L'editoriale Azzurro
domenica 26 aprile 2020 - 15:45
di Massimo Barbero
La Bundesliga rappresenta l’ultimo baluardo credibile di chi si ostina a pensare che il calcio potrà riprendere a breve.
Quando crollerà anche il modello teutonico quasi perfetto… magari a metà della settimana che sta per cominciare… Fifa e soprattutto Uefa si decideranno (forse) finalmente a prendere in considerazione l’unica ipotesi verosimile per una riapertura globale del pallone.
Lo scrivo tra le righe da qualche settimana, ma Galliani, da uomo molto intelligente qual è, sin qui ha rappresentato il sostenitore più autorevole di questa scuola di pensiero: la stagione del calcio non può finire né il 30 giugno né il 2 agosto 2020, ma solo il 31 dicembre 2020.
Quello deve essere indicato come l’ultimo tempo limite per completare i campionati bruscamente stoppati quasi ovunque tra febbraio e marzo. Dal 1 gennaio 2021 comincerà comunque un’altra storia e, comunque vada, non si potrà tenere in sospeso ulteriormente ancora ciò che era iniziato quasi 18 mesi prima. Le successive stagioni verrebbero parametrate con l’inizio dell’anno solare almeno fino ai Mondiali del Qatar.
Poi, forse, saremo in grado di ripensare e riprogrammare tutto quanto in maniera più normale.Il tanto bistrattato calcio potrebbe trovare un’occasione di riscatto su tutti gli altri sport (lodati per aver smesso per tempo senza troppe polemiche) proprio ripartendo da un’idea innovativa invece del mero lockdown. Forse l’unica compatibile con la prospettiva di un’emergenza che non sembra indicare una via d’uscita nè a breve né a medio termine.
I presidenti che ripetono che si deve ripartire con calma dal prossimo campionato non sanno quale sarà la situazione ad agosto, settembre, ottobre. Potremmo (speriamo di no) dover troncare un’altra volta una stagione appena ripresa. E saremmo punto ed a capo con frustrazione e danni economici praticamente incalcolabili.Invece con un cuscinetto temporale di 7 mesi (da maggio a dicembre appunto) non è utopistico pensare di poter completare i campionati (anche quello di serie C) in accettabili condizioni di sicurezza, senza troppi impegni ravvicinati, megaritiri ed una serie di tamponi ai calciatori “privilegiati”.Quando si partirebbe? Difficile dirlo ora.
Ma alla prima finestra utile di dovrebbe provare a giocare, ovviamente cominciando dalla serie A, senza indugiare troppo perché le condizioni potrebbero cambiare ancora. Un po’ di calcio ad agosto farebbe bene a tutti dopo tanto dolore e sofferto isolamento. Quantomeno bisogna conservarne la speranza per non essere schiacciati dal quotidiano. Nel frattempo agli sportivi (professionisti e non) andrebbe restituita la possibilità di svolgere allenamenti individuali perché non si può stare fermi a tempo indeterminato.Di fronte ad uno scenario del genere l’aspetto economico andrebbe messo ovviamente in secondo piano.
Ci sarebbero meno soldi per tutti (pay tv, società, calciatori) ma purtroppo è così per la gran parte degli italiani in questo terribile momento storico. Con un’autotassazione proporzionata ai guadagni per aiutare chi ha uno stipendio “normale”.Non mi è mai piaciuta la retorica a buon mercato applicata al calcio ed in queste settimane ho apprezzato più l’impopolare coerenza di un Gravina che ci vuole provare fino alla fine (a dispetto dei santi) che non tante parole spese invano da chi dovrebbe invece prendere delle decisioni.
Un Governo che non si fa remore a negarci le più elementari libertà (una passeggiata in solitaria, un incontro genitori-figli, la possibilità di un funerale almeno in forma privata per piangere un proprio caro) che paralizza istruzione, giustizia e gran parte dell’economia in nome del valore certamente primario della salute… perché si fa tanti scrupoli ad emettere un decreto in cui vieta per almeno un paio di mesi ulteriori partite di calcio (e di altri sport di squadra) anche a porte chiuse? Che bisogno c’è di mettersi ad ascoltare per ore un lungo e dettagliato protocollo… se l’intenzione (manifestata ai media per compiacere l’opinione pubblica) è palesemente contraria?Ho frequentato una Rsa per tanti anni, andando a trovare mia nonna almeno una volta alla settimana (Novara permettendo…) e mi sono reso conto di quanto il calcio fosse speciale per ospiti che non avevano più una speranza, una prospettiva di vita futura, ma solo ricordi.
Gli eventi pallonari erano l’unica cosa che potesse suscitare nei pochi maschietti presenti (ed in qualche signora) un’emozione, una discussione, uno spunto per vincere la terribile ripetitività del quotidiano che oggi attanaglia quasi tutti noi. Non c’era basket, rugby, olimpiade o programma televisivo che tenesse, solo il pallone (ed al massimo qualche bella tappa del Tour) era in grado di accenderli a dispetto dei loro problemi di salute (e talvolta di isolamento) quotidiani e malgrado la morte inevitabilmente facesse capolino a strappare di tanto in tanto uno di loro. Per questo difendo il calcio, malgrado sia la cosa meno importante oggi. Non il calcio dei guadagni assurdi ed esagerati, ma il calcio in grado di restituire uno stimolo ed una speranza ad un paese ferito e sconcertato.
A proposito di Novara, oggi si sarebbe dovuto concludere il nostro campionato… e da stasera possiamo consolarci pensando che stiamo semplicemente vivendo una normale pausa estiva, in attesa di ricominciare…
Domani sul “Corriere” uscirà un mix di ricordi ed interviste legate alla storica promozione del 2010…
Ed entro fine settimana conto di preparare un “Fedelissimo on line” per salutare degnamente i protagonisti di una stagione maledettamente stoppata a metà…
Forza Novara sempre!!!
Massimo Barbero
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