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lunedė 03 luglio 2017 - 16:13
7° puntata: 20 settembre 2011 Novara-Inter 3-1

Il lunedì della vigilia il cielo su Novara evoca un autunno ormai imminente. La conferenza stampa di Tesser scivola via in un clima molto particolare. A noi solite “facce note” si sono aggiunti giornalisti di testate nazionali che forse abbiamo visto qualche volta in tv. E gli immancabili giapponesi al seguito di Morimoto…. Il programma è snervante per chi come me avrebbe un altro “vero” lavoro da onorare: conferenza stampa, visita guidata del “Piola”, pranzo a Novarello e finalmente… consegna delle tessere stampa. A me interessa solo e soltanto l’ultimo punto… per evitare complicazioni il giorno della partita. Me la cavo poco dopo le 15… quando sono riuscito a mangiare appena l’antipasto. Basta ed avanza... perché c’è già un cliente che mi aspetta davanti allo studio (guarda caso un assiduo frequentatore del “muro”) che mi accoglie con l’immancabile battuta: “tornato solo adesso da Cagliari?”.

Il vento della sera prima spazza le nubi e martedì 20 settembre 2011 sulla nostra città splende un bel sole ad accogliere il ritorno della serie A che mancava da più di 55 anni.

A turbarci però c’è un caso ancora irrisolto: la tessera mai consegnata a Jean Paul Bonomi. Il giallo viene finalmente svelato appena dopo pranzo: è stato direttamente il giornale per cui collabora a chiedere al Novara di ritirargli l’accredito stagionale (senza avere il coraggio di dirglielo di persona). Faccio un paio di tentativi per arrivare ad una mediazione (malgrado io scriva per una testata concorrente) ma non c’è nulla da fare: l’inviato di tantissime trasferte azzurre anche al Sud (che è stato persino a Madrid per seguire la finale di Champions della Beneamata) potrà vedersi Novara-Inter soltanto in tv.

Il pomeriggio scorre via faticoso tra le numerose telefonate di interisti dell’ultima ora che mi chiamano per avere un biglietto. All’ovvia risposta che non posso davvero farci nulla… qualcuno si scoccia, come se fosse colpa mia: “se volete uno stadio vuoto, contenti voi…”.

Meglio uscire, meglio incamminarsi verso lo stadio. Già, è un vero e proprio cammino il mio. Quasi un pellegrinaggio. Lascio la macchina nel mio garage di Via Magnani Ricotti e mi dirigo a piedi verso lo stadio. Per gustarmi fino in fondo quella città finalmente tutta colorata d’azzurro come l’avevo sempre sognata. Incrocio subito la signora Rubino con il primogenito che sorride e saltella felice, esattamente come quando papà titolare inamovibile segnava gol a raffica ed il Novara era il grande favorito di ogni partita da giocare in Lega Pro.

La mia cena è rappresentata da una piadina da consumarsi ovviamente nel locale del grande Max Palombo. Lì mi giunge una telefonata di una radio di Napoli per un collegamento in diretta. Profetizzo una facile vittoria della squadra di Mazzarri contro il Chievo… e la canno in pieno perché i gialloblu si imporranno con un centro di Moscardelli a venti minuti dal termine. Uno degli ospiti in studio, evidentemente un po’ distratto, mi scambia per Tesser e mi chiede: “Mister come imposterete la partita di stasera?”

La seconda tappa è rappresentata da un caffè al Bar Torino dei fratelli Tondina. Poi via verso lo stadio (da lì ed ancora lunga) con la fiumana azzurra che si fa sempre più compatta, vociante, speranzosa. Ci si saluta, ci si incoraggia, mammano che i cancelli si avvicinano.

Stavolta sono più incredulo che teso. Mi sembra di vivere qualcosa di irreale, inimmaginabile solo un anno e mezzo prima quando giocavamo ancora con il Pergocrema. La tribuna stampa mi somiglia ad un piccolo parco dei divertimenti. Ci sono personaggi che mai avrei pensato di vedere al “Piola”. Sotto a Paolo De Luca siede l’interologo Scarpini pronto a fare la tifocronaca. Sky ha schierato addirittura Caressa e Bergomi, Radio Rai il bravissimo Francesco Repice.

Mi concedo l’ultimo bisogno fisiologico… nel bagno posto nell’ultima fila della tribuna ed al riparo dal boato della folla ripenso ad un sogno che avevo fatto da bambino… Avevo circa 10 anni… forse la febbre alta… ed avevo sognato, con dovizia di particolari, un campionato di serie A da vivere dai distinti del mio stadio dove andavo a vedere la C2 ogni due settimane. Mi ero svegliato soddisfatto, ma un po’ amareggiato perché la realtà si chiamava Fanfulla. Ora ci siamo… ci siamo davvero! Mi tornano in mente le parole di Michele Zanetti, interista di Bologna, che un paio di settimane prima al mare mi aveva detto: “Sono esaltato io per te… all’idea che dovrai commentare certe partite del Novara! E tu?”

Ci siamo! Ovviamente c’è l’inseparabile Paolo Molina al mio fianco. Dalla cabina Mediaset si sporge Marco Foroni che con l’umiltà che solo i grandi sanno avere non esita a chiedere un’informazione al collega di una testata locale, nello specifico certamente più ferrato sull’argomento: “Vero che la curva del Novara si chiama Curva Nord?”.

Il Novara attacca inizialmente proprio sotto la Curva Nord per sfruttare fino in fondo l’effetto fattore campo. Tesser ha adottato degli accorgimenti per proteggere la corsia destra, la più fragile nelle prime due partite: sulla fascia c’è Dellafiore, davanti a lui Porcari con Radovanovic. Il rifinitore è Mazzarani con Meggiorini, recuperato a tempo di record dal guaio muscolare di Verona, a far coppia con Morimoto.

L’Inter ha una formazione non facilmente decifrabile all’inizio. In realtà è un 3-4-3 con la sorpresa di Castaignos dal primo minuto. Gasperini vuole giocarsi il tutto per tutto con il suo modulo, forse con gli uomini che gli danno maggiori garanzie, al di là dei nomi. Comunque in campo ci sono Sneijder e Milito, grandi protagonisti nella vittoria in Champions di soli 16 mesi prima. “Oh ma che c… fa… il Novara in A… ma che c… fa” urlano dalla curva ospite pregustando una facile vittoria esterna, la prima di quel campionato.

Invece sui Campioni del Mondo in carica si abbatte la furia del Novara che fa a fare pressing su ogni pallone mandando in cortocircuito le poche certezze degli ospiti. Passano pochi secondi quando un retropassaggio sciagurato di Nagatomo libera Meggiorini, Julio Cesar si salva con il corpo. Sull’angolo successivo pennellato da Mazzarani la palla non si insacca per un nonnulla con Paci che sfiora soltanto la deviazione aerea.

Meggiorini e Morimoto corrono come degli indemoniati, con un atteggiamento che raramente rivedremo nei successivi mesi in azzurro. Mazzarani sembra un Simone Motta con un po’ di anni in  meno ed un pizzico di qualità in più.

E l’Inter? Aspetta che passi la buriana affidandosi a qualche tiro dal limite di Forlan e Sneijder. Ad otto minuti dal riposo arriva il meritatissimo vantaggio azzurro: Porcari riesce a liberarsi del pallone malgrado un netto fallo ai suoi danni, la sfera arriva comunque a Mazzarani che la porge a Meggiorini per l’immancabile gol dell’ex. Esaurito l’urlo… si avvicina alla cabina Ugo Ponzio per mimare un fazzoletto, memore delle lacrime del post Novara-Reggina. Ma stavolta è ancora lunga, bisogna portare a termine l’impresa, altrimenti di tutto questo non rimarrà nulla. Nel pomeriggio sul nostro “muro” un tifoso azzurro aveva scritto qualcosa del genere: “cosa non darei per passare almeno in vantaggio, per sentire il boato del “Piola” in una situazione del genere…”. Ci siamo, ma non abbiamo ancora fatto nulla…

Durante l’intervallo scattiamo una foto con Fabio Caressa che più che un grande Novara vede una piccola Inter, in conflitto con il proprio allenatore, ingaggiato dopo l’improvvisa partenza di Leonardo. Anche su Mazzarani (che ha seguito nel Mondiale Under 20 del 2009) è parzialmente scettico: “E’ bravo, ma è romano…” dice con una punta di autoironia.

Adesso la tensione sale. Gasperini non ci ha pensato due volte a cambiare i “fantasmi” Forlan (che differenza rispetto al Mondiale 2010!) e Castaignos con Pazzini e Obi. L’Inter ci prova subito con Nagatomo, ma è il Novara ad avere la grande occasione per il raddoppio. Mazzarani va via benissimo a Cambiasso, ma poi spreca tutto con un tiro troppo banale per sorprendere Julio Cesar. La mia radiocronaca si fa spezzettata, sofferta. Temo che le energie spese in un lavoro sfiancante possano costare tantissimo al Novara nell’ultima mezzora.

Lo pensa anche Tesser che sostituisce tre giocatori nel giro di soli sei minuti come gli è capitato di rado: entrano Giorgi, Marianini e Jeda al posto di Meggiorini, Radovanovic e Mazzarani. Pure Gasperini esaurisce presto i cambi con l’inserimento di Zarate in luogo di Snejider. Una scelta che gli costerà cara perché Ranocchia si farà male a sostituzioni finite e rimanendo in campo menomato (tra le beffe dell’amico Beck immortalato in diretta tv) non si rivelerà certo utile alla causa.

L’Inter ha quasi costantemente il pallino delle operazioni, ma è il Novara a sfiorare ancora il raddoppio. Sugli sviluppi di un corner è Lucio a deviare accidentalmente la botta di Porcari che sembrava destinato in porta. Poco prima della mezzora Julio Cesar respinge in qualche maniera un bel tiro di Giorgi. L’azione la racconta Paolo Molina perché in quel frangente mi stavo… strozzando con un goccio d’acqua… Approfittando di una pausa pubblicitaria mi ero bagnato la bocca, ma per la fretta di riprendere a parlare avevo combinato il pasticcio. L’amico Paolo prende in mano la situazione ed osserva: “Prima del fischio d’inizio mi sarei accontentato di una bella figura… ora, per come si è messa, voglio proprio vincerla”.

Poco dopo la mezzora è Pazzini ad avere l’occasione migliore, ma il suo diagonale si perde a lato. Ed a cinque minuti dal termine arriva il raddoppio azzurro: Morimoto porta a spasso un claudicante Ranocchia che lo ferma con un po’ di mestiere (forse troppo mestiere). Per Bergonzi è rigore ed espulsione. Un’interpretazione finanche esagerata… ma chissenefrega. Dal dischetto va Marco Rigoni… ed io racconto l’esecuzione con apparente freddezza: “parte il nostro numero 10… gooooool!!!!” Sembra davvero fatta ed anche Paolo si lascia andare all’ottimismo… ricordando che Tesser potrebbe vincere la sua prima partita in serie A da allenatore contro quella che è da sempre la sua squadra del cuore. Non fa tempo a dirlo che Giorgi combina un pasticcio rinviando palla in area come sin dall’oratorio ti insegnano a non fare mai. Cambiasso ringrazia e firma il 2-1.

Mancano pochi secondi al recupero, ma anche un Inter in dieci può far paura. La mia voce si fa tremolante, temo la beffa. Scarpini azzarda in diretta nei confronti del pubblico novarese: “Tutti zitti adesso??? Di colpo non fiata più nessuno…”. Non c’è tempo per spaventarsi davvero… Morimoto difende bene palla sulla bandierina tocca per Giorgi che va al tiro, sulla respinta di Julio Cesar Rigoni fa 3-1 per l’apoteosi del “Piola”, il momento più bello di sempre: “E sono tre!!!! E sono tre!!!” urlo all’infinito.

Fermiamoci un attimo… per ricordare che in quest’istante tra le gente esultante… c’è la festa tutta particolare, sofferta e dolorosa, di Walter Vannucci, autentico cuore azzurro, fino alla fine. In quella magica serata pochi ovviamente sapevano che sarebbe stata l’ultima per un tifosissimo che non mancava mai. Nemmeno in C2, nemmeno quella sera quando sapeva di combattere una battaglia impari contro il destino. Non importa come sia finita quella partita e quel campionato. Almeno in questo momento è vera gioia. Per tutti noi e, mi piace pensare, lo sia stato anche per l’amico Walter. Ancora per una sera.

Qualcuno preso dall’entusiasmo esagera. Il pur civile botta e risposta tra Fabio Leonardi e Massimo Moratti all’uscita non è francamente da prendere ad esempio. Un Presidente sconfitto va comunque rispettato, almeno in tribuna d’onore, specialmente se è un Presidente appassionato come il petroliere che tanto ha dato all’Inter. Io stringo la mano a Beppe Bergomi con stima sincera mentre Milly Moratti invita Caressa: “Fabio esci con noi… così eviti la confusione”.

Il destino di Gasperini sembra segnato. Ma noi dobbiamo solo pensare a goderci questa notte indimenticabile. C’è un divertente botta e risposta a distanza tra Lisuzzo e Paci. Il “Sindaco” fa un po’ lo sborone: “Giocare contro queste grandi squadre è persino più facile per noi…”. Il collega marchigiano (che di A ne ha vissura parecchia) non è per niente d’accordo: “Contro gli squadroni bisogna fare la partita perfetta. E talvolta non basta nemmeno…”

De Salvo risponde per le rime ad un delegato di Lega che gli fa notare che la “zona mista” non è conforme alle regole… “Ma come? Io metto uno stadio a norma in meno di due mesi… per poter cominciare il campionato in casa… e voi mi venite a fare osservazioni del genere?”. Già per la successiva partita casalinga sarà tutto sistemato. Molina gli fa notare che anche l’Inter è arrivato a Novara nel momento migliore (per noi) come succede quasi di regola da un paio d’anni a questa parte: “Non mi chiedo mai perché capitino le coincidenze fortunate… prendo atto che son capitate e basta” suona più o meno così la risposta dell’AD azzurro che sa bene che non sempre potremo avere il vento a favore.

La serata è ancora lunga. Vado a bere una birra al Bar Torino dove c’è Andrea che sfotte il superinterista Ciccio. Ci incantiamo davanti alla replica del primo tempo diffusa da Mediaset. Luca mi riaccompagna verso lo studio… stavolta in auto… perché comincia a fare freschino e la maglietta non basta più. L’estate sta finendo e con essa il periodo dei sogni per il Novara.

Non ho ancora sonno. Salgo in ufficio e mi metto a scrivere l’editoriale. E prima di addormentarmi guardo una replica di Qui Studio a Voi Stadio con Chirico nei panni del tifoso del Novara che si dispera per il gol fallito da Mazzarani.

Ecco l’inizio del pezzo scritto ben dopo mezzanotte, con una “media” in corpo:

“Da dove si comincia a raccontare una notte così?  Avevo scelto un “attacco” medesimo l’anno scorso dopo una delle partite con l’Atalanta. Quando avevamo battuto i nerazzurri al “Piola” ad ottobre mi era parso di toccare il cielo con un dito. Undici mesi dopo le maglie erano le stesse. Ma di fronte avevamo… l’Inter, la squadra che un anno fa era sul tetto del mondo… Negli stessi giorni in cui ci pareva  già di aver raggiunto il paradiso calcistico con la conquista di quella “serie B” che ieri sera i tifosi della Beneamata ci auguravano “a mo di dileggio” nel pregara”.

Massimo Barbero


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