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domenica 23 agosto 2020 - 23:21
di Massimo Barbero

Il conto alla rovescia è iniziato, gli stadi stanno per riaprire.

Non avrebbe più senso tenerli chiusi in un Italia che è tornata pienamente alla normalità aggiungendo l’ultimo tassello della scuola che tra pochi giorni spalancherà le proprie porte ad alunni magari non più così impazienti di ritrovare la quotidianità perduta.

I nuovi contagi giornalieri non possono spaventare. Nonostante un mese d’agosto nel quale ci siamo ripresi anche la parte di libertà mancante, la situazione è assolutamente sotto controllo. I casi da ospedalizzare rappresentano una percentuale irrisoria in un contesto di stragrande maggioranza di asintomatici.

Non avrebbe più logica alcuna differenziare gli impianti che ospitano eventi sportivi dai luoghi di culto che sono aperti da metà maggio. O da sagre, musei e spazi per congressi. Rispetto ai palazzetti di basket, volley ed hockey il calcio ha la fortuna aggiuntiva di essere giocato all’aria aperta, molto spesso in strutture “sovradimensionate”, destinate qualche volta a rimanere deserte.

I 17 mila di capienza del Piola potranno tranquillamente ridursi fino ad un quarto senza scontentare tifosi interessati al biglietto domenicale né oltranzisti delle norme sanitarie.

Con 4/5 mila persone sugli spalti lo stadio di Viale Kennedy sarà comunque sicuro e di nuovo in grado di ospitare almeno immancabili ed occasionali. Ci sarebbe spazio anche per il distanziamento, più complicato da pretendere da chi balla in discoteca.

Nemmeno avrebbe senso vietare o limitare le trasferte. Al massimo si può ridurre il numero di coloro che saliranno sui pullman o entrano nel settore ospiti. Ma non si usi il pretesto del virus per decidere ciò che molti avrebbero già voluto imporre da una valanga di anni (ricordate le parole di un Berlusconi appena insediato al Milan?): aprire le porte ai soli tifosi di casa.

Si possono contemperare tutte le varie esigenze senza prendere provvedimenti esageratamente limitativi.Più complessa la gestione dei calciatori tra cui continuano a moltiplicarsi i positivi. Al di là dei rischi per la salute dei tesserati (ad oggi non ricordo casi gravi e lo scrivo inviando un grosso in bocca al lupo a Sinisa) c’è davvero la possibilità che vada in scena un campionato “monco”.

Che ne sarebbe di un big match condizionato dall’assenza di tanti elementi importanti, magari da una sola parte? Il Covid potrà mai essere considerato alla stregua di un banale e sfortunato incidente muscolare che priva un allenatore di una pedina importante? Si va in campo lo stesso o si deve rinviare per forza? E a quando, visto che l’arco temporale contingentato nel quale si devono concludere i campionati non lascia grande spazio alla fantasia per la disponibilità per i recuperi?

Vi ricordate i giorni in cui si litigava per l’opportunità di fermarsi o meno in concomitanza con gli impegni delle nazionali? Sarebbe brutto rivedere le stesse scene. Servono regole chiare per evitare pastrocchi in corsa.

Qualche medico sportivo ha già parlato dell’opportunità di rimandare di un paio di settimane l’inizio della serie A per creare nel frattempo un’altra “bolla”, ma ciò finirebbe con l’intasare ulteriormente una programmazione già parecchio intensa.Il possibile (probabile?) divorzio tra Conte e l’Inter ci fa riflettere sull’opportunità di vincolare un allenatore ad un lungo contratto pluriennale.

Si tratta di un rischio troppo elevato per le società, schiacciate tra l’alea dei risultati ed il pericolo di rimanere legati ai costi di un matrimonio sportivo non sempre gestibile. Il Novara ne è rimasto un po’ scottato dopo gli anni migliori e da allora ha centellinato vincoli pluriennali ai propri tecnici.

Ciò ha determinato un’alternanza di uomini sulla panchina azzurra ora è fortunatamente cessata con la conferma di Banchieri (era dall’anno della promozione in A di Tesser che un tecnico azzurro non cominciava in panchina per due stagioni di fila).

La continuità rispetto alle cose buone viste nella passata stagione è un punto di partenza di fondamentale importanza.

Oggi possiamo ragionare su innesti ed inserimenti… senza l’affanno di una rosa da ricostruire daccapo.

Per il resto, aspettando le amichevoli…. Benvenuto Ante ed ovviamente…

Forza Novara sempre!!!

Massimo Barbero

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