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martedì 15 ottobre 2019 - 17:10
16 febbraio 1997: Novara-Carrarese 0-0

Per oltre una decina d’anni ho palpitato, ovviamente davanti alla tv, per le gesta di uno sportivo capace di farmi battere il cuore, durante il minuto/minutoemezzo di discesa, quasi quanto il Novara Calcio.

Alberto Tomba mi aveva colpito sin dai suoi esordi in Coppa del Mondo ed ho cominciato a fare un tifo tutto particolare per lui ben prima che arrivassero le vittorie e l’oscillante, ma travolgente, “Tomba-mania” collettiva.

I Mondiali 1997 si svolgevano in Piemonte, al Sestriere. L’amico Massimiliano “Capo” Caporale aveva avuto gioco facile nel convincermi ad acquistare con buon anticipo i biglietti per il grande evento conclusivo: lo slalom speciale in notturna. A noi due si era aggiunto Adriano “Nano” Moro, attratto soprattutto dall’idea di un’allegra giornata sulla neve.Appunto la neve. Solo una bufera di neve in montagna avrebbe potuto impedirci di presenziare. Ben difficilmente un’influenza che avrei avuto modo di gestire con la giusta dose di riposo nell’illimitata libertà garantita dalla vita universitaria.

Ero tornato dalla bella trasferta di Treviso (bella tranne che per il risultato) con puntata a casa dell’onnipresente Carlo Castellan, con già in testa la destinazione Sestriere da raggiungere il sabato successivo.

Da mercoledì sera però ho cominciato ad avvertire uno strano malessere. Non febbre, ma l’anticamera della febbre. Niente mal di gola, ma ossa doloranti ed un calore esagerato, senza che riuscissi a capirne la ragione.

Mollare tutto? Arrendermi? E quando mai avrei rivisto Tomba gareggiare dal vivo, tanto più in un Mondiale? Eppoi non me la sentivo di tradire gli amici…E così sono partito il sabato mattina ancora sofferente, senza che la mia situazione fosse peggiorata né migliorata in 3 giorni di dubbi ed insonne attesa. Febbriciattola era e febbriciattola era rimasta, con in più l’aggiunta di un fastidioso ascesso al dente venuto fuori proprio adesso.

A distanza di 22 anni posso dire che ne è valsa la pena. Nessun altro evento sportivo, Novara a parte ovviamente, mi ha mai regalato le emozioni di quello slalom mondiale vissuto dal vivo arrampicandomi su di una montagna colorata come uno stadio di calcio, ma senza le tensioni di certi stadi di calcio. Una vera e propria festa nella quale potevi salutare Tomba, applaudire Sykora o Von Gruenigen, acclamare Kosir o il già opinionista De Chiesa, con questi campionissimi subito pronti a risponderti, a ricambiare. Oppure dire “Ciao Tom!” a tale Stiansen davanti agli impianti di risalita come se fosse un vecchio amico (l’ha fatto “Capo”) senza sapere che tra qualche ora quel “Tom” sarebbe diventato Campione del Mondo, tra la sorpresa generale.Albertone ha premiato i miei sforzi (e quelle di altre decine di migliaia di persone) strappando con orgoglio un bronzo insperato, dopo una prima manche sofferta, chiusa lontanissimo dal francese Amiez.

La performance del transalpino aveva richiamato sulla montagna degli Agnelli tanti connazionali pronti a festeggiare un oro quasi certo e rimasti poi scornati dal verdetto finale del cronometro. Anche Tomba avrebbe corso febbricitante quella sera, raccontano le cronache. Per quel che mi riguarda l’adrenalina mi avrebbe fatto compagnia per giorni, il freddo pungente, dopo tante ore all’aperto in alta quota, l’avrei sconfitto solo al ritorno a casa nella notte.E il Novara? Dopo aver resistito per andare a vedere Tomba non posso mollare proprio oggi che gli Azzurri giocano in casa contro la Carrarese.

Stiamo cercando di difendere, con estrema fatica, il posto in C1 conquistato nel maggio precedente, dopo 15 anni di interminabile attesa. Siamo ultimi e dobbiamo lasciarci alle spalle almeno una tra Spezia e Pistoiese per avere la chance play out. Eppure dopo un periodo disastroso (6 sconfitte consecutive senza mai segnare) adesso la squadra sembra messa meglio in campo. Gli innesti di Cotroneo e Giordano hanno aggiunto qualità e pericolosità offensiva alla rosa e gli acquisti operati ad inizio dicembre in fretta e furia hanno recuperato una condizione almeno accettabile.

Il grande gelo del Sestriere ha fatto terminare il periodo di incubazione. Il malessere non è più tale o almeno non mi dà più fastidio. In compenso stanno uscendo una serie di macchioline rosse. Vado a consultare l’enciclopedia (ai tempi non c’era internet) ed azzardo l’autodiagnosi: non può essere che rosolia. Alcuni anni prima avevo nascosto la varicella a casa per poter assistere ad un Novara-Sarzanese finendo poi col cedere, arrabbiatissimo, l’indomani, a poche ore da una serata di Capodanno da diciottenne.

Anche stavolta non dico nulla e prendo la via dello stadio. E’ l’ultimo campionato vissuto interamente in Curva Nord accanto a “Capo”, Pdl (all’epoca soltanto Paolo), Enea ed agli amici del Bar Fontana che hanno costituito lo Zoo. Quasi tutta la serie A gioca in contemporanea e molti di noi sono più interessati alle sorti del “Fantacalcio” che a quelle di un Novara il cui destino pare compromesso.

Però c’è un bel sole ed a me sembra già primavera avanzata in confronto alla notte del Sestriere.“Dustin” Antonelli schiera “SuperBini” tra i pali, il povero Ossari (morirà in un incidente stradale pochi anni dopo) insolito terzino destro, Scotti-Casabianca collaudata coppia centrale, Di Muri a sinistra. E’ uno strano 4-4-2 che ha un solo vero esterno, Lanotte con a fianco Cotroneo, Biagianti e Nicolini. Davanti Giordano ed Hervatin.Sulla panchina della Carrarese c’è proprio Silvio Baldini. Quella apuana è una buona squadra di C1 che forse non andrà ai play off, ma certamente nemmeno ai play out, che schiera tanti elementi di categoria. La maglia numero 10 l’ha indossa un certo Bracaloni che a noi sembra fortissimo.

Davanti però non gioca Benfari, l’attaccante più pericoloso che ci aveva purgato quando militava nel Prato e puntualmente si era ripetuto anche all’andata.E meno male che a loro manca il terminale offensivo di spicco! Perché nei minuti iniziali ai nostri tremano le gambe al pensiero della serie di sconfitte casalinghe incassate per tutto dicembre. I toscani per fortuna non approfittano dei nostri errori ed il primo tempo si chiude senza reti. La squadra di Antonelli sembra voler rinunciare al gioco che aveva abbozzato nelle prime settimane e si affida ai lanci lunghi per cercare la testa di Hervatin che però combina poco. Anche Lanotte non è ancora il furetto imprendibile che vedremo da marzo in poi.

Dopo quasi un’ora di stenti mister Antonelli cambia versione tattica. Fuori Lanotte ed Hervatin e dentro Pani e Spinelli per un più logico 4-3-1-2. Il Novara guadagna campo e qualche calcio d’angolo lasciando credere di poter creare i presupposti per il vantaggio. Adesso qualche buona trama gli azzurri riescono a crearla, ma Ceccotti (che sostituisce Rosin) non corre grossi rischi. Il vero brivido lo prova Bini (e noi con lui) che ad una manciata di minuti dal termine si trova Polidori libero di battere a rete, per fortuna la conclusione del numero 7 non inquadra lo specchio della porta. Sarebbe stata una mazzata tremenda in un momento in cui non ci possiamo permettere di perdere ancora in casa.

Lo 0-0 è un brodino caldo nella corsa verso i play out. Ed anche un brodino caldo per il mio umore, visto che una sconfitta sarebbe stata difficile da digerire nel periodo, verosimilmente non breve, da trascorrere a casa.“

Il Novara dell’andata era tutt’altra cosa” dice il sempre schietto Baldini negli spogliatoi e stavolta è davvero difficile dargli torto. Renato Ambiel sottolinea come per una volta non abbiamo trovato un allenatore avversario pronto a dispensare facili complimenti alla squadra azzurra. Bossetti junior non ci sta e telefona ai giornali per contestare l’operato di Antonelli in una dinamica quantomeno singolare che rappresenta solo la miglior conferma di come quella che i media locali avevano definito la “corazzata azzurra” si stia, più o meno lentamente, autoaffondando.

La mia serata si chiude con un brutto Reggiana-Parma, posticipo senza gol, con poche emozioni e troppa tensione che sfocia in qualche gesto di violenza fuori luogo.L’indomani arriva il momento (meglio tardi che mai) di confessare al mondo il mio malanno per sottopormi a cure e riposo del caso. Nel primo pomeriggio mi consegno, rassegnato, alle sapienti mani del paziente dottor Divisoli, pronto ad un medio-lungo periodo di clausura. Ed invece bastano pochi giorni al caldo per compiere il piccolo miracolo.

O forse è stato proprio tutto il freddo preso a Sestriere a debellare anzitempo la malattia. Quel che è certo è che la macchie spariscono ben prima del week end. E così il sabato sera esco di nuovo con gli amici. E la domenica mattina sono su un pullman scassato che ci porta a Pistoia (e miracolosamente ci riporterà pure a casa) per uno 0-0 che tiene viva almeno la speranza…

Massimo Barbero

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