Figurine azzurre: Aldo Dolcetti
lunedė 29 agosto 2016 - 20:20
di Massimo Barbero
Storie di giocatori che hanno vestito la maglia del Novara in epoca più o meno recente... Aldo Dolcetti approda a Novara nell’estate del 1986. E’ Boniperti ad imporgli di giocare nel club del suo amico Nicolazzi che vuole assolutamente riscattarsi dopo un’annata anonima. Oddio, dalle nostre parti non si fanno esattamente i salti di gioia per un “Primavera” della Juve perché il ricordo di De Riggi e Scola è ancora troppo fresco, ma stavolta è davvero tutta un’altra musica. Lo si coglie sin dalle prime amichevoli precampionato. Il quasi ventenne di Salò ha piedi buoni ed intelligenza calcistica da categoria superiore: alza la testa e va a cercare puntualmente il compagno smarcato con un lancio millimetrico. La gente ritorna allo stadio numerosa, attratta dalle vittorie e dal gioco di uno dei Novara più belli di sempre. Peccato che sulla nostra strada ci sia la Torres di Gianfranco Zola ed un Derthona che vive un’annata irripetibile.
Dolcetti è un ragazzo timido ed a modo. Quando la supertifosa Manuela di nemmeno 10 anni lo premia ad una cena del “Forza Azzurri”, ad arrossire per il bacio è il calciatore e non l’emozionatissima bambina. Ha il solo difetto di segnare poco. Con la maglia del Novara realizza due reti al fanalino di coda Asti, una all’andata (decisiva per la vittoria) ed una in occasione della goleada del ritorno. Eppoi l’ultimo gol del campionato, nel giorno del malinconico congedo con il Cuoiopelli: “Se fosse stata C1 avevo già una promessa della società di lasciarmi a Novara per un altro anno, così invece…” dice a testa bassa e con un filo di voce, quasi volesse scusarsi per quel congedo un po’ amaro. Ha giocato 32 partite saltando quella di Casale (che ci costa la promozione) per una maledetta tacchettata rimediata in un’amichevole con l’Omegna. Anconetani che ha l’occhio lungo lo porta a Pisa per il grande salto dalla C2 alla serie A. Debutta sin dalla prima giornata contro il Milan di Sacchi collezionando 28 gettoni di presenza in 30 gare. A Pisa vince 1 campionato di B e ne disputa in tutto 3 nella massima serie, quasi per intero da titolare. Dopo le parentesi di Messina e Lucca vive un altro capitolo importante a Cesena dove segna 8 gol in una sola stagione e sfiora un’altra promozione in A nello spareggio perso contro il Padova di Sandreani. Il suo Cesena retrocede in C1 ad Empoli l’8 giugno 1997 in un pomeriggio caldissimo ed infausto anche per noi per quel play out “maledetto” di Pistoia, a pochi chilometri dal “Castellani”.
La carriera gli riserva ancora un po’ di calcio giocato al Savoia, all’Avellino ed al Cuneo eppoi nei dilettanti bresciani quando comincia a “vivisezionare” le partite per conto di una società specializzata nell’analisi delle stesse. La presenza fissa negli studi della Rai durante i Mondiali del 2002 fa da anticamera all’inizio della sua carriera di allenatore. Lo ritroviamo proprio davanti all’ “Arena Garibaldi”, poco prima di un Pisa-Novara con la piazza nerazzurra, come spesso accade, in fermento. Sta per partire per l’Ungheria per guidare la gloriosa Honved. Al “Piola” da avversario ci torna nel 2009 alla guida della Spal che spazza via le residue speranze dell’ultimo Novara di Borgo: “Arrivando verso lo stadio oggi – dice nel dopogara – ho ripensato a quella partita persa tanti fa contro il Derthona. Gli azzurri oggi avevano il peso di dover vincere per forza. Proprio come noi allora…”. Purtroppo nemmeno la sua Spal recita la parte del Derthona di turno e rimane fuori di un soffio dai play off agganciati in corsa dal Padova. La sua carriera da tecnico in Lega Pro si interrompe di colpo e va a cercare soddisfazioni nella Primavera del Milan dove rinsalda il rapporto con Allegri che ne fa un suo collaboratore fisso. Nel 2014 l’ha seguito alla Juve dove lavora tuttora, forse portando ancora nel cuore un po’ del nostro amato azzurro dei magici vent’anni. La foto è tratta dall’archivio di Beppe Vaccarone. Massimo Barbero
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