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lunedė 09 ottobre 2017 - 09:53
di Massimo Barbero

Il Novara di ieri ci ha restituito il piacere di andare allo stadio dopo la lunga attesa di un lampo contro il Cittadella ed il brutto pomeriggio con l’Avellino. Si è vista finalmente una squadra quadrata, ben messa in campo, determinata e concentrata a non sbagliare nemmeno le virgole che spesso in questa equilibratissima serie B fanno la differenza.Questione di modulo, certo.

Ma soprattutto di voglia di vincere, intensità, consapevolezza nei propri mezzi e condizione fisica. Ecco, se Corini ha un margine significativo di crescita rispetto al proprio predecessore, è legato alla capacità di tenere sempre alta la tensione nello spogliatoio. Le 10-12 (15?) migliori partite del Novara di Boscaglia, tra casa e trasferta, non sono molto distanti da quello che si è visto ieri per temperamento, determinazione, compattezza, organizzazione. Ma appena calavamo un attimo d’intensità il flop era dietro l’angolo, il calo troppo vistoso per essere accettato. Non possiamo permettercelo.

Quando giochiamo con le gambe e la voglia di vincere di ieri siamo una squadra da parte sinistra della classifica. Se mancano questi ingredienti torniamo ad essere quella formazione da bassifondi nei quali eravamo relegati fino alle 20.29 di domenica sera.

“Il Novara ha giocato da ultimo della classe – ha detto Longo in sala stampa mosso dalla chiara intenzione di farci un complimento – con il coltello tra i denti”. L’ex tecnico della Pro, in un’analisi molto obiettiva, ha visto nella prestazione degli azzurri quella “fame” che non ha riscontrato nei suoi giocatori ed era giustamente seccato per questo. Ricordato (anche al saggio “Este 58”) che il modulo non è tutto, il modulo però stavolta effettivamente ha aiutato. Perché attualmente in rosa abbiamo soltanto due esterni d’attacco in grado di reggere in maniera adeguata il 4-3-3: Da Cruz (squalificato) e Di Mariano. Lo stesso Francesco è meno controllabile (per gli avversari) quando può e deve fare tutta l’intera fascia come ieri. Per il resto Sansone, Macheda e lo stesso Chajia si esprimono decisamente meglio nella posizione occupata contro il Frosinone rispetto a quando vengono confinati ai lati, Mantovani in una difesa a tre è una sicurezza e con Mantovani accanto anche l’apporto di Chiosa cresce vistosamente.

Eppoi Calderoni diventa quasi un esterno d’attacco aggiunto quando è sgravato da compiti prettamente difensivi. Senza dimenticare la rivelazione Golubovic, soldatino sin troppo scolastico da esterno (specialmente da esterno alto) ed invece centrale di destra molto convincente di fronte ai temibili Dionisi e Ciano. Aggiungo, pur da ronaldiano (ancora) convinto, che, specialmente dopo gli ultimi flop del brasiliano, Orlandi meritava la chance che ieri il centrocampista cresciuto nella “cantera” del Barcellona ha sfruttato nel migliore dei modi.

Come ho sentito dire dal grande “Mimmo” Toscano dopo un sofferto 1-0 al Real Vicenza, quando si affrontano due squadre entrambe schierate con il 3-5-2 queste rischiano di annullarsi in campo. In una tale situazione tattica i duelli individuali sono di fondamentale importanza. Sulla sinistra Calderoni ha sovrastato Matteo Ciofani mettendo in area una quantità industriale di palloni pericolosi. Orlandi ha cominciato benissimo prendendo in mano le redini del centrocampo. Caleranno alla distanza, era l’unico timore possibile nel vedere un Novara così, finalmente capace di presentarsi in campo con il piglio giusto. Forse l’ha pensato anche il Frosinone che non ha mai abbandonato la propria tattica d’attesa, in realtà poco confacente alla capolista virtuale del campionato.

All’intervallo siamo arrivati dopo aver creato almeno tre-quattro situazioni pericolose, a fronte del nulla quasi totale del Frosinone che non ha approfittato nemmeno del nostro unico momento di sbandamento coincidente con l’infortunio di Sansone ed il dilemma “ Gianluca esce o prova ancora a farcela?”.

In partite del genere, abbastanza equilibrate e bloccate sullo 0-0 all’intervallo, risulta spesso determinante il piglio con cui si rientra dagli spogliatoi. A novembre di un anno fa il Frosinone ci aveva freddato subito dopo il the caldo, dominando poi la scena per un’altra manciata di minuti. Stavolta invece è stato il Novara a ripartire ancora più forte, sempre più convinto. Il gol di Chajia è stato anticipato da un paio di situazioni pericolose costruite sulla sinistra da Calderoni- Sciaudone e capitate sul piede di Macheda.Sullo 0-1 il Frosinone si è svegliato dal torpore, ma ha dovuto fare i conti con un Novara per nulla intenzionato a mollare la preda.

Nemmeno l’ingresso di Soddimo ci ha scombinato più di tanto i piani perché Corini è stato lesto ad inserire Del Fabro, come ad Ascoli dopo il 2-1. In questo frangente sono stati decisivi uno Sciaudone cresciuto tantissimo rispetto ad primo tempo un po’ anonimo. E soprattutto Chajia che quasi da solo ha tenuto a bada la difesa laziale con spunti personali che sono valsi calci di punizione di vitale importanza nel periodo di maggiore pressione gialloazzurra. Da un fallo di questi è scaturito il gol del raddoppio che ci avrebbe spianato la strada verso un finale relativamente tranquillo se non ci fosse stato quell’infortunio di Montipò. Faccio un grosso in bocca al lupo a Lorenzo affinchè, da ragazzo intelligente qual è, possa assorbire nella maniera giusta il primo “incidente” di questo campionato per continuare ad essere determinante come lo è stato nelle prime 6 partite di B giocate in questa stagione quando, specialmente in trasferta, ci ha tenuto in partita fino alla fine con parate decisive  allorchè eravamo passati in svantaggio.

Tutto è bene quel che finisce bene. Ieri è finita benissimo e sul campo si è consumata una festa meritatissima per una squadra che ha saputo trascinare all’entusiasmo il pubblico del “Piola” che era andato allo stadio con il timore di altre sofferenze e lo spettro dell’ultimo posto (seppur in ampia compagnia) da sorbirsi nella domenica della seconda cinquina consecutiva della Pro.

Ora basta con i complimenti… Dopo una notte del genere… l’ultima cosa da NON fare è rilassarsi… se no, cari amici, siamo punto daccapo. Dobbiamo portare a casa qualcosa nella doppia trasferta ravvicinata Brescia-Palermo per non disperdere il piccolo-grande patrimonio di energie positive ed entusiasmo che il successo sul Frosinone ci ha restituito. E’ fondamentale riuscire a recuperare più uomini possibili per il trittico di gare di fine mese che precederà il derby con la Pro Vercelli. Altrochè bocciature, giocatori da stroncare già ai primi di ottobre… l’auspicio è Corini possa avere sempre quasi tutti gli uomini in buone condizioni di salute per poter scegliere con tranquillità gli undici da mandare in campo a seconda delle esigenze tattiche, senza essere costretto ad affrettare recuperi (come è successo a fine agosto con Casarini e Dickmann) e senza essere obbligato a presentare sempre gli stessi elementi come è capitato un paio di settimane fa quando contro l’Avellino abbiamo probabilmente pagato anche un po’ di stanchezza rispetto all’ampio turn over irpino.Un’ultima considerazione…

Che strano questo calcio italiano che per la concomitanza del week end delle varie nazionali ferma il Campionato Primavera e non la serie B nella quale invece i risultati hanno anche importanti riflessi economici sul destino delle varie società… Se l’Italia fatica a battere la Macedonia non è (solo) colpa di Ventura… Gli errori sono a monte, in gran parte fanno risalire da parte di chi nella stanza dei bottini non è riuscito a gestire in maniera adeguata il giocattolino di lusso ai tempi d’oro.Pazienza, quando si vincono partite come quella di ieri sera tutto il resto passa in secondo piano… Pensiamo a Brescia ed ovviamente… Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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