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giovedì 12 dicembre 2019 - 11:02
3 dicembre 1989: Novara-Siena 1-1

L’autunno 1989 è passato alla storia per tanti e tali motivi che il mio ripercorrere gli eventi planetari dell’epoca suonerebbe ora oltremodo noioso e stucchevole.

Per me era soprattutto l’anno della seconda Liceo da vivere in apnea, come sempre, per salvare la pelle e possibilmente evitarsi altre materie sul gobbone da dover riparare a settembre. Quell’esame di italiano affrontato mentre gli altri erano ancora in vacanza mi aveva lasciato addosso una coda di stanchezza accentuata dai lavori in casa (parquet al posto dell’amata moquette) nelle prime settimane di anno scolastico.

Nella stagione che avrebbe portato all’anno solare dei miei 18 e soprattutto dei Mondiali di Calcio in Italia c’era ahinoi un grande assente: il Novara Calcio. La squadra che ci avrebbe dovuto regalare almeno la speranza di lottare fino alla fine per la C1 si era eclissata sin dalle battute iniziali del campionato: 3 soli punti nelle prime 5 giornate, appena 6 nelle prime 8.

Ed intanto l’ultima Pro Vercelli di Celoria e Zoratti volava, a dispetto dei pronostici estivi. Il 4-1 al Cuneo nella nebbia ci aveva restituito una pallida speranza rinforzata dal fiero nulla di fatto nel successivo derby in trasferta. Ma la settimana dopo eravamo caduti nuovamente a Sarzana rendendo la nostra classifica quasi drammatica.

Nessuno pensava alla retrocessione, ma eravamo appena ad 1 punto dal penultimo posto. Il secondo posto distava 7 lunghezze, non un margine incolmabile per carità (la vittoria però assegnava solo 2 punti) ma visto che di gol, Cuneo a parte, non ne segnavamo mai… era davvero difficile ipotizzare una “remuntada” che non fosse un’ipotesi legata ad un mero atto di fede, al di là di ogni logica. Eppoi avevamo una valanga di infortunati. “ Colpa della preparazione” affermava mister Domenghini che aveva gioco facile a scaricare le responsabilità sul predecessore Fedele, esonerato alla seconda giornata dopo uno 0-1 col Ponsacco che aveva rappresentato solo l’inizio del calvario.Già all’epoca ero talmente “malato di Novara” da trascurare un giovedì pomeriggio di studi o passatempi più gratificanti per gettarmi nella nebbia ad assistere ad un Novara-Piacenza di Coppa con in campo tante giovani promesse dalla Berretti più motivate di parecchi senatori.

Non a caso avevamo vinto 2-1 al cospetto di Cornacchini e compagni.Certamente andare allo stadio non era divertente come nelle stagioni precedenti quando avevamo costituito un gruppetto di compagni di scuola-coetanei sempre più numeroso che si piazzava nell’angolo dei distinti dove attaccasse il Novara.

C’erano altri supertifosi azzurri come me (in primis Paolo De Luca, Andrea Fortina ed Enea Marchesini) e qualche “occasionale”, più interessato ai risultati della serie A da ascoltare con la radiolina che comunque aggiungeva colore e simpatia.Era appena finito novembre e già eravamo rimasti in pochi, pochissimi, come di solito accadeva in primavera quando le prime due della classifica si staccavano e non rimanevano più obiettivi da raggiungere.

Per fortuna quella domenica c’era ancora un po’ di sole. A partire dallo 0-0 con la Rondinella di due settimane dopo sotto un cielo grigissimo sarei rimasto solo, quasi fino in primavera, a seguire quel campionato penoso.Nelle orecchie ho ancora il tifo organizzato da Paolino la sera prima al Palazzetto in un Novara-Lodi di hockey che ci illude di poter tornare a vincere almeno con la squadra allenata da Livramento. Mi ricordo un coro del genere, un tormentone divertente nella sua assurdità, urlato a ripetizione: “ Babbucchion, Babbucchion… Ma che colpa abbiamo noi se sei nato babbucchion???!!!”Allo stadio invece c’è poca gente e soprattutto tanto silenzio.

Domenghini schiera De Giorgi, Guerra, Tacca, Brilli, Codogno, Farsoni, Negri, Marchetti, Gava, Uzzardi, Novelli. Mancano diversi giocatori: Da Ros che ha compromesso la carriera accelerando il suo recupero per giocare a Poggibonsi, Birtig che si è fatto molto male una sera d’agosto sotto la pioggia a Caltignaga, ma anche Riviezzi ed il fragile Gilardi. E persino Diodicibus, recuperato per il match di coppa del giovedì precedente, ma nuovamente out per una notta. L’undici iniziale però è competitivo, in panchina invece ci sono soprattutto giovani pescati dalla “Berretti” di Fugirai che invece sta facendo bene.L’avversario è il Siena, ancora imbattuto.

La tradizione calcistica nella città del Palio all’epoca non era molto radicata. Dopo la guerra avevamo giocato quasi sempre in categoria superiore o, al massimo, in gironi diversi. Ma adesso la società toscana vuole migliorare il terzo posto del campionato precedente e prendersi la C1 (come in effetti farà). L’allenatore è Perotti che fino a qualche anno prima guidava il Genoa. E ci sono elementi di categoria e qualche giocatore di nome come Pisasale (ingaggiato ad ottobre) ed il quotato De Falco ex Triestina. I bianconeri sono ancora imbattuti, proprio come la Pro Vercelli.Il primo tempo scivola via senza troppe emozioni, sembra uno dei tanti 0-0 che vedevamo all’epoca. Il Siena fa qualcosa di più, ma obiettivamente nulla di trascendentale. Nemmeno la serie A porta grossi brividi in un turno che pare interlocutorio nell’anno del secondo scudetto del Napoli di Maradona. Gli sfottò per il parziale 2-0 allo Zini tra Cremonese e Juventus vengono cancellati subito dall’immediata rimonta della compagine di Zoff targata Alessio e Schillaci.Ci spostiamo dopo l’intervallo nello spicchio di distinti vicino ad una Curva Nord vuota e silenziosa. Al quarto d’ora, quasi all’improvviso, il Novara passa: a ritrovarsi davanti al portiere è Novelli che supera il portiere Marchisio con un tocco di classe.

Mino Fortina scatta in piedi ed abbraccia Roberto Bacchin, ds dell’epoca, che sta seguendo la partita poco distante da noi. Novelli è considerato da parecchi il “brutto anatroccolo” del mercato di riparazione che all’epoca arrivava a fine ottobre. In realtà è solo questione di comunicazione: ci aspettavamo che la società prendesse dei rinforzi di peso per rialzare la testa dopo un inizio difficile ed invece era arrivato soltanto un giocatore “normale” a sostituire l’infortunato Birtig, un centrocampista appena dignitoso che certo non valeva nemmeno il buon Gianluca. Quel gol sembra una liberazione per chi l’ha scelto. E anche noi cominciamo a fantasticare su una classifica rilanciata da questa vittoria di prestigio. Sulle ali dell’entusiasmo Uzzardi potrebbe persino raddoppiare.I sogni muoiono a 20’ dalla fine quand’è Marino, su passaggio di Pisasale, ad infilarsi tra i difensori azzurri che chiedono invano il fuorigioco ed a segnare l’1-1.

Pochi secondi prima Perotti aveva sostituito Zocchi (che diversi anni dopo vedremo a Novara) per tal Zanandrea. Tutto da rifare. Stiamo per riporre le ritrovate speranze quando c’è un altro lampo. Stavolta è Tacca a ritrovarsi solo davanti a Marchisio, ma stavolta il portiere dei toscani si salva ed il pareggio è ormai inevitabile.Per l’ultimo, flebile, assalto Domenghini inserisce due giovani dalla panchina: il primo, al posto di Gava, è Stefano Pavon, il preparatore atletico che da un ventennio fa la spola tra Berretti e prima squadra. Lo conosco dal primo giorno di prima elementare ed un po’ mi emoziono nel vederlo lì in campo, con i grandi. Non emoziona invece più la partita che ormai non ha altro da dire. Per noi entra anche Tromellini al posto di Uzzardi.E’ finita e mentre rientro a casa con gli zii (papà e mamma si concederanno al solito un lungo post partita) ho un solo pensiero in testa: lo slalom canadese in cui corre Tomba.

Quattro giorni prima Albertone è tornato alla vittoria dopo quasi un anno di digiuno a Waterville Valley rifilando un secondo per manche a tutti come nell’inverno della sua esplosione. Provo a scacciare i cattivi pensieri che mi rimandano al febbraio precedente quando, dopo un amarissimo 0-0 con la Juve Domo, ero tornato a casa quando lo sciatore bolognese era già finito fuori pista nel Mondiale di Vail.

Anche stavolta il copione purtroppo il copione non cambia. La gara comincia con una mezzoretta di ritardo, ma quando salgo in casa con il batticuore il campione azzurro è già out. “ C’è bufera, Tomba deraglia” titola la “Gazzetta” dell’indomani che mette comunque lo sci in prima pagina.E’ molto meno tenera con il Novara “La Stampa” che con la penna di Marcello Sanzo ironizza sui tifosi azzurri che hanno insultato una maga che aveva predetto che il Novara non sarebbe andato in C1 ancora per diversi anni…

Non serve avere confidenza coi tarocchi per capire che siamo parecchio lontani dal traguardo…

Ed intanto Domenghini se la prende con i giornalisti che hanno scritto che in tribuna c’era Corso, sui possibile successore…

Massimo Barbero

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