questa per me, chissà perchè, si rivela la meno sofferta. La mia paura più grande era che qualcuno o qualcosa spezzasse il nostro sogno prima del tempo. Sarebbe potuto accadere anche a Padova in caso di netta vittoria dei biancoscudati malgrado ci fosse ancora un ritorno da giocare in casa. Ora so che non potrà più succedere. Ci porteremo nel cuore il nostro sogno, intatto, fino alla fine. Fino alle 22.30 di domenica 12 giugno o giù di lì. Poi conosceremo il nostro destino, ma avvicinandomi agli anta… ho già imparato che il momento in cui immagini una cosa… si rivela persin più bello di quando la raggiungi davvero.

Sta di fatto che il pomeriggio della vigilia decido di non ricorrere nemmeno al solito pellegrinaggio a Madonna del Sasso. Come avevo fatto il giorno prima di Fiorenzuola ed il giorno prima della finale con l’Alto Adige (e come farò il giorno prima di Lumezzane). Stavolta vincere sarebbe fantastico,  ma perdere non sarebbe un incubo come quando in palio c’era la C1, o peggio la C2.

Così bivacco in Comune con un amica che attende di essere “ripescata” per un posto da scrutatrice nei seggi di chissà quale referendum. Da lì in Piazza Sacro Cuore per vedere la sposa Silvia, tifosissima bianconera ed in parte anche supporter azzurra. Vista la “location”, agli invitati vengono offerti dei coni gelato. Mi intrattengo a parlare con Giovanni Morani. Aveva pronosticato la promozione in B il 25 aprile contro la Cremonese e quest’anno prima del derby con il Toro aveva profetizzato il Novara in A. Vuoi vedere che ci azzecca anche stavolta?

A partire dalla serata del sabato cerco di ripetere esattamente le stesse cose fatte nel week end della semifinale con la Reggina: una birra con gli amici dalla Rosi, la benzina al distributore automatico della settimana prima, gli accrediti ritirati alla stessa ora, rileggere le parole scritte da Tosatti dopo Italia-Brasile al “Sarrià”, la passeggiata da Olengo a Sozzago con annesso caffè al Circolo come la domenica precedente quando il cielo era pieno di nubi. Anche Gianluca Scaduto è sulla stessa lunghezza d’onda e mi chiama più o meno alla medesima ora di sette giorni or sono…

La sera del sabato, prima di addormentarmi, avevo letto il capitolo del libro  “Andiamo a Berlino” in cui Caressa racconta la sua notte prima della finale Mondiale. Nelle parole del telecronista di Sky convivono la consapevolezza che le sensazioni della vigilia sono persino più belle ed intense di quelle che proverai il grande giorno. E la certezza che in caso di sconfitta non rimarrà più nulla da raccontare, né da celebrare. In Italia una finale persa è sempre e comunque un fallimento. O quasi.

Al ritiro degli accrediti mi imbatto in un noto giornalista novarese che di calcio si occupa ormai di rado e che al “Piola” si vede solo nelle grandi occasioni. Interista sfegatato, non ha mai condiviso il mio di essere esageratamente tifoso della squadra per cui scrivo. Una volta in C2 ci siamo “beccati” perché in conferenza stampa lui voleva far dire a tutti i costi a Mario Belluzzo allenatore della Pro Patria (che non ne aveva la minima intenzione) che per i “tigrotti” c’era un rigore non fischiato. Stavolta ha pronta la sentenza: “Stasera vinciamo, ma non so poi come la mettiamo con il calcioscommesse”. Alla mia replica che le voci su Rubino si sono già sgonfiate il giorno dopo la loro pubblicazione… risponde: “Ecco tu minimizzi sempre…”.

Sono ottimista. Non so perché, ma sono ottimista. Stavolta nel consueto scambio di battute con l’avvocato Antoniazzi è il mio illustre collega ad essere meno propenso a credere in una vittoria azzurra: “Ho paura di non farcela Barbero. Loro giocano davvero bene…”.

Ecco dal mio editoriale “postumo” dove traevo auspici così tanto positivi:

“Questione di episodi, ma se quello che era accaduto fino a ieri alle 20.44 aveva un senso… non poteva che finire così… Lo ripetevo al mio cuore in subbuglio nelle interminabili ore della vigilia… Quel gol di Rigoni allo scadere non poteva rimanere soltanto la prodezza dell’ultima illusione. Il Padova la sua fetta di serie A se l’era guadagnata (grazie a due spareggi) a metà degli anni novanta. Stavolta toccava a noi… ce lo meritavamo… per la lunga attesa… ma soprattutto per un biennio stupendo, sempre nelle prime tre posizioni della classifica.

E poi scusate… nel 2003 avevamo eliminato proprio Sensibile (Pro Sesto) in semifinale e Tesser-Bertani (Alto Adige) in finale… Il cammino di questo Novara mi ha ricordato, più volte, quello del Novara di Foschi… Un girone d’andata disputato a ritmo straordinario, la flessione nel ritorno accompagnata dalle stesse dietrologie.

L’impennata d’orgoglio finale, che vale almeno la pole position nei play-off… Gonzalez che smette di segnare come aveva fatto Egbedi (ma Pablo l’ha messa anche nella notte decisiva…), Gemiti che rientra miracolosamente da un infortunio per la semifinale di ritorno come era accaduto a Polenghi…”

Tutto vero, ma anche il Padova aveva freschi precedenti favorevoli a cui aggrapparsi. Sia nella finale play off del 2009 con la Pro Patria che nei play out 2010 con la Triestina aveva ribaltato il risultato in trasferta dopo aver pareggiato in casa. Proprio come è successo giovedì sera. Stavolta siamo alla vigilia della festa patronale di Sant’Antonio che potrebbe colorare la città veneta di biancorosso come mai era accaduto in passato. Eppure il venerdì precedente la sfida di ritorno il presidente Cestaro aveva diffuso un comunicato un po’ strano, dal tenore: “Grazie a tutti… Comunque vada ci riproveremo…” Insomma, non proprio un grido di battaglia come ci saremmo aspettati.

Sta di fatto che arrivo allo stadio praticamente in trance. Di solito ricordo tutto. Delle trasferte, dei pranzi pregara, negli ultimi delle chiacchiere circumnavigando la curva con gli amici Luigi e Loretta. Tutto, tranne quello che è successo la sera del 12 giugno quando evidentemente non ero completamente in me.

Prima del fischio d’inizio di Guida ci sono due segnali, opposti tra loro, a farmi sobbalzare. Quello positivo è l’incontro con i Balosso, Marco e papà, esattamente come prima della partita con la Reggina (e come accadrà a Lumezzane). Quello negativo è che io e Paolo Molina siamo stati “sfrattati” dalla nostra cabina (probabilmente per la presenza del telecronista Mediaset che di solito commentava “da tubo”). Dobbiamo far la radiocronaca in piedi, dietro alla tribuna stampa perché da seduti avremmo la ringhiera davanti ad ostruirci la vista. Così impalliamo gran parte degli spettatori che occupano il settore in alto della Tribuna. Sono loro i destinatari degli ultimissimi biglietti, grazie ad una deroga speciale. La gente capisce e non ci manda a quel paese. Per molti più che vedere l’importante è vivere certe sensazioni.

Poco prima delle 20.45 le squadre entrano in campo tra un tripudio di sciarpe biancoazzurre. Anche i tifosi del Padova fanno la loro bella figura mentre Abodi sfila accompagnato dai presidenti Accornero e Cestaro che sventolano, orgogliosi, le rispettive bandiere.

Si comincia! La mia cronaca è subito turbata da un sms della zia che da casa mi scrive: “non si sente la radio”. Che devo fare?  Mi impappino, poi cerco lo sguardo di Ugo Ponzio che mi rassicura.  Il Novara è in formazione tipo. Bertani, al rientro dalla squalifica, non vede l’ora di risolvere la sfida ed impegna Cano da fuori. Poco prima del quarto d’ora accade quello che tutti avremmo sognato: Bertani vorrebbe servire Gonzalez, la palla però arriva a Cesar che pasticcia regalando la sfera all’argentino, la progressione di Pablo è irresistibile ed il centrale ospite lo atterra. Sono istanti infiniti. Che cartellino tirerà fuori l’arbitro Guida? Allo sventolare del rosso le proteste dei giocatori biancoscudati appaiono poco convinte. Esattamente come quelle degli azzurri che poco prima chiedevano il calcio di rigore. Sta di fatto che avremo un bel vantaggio. Il Padova dovrà giocare in dieci 75 minuti di partita più gli eventuali supplementari!

Seguo il successivo calcio di punizione già rinfrancato. Mi aspetto che da lì a provarci sia Rigoni con una conclusione a scavalcare la barriera. Invoco una sua prodezza nella stessa porta del gol capolavoro con la Reggina. Invece Marco si allontana, si spinge in area… Rimangono Porcari, Lisuzzo e… Pablo che azzecca l’angolino con un sinistro preciso e potente.

“Goooooooolll!!!!” grido più volte prima di aggiungere finalmente il nome del marcatore con la consonante finale del cognome che diventa impropriamente una z che mi resta attaccata nell’urlo. “E vaaaaaaiii!!!” mi accompagna nel grido Paolo che guardo più volte, come a dire: “ma è tutto vero?” Non ricordavo un gol su punizione dai tempi di Daniel Bresciani… che ci aveva regalato una prodezza fondamentale con il Pizzighettone ed un’altra decisamente meno importante in una sfida platonica con il Sassuolo di Allegri già promosso.

Le belle sorprese però non sono ancora finite. Il team manager del Padova alza la lavagnetta con il numero 92. Stropiccio gli occhi, felicemente incredulo, prima di annunciare in radio l’uscita di El Shaarawy che ha già terminato la doppia sfida con il Novara senza segnare neanche un gol.

Poco dopo però mi sovviene un cattivo pensiero che tengo tutto per me: due anni prima il Padova ha vinto a Busto la finale di ritorno dei play off dopo aver giocato per oltre un tempo in dieci. E se ricapitasse? E se l’amaro destino fosse la (giusta?) punizione per aver gufato allora contro la promozione in B dell’Aurora?

Paolo invece si allarma solo quando vede Guida sventolare un cartellino giallo per un’entrata abbastanza decisa di Rigoni a metàcampo. L’esperienza gli fa capire che la partita potrebbe girare nuovamente se restituissimo ai veneti la parità numerica. Non dobbiamo dare all’arbitro l’occasione per riportare la gara in dieci contro dieci!

Il Novara si accontenta di controllare la gara contro un Padova che si affida soprattutto a conclusioni dalla distanza. Fino al 43’ quando un’accelerazione micidiale di De Paula viene fermata dalla chiusura provvidenziale del “Sindaco”.

Nell’intervallo prendo fiato e mi siedo a riflettere. E comprendo finalmente quello che sto vivendo. In vantaggio di un uomo e di un gol in casa nostra in una gara in cui ci basterebbe anche il pareggio… siamo davvero ad un passo dalla serie A. Questo pensiero però lascia presto spazio ad una considerazione molto meno serena: guai a fallire un’occasione del genere… non ci asciugheremmo più gli occhi per il resto dei nostri giorni! Leggo anche un sms del mio grande amico “Pippo” Palermo che da Milano mi scrive “Sto ascoltando te. Non posso perdermi questa serata…”.

Il mio secondo tempo comincia con la consapevolezza e le inquietudini maturate nel lungo intervallo. Il Novara ha almeno tre occasioni “sporche” per il raddoppio: su colpo di testa di Marianini, a seguito di un triangolo Bertani-Morganella-Bertani, eppoi con un doppio tentativo dal limite di Rigoni. Ma adesso quando il Padova affonda lo fa in maniera convinta. All’8’ l’uscita di Ujkani anticipa Cuffa che si era presentato solo in area. Già al 9’ Tesser avvicenda Gonzalez con Drascek per uno schieramento più prudente. Paolo mi ricorda che quella a cui abbiamo assistito è probabilmente l’ultima partita in azzurro di Pablo già di proprietà del Palermo, ma non raccolgo l’assist. Sono troppo preoccupato per quello che ancora potrebbe accadere da lì ad un’ora. Ed onestamente non avrei tolto tanto presto un giocatore che sa essere determinante in contropiede. Uno striscione nei distinti “GorGonzalez” saluta il primo commiato novarese dell’attaccante di Tandil.

La paura è ancora tanta anche in campo al 24’ quando Renzetti anticipa Morganella, fa il tunnel in area a Lisuzzo e, dopo aver alzato la testa per cercare compagni in mezzo da servire, conclude sull’esterno dalla rete. Per fortuna il pericolo corso scuote davvero il Novara che si ributta in avanti. Sullo scatto di Rigoni un po’ tutti quanti malediciamo il movimento di Motta che gli va incontro anziché smarcarsi. Ed invece: “Rigoni va in slalom… Rigoni ci provaaa… gooooooool Rigoniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!” “Evvaaaaaaaaaaaaaaiiii”. Ora anche Tesser si lascia andare alla gioia mentre “Jimmy Fontana” è in piedi sulla ringhiera.

Cominciano ad arrivare i primi sms di congratulazioni… ma mannaggia a voi… mancano ancora venti minuti e con il 2-2 sarebbero supplementari. All’ingresso del vivace Dramè Tesser risponde con la roccia Centurioni. Rigoni sfiora il tris. Poi il Novara arretra a far muro. Conta solo quello adesso. Continuo a voltarmi indietro, a cercare lo sguardo rassicurante del padre del mio ex compagno di scuola Faber (oggi vignettista del “Fedelissimo”) come fossimo ancora al Liceo la mattina prima di un’interrogazione. C’è un mio cliente che non è mai venuto allo stadio e che adesso deve uscire perché il figlio si è spaventato per lo scoppio di un petardo. Accende la radio in auto e trasecola: “quel pazzo che urla così non può essere il  mio avvocato…”. Eppure dovessi rivivere adesso una situazione del genere urlerei tre, dieci volte tanto. Perché sto vedendo il mio Novara che perdeva con l’Ospitaletto ed il Brescello… tornare dritto in serie A… Ma vi rendete conto? E perché mai non dovrei urlare come un pazzo dopo quasi trent’anni di stadio ed annesse sofferenze? Entra anche Rubino per quella che ormai sembra davvero una festa.

Mi ero fissato un obiettivo: con il Novara in vantaggio nei minuti di recupero avrei passato la linea a Paolo Molina per ricambiare il favore che l’Amico mi aveva concesso l’anno prima con la Cremonese. Paolo ringrazia, ma non accetta: l’onore di proseguire resta mio. Fino all’ultimo calcio d’angolo, a recupero ormai scaduto: “Il pubblico scandisce i secondi, ma Guida farà battere l’ultimo corner… Non potrà bastare al Padova per segnare i due gol che gli servono” “Non ce ne frega nullaaaaaaaaa” aggiunge il mio collega. In questi casi un dilettante del microfono come non può permettersi di prepararsi delle frasi da recitare come un attore consumato perché gli uscirebbero un po’ finte e vuote. Deve improvvisare e basta: “Seriee AAAAAAAAAA…. Non è possibile… siamo in serie A!!!! Il Novara è in serie A!!!!”. Arriva anche Lello Matrone ad urlare con noi mentre Jean Paul Bonomi immortala la nostra gioia.

Prima della gara Pdl era stato categorico: al fischio finale, qualunque cosa fosse successa, avrei dovuto raggiungerlo all’istante per l’invio degli articoli al “Corriere”. Adesso non me la sento di staccarmi dal microfono… ma come per magia… il computer sospinto da tante braccia in festa… mi raggiunge direttamente in cabina, ricordandomi i pressanti doveri della carta stampata.

Interviene al microfono anche Danny Faranna, infischiandosene di essere un collaboratore della radio concorrente mentre io cito in diretta i tifosi di Falzè di Pieve che hanno portato il loro striscione nei distinti anche stavolta. Come facevano in C2 quando seguendo Bruno Gava si sono innamorati a tal punto del Novara da non lasciarlo più. Continuo a ripetere all’infinito di non andare a dormire, di festeggiare tutta notte… Dobbiamo gustarci fino in fondo un momento così!

Si scende verso il campo dove agli azzurri attuali si sono mischiati quelli che hanno lasciato la squadra a stagione in corso. Tra i prestiti di ritorno c’è “Ciccio” Evola cuore pulsante del Novara dal 2001 quando giocava nella “Berretti” ed aiutava Rocco Zoccali a mettere a posto le strutture. Passiamo davanti allo spogliatoio in festa e captiamo il coro dei nostri giocatori: “Quando conta non perdiamo…”.

Le interviste sono piene di frasi urlate e di dichiarazioni di rito. Insomma, più da vedere e da ascoltare che da raccontare ora. Soltanto Mds, malgrado i gavettoni ricevuti, non perde la misura: “Stasera festeggeremo fino a tardi. Ma domani dobbiamo metterci al lavoro per essere all’altezza di questa serie A che i giocatori hanno appena conquistato”. La priorità ora è riuscire a disputare tutte le partite al “Piola” come accadrà puntualmente.

Tra i “fuori onda” cito le parole di Jimmy Fontana che mi presenta alla moglie: “Lui è il più grande cuore azzurro in circolazione. Lui è il Novara!!!”. E quelle di Alex Pinardi che si porge in maniera estremamente simpatica: “Ciao, mi hanno parlato di te. So che sei la memoria storica. Ti volevo ringraziare per la misura con cui mi hai sempre giudicatp. E’ stato il mio anno peggiore e… mi ritrovo in serie A… incredibile!”.

Tra le auto che si dirigono verso il centro c’è quella che ospita il dottor “Mino” Fortina. Nessuno più di lui merita di godersi questo momento. Perchè c’è sempre stato, anche nei giorni di vento e tempesta, comunque a disposizione della società azzurra. Noi del “Corriere” improvvisiamo uno show al microfono degli amici Daniele Piovera e Gianluca Trentini che per “Vco Azzurra Tv”  copriranno il lunedì sera in prima serata colmando almeno in parte un vuoto sul piccolo schermo un po’ imbarazzante per la nostra città. Poi ci dirigiamo verso il centro con l’auto di Massimo Delzoppo.

In piazza ci sono tanti occasionali. Qualcuno urla “salta con noi Gigi Fontana!!!” a dimostrazione che allo stadio non c’è mai stato, ma pazienza… La festa è in Banca… Non vorrebbero farmi entrare. Gli amici sì, io no “siamo già in troppi” mi dicono all’ingresso, ma poi quando esce qualche persona anche la sicurezza cede. C’è Nico De Angelis che nel suo discorso ricorda il grande Dario Lorenzini che purtroppo ha già iniziato la sua battaglia impari con il destino. Eppoi si spinge un po’ troppo in là con i sogni: “Per la serie A mica possiamo varare un premio salvezza… Ci vuole qualcosina in più”. D’un tratto dalle scale sbuca Tesser. Ci abbracciamo forte ed è quello il momento più intenso della mia serata del 12 giugno 2011.

Arrivo a casa in piena notte e mi metto a rispondere agli sms. Poche ore di sonno e sono di nuovo in piedi. Porto il giornale alla nonna che mi chiede “Cosa ha fatto il Novara?” ed io saltellando le mostro la prima pagina de “La Stampa” che immortala l’abbraccio Tesser-Rubino.

La giornata “del dopo” scorre piacevolmente lenta e faticosa. C’è un avvocato tifosissimo del Napoli che è tutto affannato perché vorrebbe abbonarsi subito per non perdere l’apparizione di Cavani, Lavezzi e c al “Piola”… Provo a dirgli “è presto, devono valutare la capienza…” ma lui non si convince “Vado a Novarello a chiedere…”. In udienza il Giudice, dopo aver comunicato il lungo rinvio mi saluta così: “Ed adesso torni pure a festeggiare…”.

Mi concedo una “margherita” al “Santa Lucia” pieno di ragazzi che parlano solo del Novara mentre io ho gli occhi un po’ stanchi e persi nel vuoto. Lo storico piazzaiolo prova ad attirare l’attenzione dei presenti: “Ma sapete chi è lui? La voce storica del Novara sin dai tempi della serie C!”.

Già, la serie C… Tutto è cominciato da lì. Anzi dalla C2… Me ne ricordo inviando l’immancabile sms a Sergio Borgo che stavolta risponde in maniera meditata… Il testo sarebbe lungo e comunque non lo conservo più, ma il passaggio più significativo rimane quello in cui mi ha scritto: “la cosa che mi vanto di avervi dato… è la consapevolezza che sarebbe potuto accadere… quello che è successo ieri sera”.

Ecco l’attacco dell’ultima “opinione di Massimo Barbero” della storia di “Forzanovara”, forse la più letta:

“Che bello mettersi a scrivere l’articolo che sognavi da una vita! Almeno da quando ero ventenne e la domenica pomeriggio gli amici incollati su “novantesimo minuto” mi sfottevano, perché tornavo con il muso dopo l’ennesimo pareggio casalingo con il Tempio o la Centese…

Gli juvenmilaninteristi da salotto... non possono capire le emozioni che ti dà la tua “vera” squadra del cuore... quella che segui giorno per giorno, che rincorri in campi sperduti di provincia… sempre con in testa l’idea/sogno di una risalita così lontana ed invece comunque possibile…

Prima o poi doveva accadere…  la storia di 12 campionati di serie A non si cancella di colpo…

Eppure pareva che quasi tutti se ne fossero dimenticati in città… che avessero confinato il “vecchio cuore azzurro” nell’angolo dei ricordi, da tirare fuori solo per cavare qualche lacrima ogni tanto… Ma che invece il presente/futuro non ci appartenesse più… almeno non a certi livelli. Per questo il trionfo di stanotte è la vittoria più bella di chi non ha mai mollato…

Tra i tanti cito il grande Cesare Colombino che con l’inseparabile Luisa, ieri mattina, stava facendo il giro dello stadio a distribuire le sciarpette azzurre che avete visto sugli spalti…

E, permettetemi, per una volta, un grazie famigliare a mio padre. Per avermi trasmesso questa passione azzurra. Ma soprattutto per i tanti pullman organizzati con il “Forza Azzurri” da Ospitaletto a Fiorenzuola… quando non era così popolare essere tifosi del Novara Calcio…”

La chiusura invece era rivolta alla malinconica consapevolezza che tutto passa in fretta. Anche giorni bellissimi come quello che vi ho appena raccontato.

“Vorrei fermare il tempo… bloccare per sempre gli istanti magici del dolce risveglio che sognavo da bambino… Ed invece oggi è già domani. Bisogna programmare una serie A degna di una squadra che riesce a stupirci giorno per giorno… Forza Novara sempre!”

Massimo Barbero

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