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FIGURINE AZZURRE: Stefano Preti
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lunedė 25 settembre 2017 - 10:26
di Massimo Barbero

Dopo quasi 5 mesi la rubrica “figurine azzurre” riapre i battenti con la storia di un personaggio che ci ha tenuto a galla nei campionati più complicati. Il suo nome è stato espressamente richiesto da un tifosissimo azzurro, un signore milanese che incontravo sempre in tutte le trasferte in Lombardia e dintorni negli anni bui della C2 e che ancora oggi frequenta il “Piola”.
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Il nome di Stefano Preti balza agli onori delle cronache locali dopo un noioso Lumezzane-Novara che sembra sancire l’ormai certa promozione in C1 dei rossoblu della Val Trompia. A fine gara il presidente Armani, arrabbiato perché i suoi non ci hanno nemmeno provato, tuona: “Tutti dovrebbero giocare con la grinta che ha messo in campo Preti del Lumezzane, ha fatto un lavoro di un’intensità incredibile”.Gozio lo conosce bene in quanto è stato uno dei tanti giovani dell’Ospitaletto lanciati in prima squadra sin dall’era Maifredi. Nel Brescia però non è mai riuscito a trovare spazio e così si è ritagliato un’onesta carriera in serie C, vicino a casa. Dapprima al Palazzolo, poi in un Lumezzane sempre più ambizioso.

La rimonta ad opera del Novara di Frosio è un po’ anche la sconfitta di Stefano Preti che trova un po’ meno spazio nella corazzata rossoblu che l’anno successivo in C1 ci va per davvero. Il ritorno ad Ospitaletto però è davvero amarissimo perché il ciclo magico degli arancioni è proprio finito e la retrocessione tra i dilettanti inevitabile.Nell’estate del 1998 Gozio fiuta l’affare e grazie ai buoni rapporti conservati con l’intera famiglia convince Preti ad allontanarsi finalmente da Brescia per tentare l’avventura in azzurro. Come seconda punta però paga un difetto di non trascurabile importanza: segna davvero con il contagocce. In tutto non è arrivato a realizzare nemmeno una ventina di reti in ormai 10 campionati da professionista. Il suo miglior bottino rimane quello della stagione appena conclusa: 4 centri nell’Ospitaletto.L’emergente Tedino così ha la grande intuizione: quello di sfruttarlo come esterno di centrocampo in un 4-4-2 molto offensivo. Un ruolo destinato ad esaltare la sua generosità, senza mortificare le qualità di attaccante di manovra.Davvero un’idea azzeccata! Stefano convince sin dalle prime amichevoli agostane.

A Solbiate una sua inzuccata ci evita l’amarezza di un 1-1 in amichevole con la formazione del simpatico Massimo Venturini.Il primo gol davvero pesante però lo segna in campionato allo “Speroni” di Busto Arsizio. E’ il 27 settembre, ma tira già una brutta aria perché dopo l’esaltante successo iniziale sul Pontedera, in una domenica di tifo ed entusiasmo, abbiamo perso ben 4 partite di fila: 2 in campionato contro Spezia e Voghera e 2 in Coppa, ininfluenti ai fini pratici ma dannose per il morale, contro Borgosesia (a Biella) e Pro Vercelli in casa. Quando Mezzini già al 13’ porta in vantaggio i “tigrotti” del ds Gigi Abbate si teme il peggio. Invece al 23’ Preti rimette le cose a posto insaccando di testa su punizione di Bracaloni prima del gol partita dello stesso Bracaloni su calcio piazzato diretto. Tedino dedica questa vittoria a Novara sportiva, probabilmente senza essere stato informato che lo fa in un giorno molto particolare, a 10 anni esatti dalla scomparsa di Stefano Dal Lago il cui ricordo è ancora molto vivo in città.Dalla rimonta di Busto nasce un Novara sempre più convinto dei propri mezzi con un 4-4-2 arrembante che ad ottobre fa vedere il calcio più bello che la mia memoria ricordi, almeno in C2, quasi sempre senza concretizzare una messe incredibile di occasioni sottoporta. Il punto di forza è rappresentato dall’asse di sinistra: dietro all’esterno bresciano agisce un Grandini che, tra un guaio fisico e l’altro, sfodera ancora classe e personalità da categoria superiore.

La gente si innamora di quel Preti onnipresente ed irresistibile in progressione che, liberato dal dovere di fare gol a tutti i costi, piazza anche qualche gol pesante. Come contro la Sanremese al “Piola” allorchè rimedia al vantaggio firmato dal solito Bifini pareggiando di testa dopo essersi infilato tra gli altissimi centrali liguri.Quando contro il Borgosesia mancano sia Grandini che Preti il Novara sembra un’altra squadra, irriconoscibile e modesta, che evita una storica sconfitta interna (2-2 il finale) solo grazie ad un po’ di fortuna. Stefano rientra subito dalla squalifica, invece Gualtiero deve fermarsi a lungo ed i suoi giovani sostituti (Cervato e Pravatà) non possono garantire all’ex del Lumezzane la stessa assistenza. Preti gioca sempre al di sopra della sufficienza, ma non ha più lo spunto dei primi mesi. Si infortuna con la Pro Vercelli in una maledetta domenica di freddo e nevischio e la squadra, con tanta buona sorte, centra due vittorie consecutive ad Alessandria e contro il Cremapergo.

Il Novara ’98-99 sembra avviato ad un tranquillo centro classifica malgrado gli arrivi di gennaio facciano pensare, almeno per un istante, a qualcosa di diverso (in realtà l’innesto di Cavaliere crea più confusione tattica che altro). Ed invece, dopo una lunga serie di pareggi, arrivano 4 sconfitte in 5 gare con annesse recriminazioni arbitrali. Preti firma altri 3 gol ravvicinati che non bastano tenere a galla gli azzurri nel periodo più difficile. A Sanremo segna il 2-1 della speranza con una girata dal limite quando siamo già in dieci per l’espulsione di Torchio. Contro la capolista Pisa dimezza le distanze di testa. Contro l’Albinoleffe fa ancora centro con un’incornata su punizione del solito Bracaloni, ma il 2-1 dell’ex Maffioletti costa la panchina al generoso Tedino.Arriva Marchetti che risistema la squadra con un prudentissimo 5-3-2 che ci vale un ostinato catenaccio a Borgosesia per difendere uno 0-0 che cambia poco le cose. Preti sembra adesso lontanissimo dalla porta. “Ma mica gli ho vietato di fare gol…” replica stizzito durante le interviste il buon Alberto che alla fine dimostrerà di aver fatto bene i suoi conti.

La squadra si salva ai play out grazie ad un doppio 1-0 sul Voghera peggio piazzato (che sbaglia due rigori) e Preti va ancora a segno: a Viareggio (quando verrà espulso nel finale) dopo una punizione di Bracaloni ribattuta dalla barriera ed a Crema con un tiro da appena dentro l’area nel giorno della retrocessione dei padroni di casa. In tutto fanno 7 gol, miglior bottino di sempre del miglior giocatore azzurro di una stagione altalenante e travagliata.Preti, vincitore del “Trofeo Facchinetti” varato dal “Club Forza Azzurri” è ovviamente anche una delle colonne della squadra che il nuovo presidente Achilli rimescola spacciandola per una formazione in grado di lottare per i play off. In realtà il Novara che inaugurerà il nuovo millennio ha una rosa con qualche lacuna e tanta confusione.

Il girone d’andata è un vero calvario ed anche Preti non ha più la brillantezza della stagione precedente. Qualche volta Zoratti lo accentra per dare sostanza ad un centrocampo molto leggerino, ma finendo col perdere così il suo apporto in fase di spinta. L’illusione si consuma a Viareggio dove il Novara si impone per 3-2 aggrappandosi alle ultime prodezze della vecchia guardia. Come qualche mese prima, Preti sblocca il risultato insaccando di testa su punizione di Bracaloni.Poi la nostra squadra sprofonda nel buio più totale, specialmente in casa dove coglie soltanto qualche sofferto pareggio. Come contro il Pontedera ad inizio dicembre quando sullo 0-1 l’arbitro non si accorge che un tiro di Preti da fuori area ha rimbalzato oltre la riga bianca dopo aver incocciato sotto la traversa. Pareggerà nel recupero Mocarelli dopo un rigore fallito da Garofalo.Chiudiamo il girone d’andata con appena 11 punti, ultimi in classifica ed a forte rischio di retrocessione diretta. Invece la Befana ci fa un bel regalo: battiamo il Meda centrando la prima vittoria casalinga della stagione.

Preti realizza l’1-0 di testa su cross del recuperato Liperoti. E’ la prima volta che riusciamo a passare in vantaggio in casa in più di metà campionato ed il “Piola” esplode come fosse una vera e propria liberazione.Gli innesti di gennaio (Scognamiglio, Cuccu e Iuliano) ci ridanno sostanza ed equilibrio. Ma prima di rialzarci davvero viviamo un febbraio da brividi con 3 gol di fila incassati nel recupero in altrettante partite (in tutto 4 punti persi) che potrebbero ammazzarci definitivamente.La serie nera comincia a Montichiari quando si incrina il mio rapporto personale con Stefano Preti. In settimana non aveva accettato di farsi intervistare per “Forza Azzurri” dal mio amico Massimiliano Caporale, ma avevo rispettato la sua scelta che ritenevo dettata solo da un eccesso di timidezza. Arrivo a Montichiari e sul giornalino di casa leggo invece una sua intervista con promessa di vestire la maglia rossoblu nella stagione successiva che mi fa indispettire non poco.

A fine gara sono già furente per la sconfitta (3-2 in rimonta) ed il mio malumore aumenta quando Preti, sostituito dopo un’ora, rifiuta di scambiare due battute con me e Paolo De Luca (ai tempi non c’era il filtro di un Ufficio Stampa, fermavi chi passava e quasi tutti accettavano di parlare). Poco dopo vedo lo stesso Preti rilasciare un’intervista ai colleghi bresciani ed allora non riesco più a stare zitto “Scusa Stefano con loro parli e con noi no…” con il solo risultato di troncare la conversazione tra il nostro calciatore ed i giornalisti di casa che mi avranno certamente maledetto.Per me sarebbe finita lì, ma racconto la cosa in auto al Direttore che monta la polemica (non del tutto ingiustificata ad onor del vero) su “Tribuna” dell’indomani. Il sabato successivo sono a seguire l’allenamento per cercare un altro giocatore da sentire per il “Forza Azzurri” quando Stefano Preti esce dal campo con fare non proprio rassicurante e mi punta col dito. E’ seccato del fatto che la “querelle” sia finita sui giornali e mi ritiene, a buon diritto, il responsabile. Dopo uno scambio di battute ci chiariamo e ci salutiamo cordialmente, ma questo episodio rappresenta una piccola macchia nel mio ricordo di Preti perché non sono abituato a farmi rimproverare dai calciatori (in vent’anni ricordo solo lo sfogo collettivo di Perrone, la romanzina di Micillo per non aver criticato abbastanza un suo compagno… e una mail polemica di papà Vicari).

Peccato perché Stefano Preti è stato davvero un gran giocatore ed un professionista serio che ci ha tenuto a galla in anni e bui e, per chi lo ha conosciuto in maniera più approfondita, una persona dalle mille qualità, anche fuori dal campo.Preti trova il modo di farsi “perdonare” (soltanto ai miei occhi, gli altri non ne avevano certo bisogno) il 4 giugno quando segna al “Piola” il gol salvezza contro l’Imperia. E’ la mia ultima domenica in curva (per il momento…) e ben ricordo quell’azione sviluppata proprio sotto la “Nord”: Lorieri tocca palla per Andreolli che la smista lateralmente dove sta arrivando Preti che infila in diagonale per il nostro tripudio liberatorio.

Sono passati pochi minuti dal fischio d’inizio, ma l’1-0 rimarrà tale fino alla fine consegnandoci almeno un altro anno di C2.“Preti regalo d’addio” titola “Tribuna” l’indomani anticipando il destino del bresciano che nel campionato successivo ritroveremo da avversario con la maglia del Montichiari, come da promessa fatta al giornalino locale in quell’amarissimo pomeriggio di fine inverno.Nel 2004 è passato alla Pro Sesto che con lui ha centrato il ritorno in C1 per poi tornare a sfidarci nel campionato targato Cabrini. Ha chiuso la carriera nel Rodengo Saiano, dopo un’altra promozione tra i professionisti. Ora allena i giovani, anche se si è staccato dal “suo” Brescia per divergenze con Lionello Manfredonia nella primavera del 2016.

Massimo Barbero

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