L'Avv. Barbč: l'uomo chiamato "cavillo"
mercoledė 13 maggio 2020 - 22:17
di Gianfranco Capra
Novara sportiva un tempo ebbe molti suoi personaggi ricoprire importanti cariche nazionali come l’avvocato Omodei-Zorini, uno dei fondatori della Federazione Calcio; come l’omegnese avvocato Fuhrmann; come Luciano Marmo direttore tecnico della Nazaionale di calcio dal 1954 al 1958.
Oppure come il conte Gerardo Leonardi presidente della boxe italiana; come il marchese Luigi Tornielli presidente della federazione del ghiaccio; come Gianni Mariggi presidente nazionale di hockey e pattinaggio su pista. E qualcuno certamente lo dimentichiamo.
Forse il più noto fra i nostri dirigenti sportivi è stato l’avvocato novarese Alberto Barbè (1924-2002). Un uomo, un professionista che ha attraversato tutto il grande calcio, dal Grande Torino del dopoguerra fino all’UEFA cioè il calcio di livello europeo.
La sua passione per il calcio iniziava negli anni Quaranta quando seguiva con passione il Novara dei Mornese, Caimo,Romano e Galimberti, quello squadrone che fu promosso due volte in serie “A”.
Barbè, pur turbato da un gravissimo lutto famigliare, segue anche la Nazionale e le grandi squadre del suo tempo. E’ sportivo a 360 gradi. E’ avvocato civilista esercitando con stile e modestia.Nel dopoguerra, l’avvocato Omodei-Zorini lo chiama al Novara calcio come dirigente. Dopo aver seguito ben quattro Olimpiadi e due mondiali di calcio, capita a Barbè l’occasione della vita.Nel 1961 la Federcalcio è alla ricerca di un avvocato equilibrato, lontano dalle squadre delle grandi metropoli, e la scelta cade su Alberto Barbè nominato Giudice unico del calcio.Da lì inizia una silenziosa entusiasmante avventura che dura ben 27 anni.
Barbè non concede mai un’intervista, raramente appare in fotografia sui giornali, è lontano (per carità!) dalle esibizioni televisive.Un collega ben più esperto di noi, Silvio Garioni, coniò per Alberto Barbè una definizione straordinaria “L'UOMO CHIAMATO CAVILLO”.Non si può raccontare molto di Alberto Barbè, che ci onorava della sua amicizia.
Non guardava in faccia a nessuno, leggendo i rapporti degli arbitri. Applicava il regolamento, e basta, inflisse 11 giornate a Boninsegna e cinque a Sivori. Ci furono proteste, reclami, ma le sanzioni furono applicate.Alla fine dei suoi 27 anni come Giudice Unico, Barbè ai guadagnò la stima e l’ammirazione del difficile e ambiguo mondo del calcio.Lo promossero alla commissione di controllo dell’UEFA, la massima organizzazione calcistica europea.
Ma lui si divertiva di più a rivedere il “suo” Novara impegnato in una dura lotta per uscire dalla serie “C”.Alberro Barbè era appassionato di “Formula Uno”, di musica lirica e della buona cucina. Si sposò in tarda età, a Stresa, ed ebbe un figlio, Marcello.Perchè Novara, città spesso distratta e ingrata, non dedica qualcosa a questo suo illustro Figlio?
Gianfranco Capra |