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sabato 29 febbraio 2020 - 20:48
di Massimo Barbero

Il “Coronavirus” evidentemente ha mandato in cortocircuito le teste pensanti della Lega di A che hanno già svilito il massimo campionato con una serie di decisioni contradditorie ed intempestive.

Stavolta se l’è cavata decisamente meglio il “nostro” Ghirelli che per evitare (o almeno rimandare) lo stillicidio di ordinanze e contro-ordinanze, con una settimana d’anticipo, ha disposto saggiamente il “tutti a casa” in nome di una vecchia legge dello sport che imporrebbe, finchè è possibile, di far gareggiare ogni concorrente ad armi pari.

Questa sosta “forzata” per noi invece è l’occasione per fare qualche riflessione, a bocce ferme, sui primi due mesi della gestione Rullo-Cianci.

Parto da un presupposto irrinunciabile. Chi investe nel Novara Calcio avrà sempre e comunque la mia gratitudine e questo principio che ho espresso (fino alla noia) nel recente passato vale ovviamente anche per chi è subentrato alla famiglia De Salvo.

A bomba aggiungerei che i nuovi dirigenti, personalmente, mi stanno tutti decisamente simpatici… perché Marcello Cianci in tribuna molto spesso si trasforma nel supertifoso che anch’io vorrei tanto poter liberare (e talvolta purtroppo libero ancora) a fronte di qualche fischio o sbandieramento a casaccio, Maurizio ed Elisa Rullo sono sempre cordiali e sorridenti con tutti ed anche Tommaso Leone si è presentato molto bene nell’interessante intervista in Radio di giovedì sera.

Un altro elemento altrettanto costante è la diffidenza di una fetta di città nei confronti dei dirigenti del Novara Calcio, chiunque essi siano e da qualsiasi parte del globo provengano.

I Rullo oggi devono sfidare uno scetticismo che non è certo più ingombrante di quello che ha accompagnato la famiglia De Salvo sino alla cavalcata verso lo storico ritorno in B.

Da quando frequento lo stadio (ormai son quasi quarant’anni ininterrotti) è sempre stato così. Unica eccezione per il compianto Giampiero Armani… l’unico che ha goduto di una credibilità illimitata… che per qualcuno era rimasta tale anche dopo la sua mossa improvvisa di non iscriverci al campionato in un lunedì di luglio del 1996 di afa opprimente.

Fatte queste doverose premesse, vado al punto. Il nocciolo della questione è che i Rullo sono andati sin qui a due velocità diverse. Hanno viaggiato fortissimo fino a metà gennaio in una ventina abbondante di giorni nei quali hanno cavalcato l’onda dell’entusiasmo per la novità societaria e la diffusa serenità regalataci dal periodo natalizio con un’operazione simpatia senza precedenti che ha coinvolto, in egual misura, tifoseria, istituzioni, strutture locali.

Se avrete la pazienza di andarvi a rileggere le cronache di quel periodo, le troverete piene di messaggi, idee, iniziative, progetti da lanciare o rilanciare.

Poi i buoni propositi natalizi si sono inceppati in concomitanza con una serie di risultati della squadra inferiori alle aspettative (e per questo la nuova proprietà ha davvero pochissime responsabilità) e soprattutto alla luce di un mercato invernale non all’altezza delle dichiarazioni rilasciate. E tutto ha subito un rallentamento (e talvolta uno stop) che assorbe, almeno apparentemente (osservando dall’esterno) Cittadella dello Sport, ingressi nel Cda, squadra femminile, assemblee pubbliche coi tifosi e chi più ne ha più metta…

La gente queste cose le percepisce e l’atmosfera magica che si respirava al “Piola” durante il primo tempo della gara con il Monza del 12 gennaio sembra già un lontano ricordo.La differenza con la prima era De Salvo è sostanzialmente questa: all’epoca tutto quello che veniva promesso puntualmente veniva poi realizzato, nel ragionevole rispetto dei tempi (Novarello è stato inaugurato a soli 10 mesi dall’ingresso in società del Policlinico di Monza).

Quando, dopo un decennio di gloria, tale perfetta corrispondenza tra promesse pubbliche e realtà concreta è venuta meno (direi dopo l’ultimo play off giocato col Pescara) è cominciato un inevitabile declino costellato di risultati negativi e crescente disaffezione.

Finora con i Rullo non è stato così. Ed ovviamente non mi riferisco ai riscontri del campo (in verità non esaltanti nemmeno nel primo biennio di Mds) che sono legati a tantissimi fattori e, nel bene o nel male, risultano difficilmente imputabili a chi questa squadra non l’ha nemmeno costruita. Voglio dire, semplicemente, che finora frequentemente le parole hanno viaggiato ad una velocità più sostenuta rispetto a ciò che è stato realizzato.Ovviamente è molto presto per trarre delle conclusioni e qualsiasi forma di diffidenza rappresenterebbe da parte nostra un autogol oltretutto poco corretto nei confronti di chi si impegna quotidianamente per costruire qualcosa.

Credo che i mesi di giugno e luglio ci permetteranno di cogliere una dimensione più verosimile del nostro futuro. Dalle scelte compiute e dai nomi ingaggiati in estate capiremo cosa ci aspetta nei prossimi anni. Non è un Tribuzzi in più o un Tribuzzi in meno che ci cambia la vita… A fare la differenza in C sono quei 3-4 uomini di esperienza e qualità che consentono il cambio di passo ai Garufo o ai Gavazzi di turno.

Per fare calcio oggi in serie C in una città di 100 mila abitanti a metà tra Torino e Milano ci sono sostanzialmente due strade: o si punta sui giovani, su visibilità ed incentivi per fare cassa dall’impiego di ragazzi cresciuti nel vivaio; o si cerca di fuggire dalla serie C il prima possibile con una squadra realmente in grado di competere per il vertice. Rimanere a metà del guado rischia di esporre una società a costi poco sostenibili, senza il riscontro di soddisfazioni all’altezza dell’impegno profuso.Da tifoso mi auguro ovviamente che l’obiettivo sia quello di tornare in fretta in serie B allestendo dunque una rosa all’altezza (e proseguendo nel frattempo il percorso di un settore giovanile che in questi anni ha rappresentato il nostro fiore all’occhiello).

La cosa che più conta per il bene del Novara Calcio però è intraprendere una strada chiara: porsi degli obiettivi ben delineati e fare il possibile per raggiungerli. Ed essere altrettanto limpidi e diretti nella comunicazione come la precedente società aveva ripreso a fare troppo tardi, la scorsa estate, a serie B perduta ed a mire ridimensionate.

Il resto è un dettaglio, talvolta decisivo, ma legato alla sempre affascinante alea del campo…

Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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