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Quando il tango di Caimo restò a mezz’aria…
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martedì 03 marzo 2020 - 11:49
di Gianfranco Capra

Parliamo ancora di portieri.

Il Novara ne ha avuti tanti e bravi. Dall’ungherese Franz Feher a Corghi da Lena a Felice Pulici, fino a Garella e anche Ujkani.

Ma il portiere più famoso del Novara calcio resta sempre l’Angelo Caimo da San Pietro Mosezzo, classe 1914.

Famoso perchè con il Novara vinse due campionati di serie “B” nel 1936 e nel 1938; famoso perchè poi fu venduto a prezzo altissimo all’Ambrosiana Inter di Meazza. Famoso perchè nel 1939 disputò una partita internazionale nell’Italia B contro la Germania a Francoforte.
Famoso perchè dopo l’8 settembre 1943 diventa staffetta partigiana portando feriti all’ospedale, collaborando con il Vescovo, fornendo riso e altre materie prime ai partigiani stessi.
Famoso perchè in anni recenti fu autista particolare del presidente Scàlfaro.Con lui, negli anni sessanta e settanta, organizzavamo al ristorante Caglieri bellissimi pranzi con tanti campioni che Caimo aveva conosciuto nella sua carriera, con in testa Silvio Piola e poi diversi campioni dell’Inter e giornalisti della “Gazzetta dello Sport”.

Insomma, l’Angiulin da Sant Pedar era veramente un personaggio.Fu scoperto portiere di talento da Enrico Patti, gran patron della Sparta, che girava sempre per i campetti con la sua “Guzzi 500”.

Patti vide nel 1932 questo Caimo che volava sul durissimo campo sassoso del Valentino, e immediatamente lo portò alla Sparta.Dovette spesso intervenire il grande “Ricu” perchè Caimo era molto intraprendente. Le femmine giovani lo adoravano per l’Angiulin viaggiava già oltre il m.1,85, era ben tornito e aveva due mani come badili.Nel 1934 Patti lo trasferì al Novara che allora aveva acquistato certo bustocco Colombo dal Varese, per sostituire un forte portiere come Zamberletti. Scusate, stiamo divagando.Comunque, l’Angelo da Sant Pedar gioca un anno nelle riserve e fà vedere di che pasta è fatto.

Però ha anche il “dfetto” che quando esce volando dalla porta travolge tutti: lui mira soltanto a dare il pugno al pallone, e non guarda chi ha sotto di sè. Partite delle riserve spesso sospese per soccorrere i feriti: chi urla perchè ha il perone fratturato, chi si lamenta per dolori all’osso sacro, chi si tiene la testa fra le mani colto da capogiri.Caimo non perdona (purtroppo nel 1942 troncò o limitò la carriera del suo compagno di squadra Otello Torri travolgendolo in una mischia).Campionato di serie “B” ‪1934-1935‬, commissario tecnico l’avvocato Bocca, allenatore Arpàd Weisz (poi sostituito da Beckey). Dopo una dolorosa sconfitta a Catania, i tecnici del Novara finalmente si decidono e fanno debuttare a febbraio 1935 contro il Pavia il nostro Angelo Caimo.Che da qual giorno non uscirà più di squadra fino al maggio del 1939 quando sarà ceduto all’Ambrosiana Inter.Ma quello che vogliamo raccontare è un episodio del campionato ‪1935-1936‬ che portò il Novara alla promozione diretta in serie “A”.

Fra parentesi 17 partite casalinghe allo stadio “Littorio” (poi Comunale oggi intitolato a Enrico Patti) e 17 vittorie del Novara con gol a grappoli del cannoniere Marco Romano, di Rizzotti, di Versaldi e qualcuno anche di Paolino Piola, primo cugino di Silvio, che giocava ala destra. Una vera e propria fossa dei leoni.

Prima di partite importanti, il Novara il sabato sera riuniva i suoi giocatori all’albergo “Terminus” in corso Garibaldi, a cento metri dalla stazione ferroviaria. La sera del sabato i giocatori, per distrarsi, venivano portati al cinema Faraggiana, gestione Marmo, già allora vice dell’avvocato Bocca.Tutti insieme vanno al cinema, eccetto Caimo che è militare e dice “Sto un po’ qui in albergo a leggere e poi torno n caserma”.

Al che Bocca che conosce il suo pollo chiede: “Ma hai il permesso?”. Certo risponde Caimo, se lei non si fida di me, io non mi fido di lei. E non mostra il permesso.L’avvocato Bocca, che non vuole avere grane con il suo portiere, informa l’allenatore ungherese Beckey di tenere d’occhio Caimo. Tutti gli altri vanno al cinema.Alla fine della serata, per puro scrupolo, Bocca e Beckey si recano alla caserma e chiedono alle guardie se Caimo è rientrato. Qualcuno risponde: “Penso che sia nella sua branda che dorme, non l’abbiamo visto uscire!”

A quel punto Bocca e Beckey non vogliono creare ulteriori problemi a Caimo che potrebbe incorrere in punizioni militari. Ma l’avvocato Bocca ordina a Beckey: “Vada a cercare Caimo ovunque si trovi!”.

Beckey che non è alto e ha una pancetta prominente, lo chiamavano “Piccolo Budda”, inizia le sue ricerche. Va a casa di Caimo, ma ovviamente il ragazzo (ha ventuno anni) non c’è; va al caffè “Barlocchi” luogo frequentato spesso dal portiere, nessuna traccia.Alcuni amici (?) di Caimo sussurrano a Beckey: “Lo cerchi in qualche sala da ballo…”. In quegli anni trenta le sale da ballo a Novara sono una decina, balere comprese. Beckey corre per tutta la città, ma di Caimo nessuna traccia nelle sale più rinomate.Alla fine, stremato, Beckey visita l’ultima balera disponibile, che si chiama “I cujn” in via Pietro Micca, borgo San Martino, dove l’Angiulin è poolarissimo.Eccolo là, in mezzo alla piccolo sala da ballo.

E’ mezzanotte passata. Caimo stringe la sua ballerina come un fuscello, quasi da solo al centro della balera.Sta svolgendo un tango argentine piuttosto ardito, con vere movenze da “tanghero”.Capelli impomatati, sguardo felino, l’Angelo è il re della balera.Ma il suo tango argentino non può finire, perchè Beckey gli molla un perfetto “drop” nel sedere fra le risate generali. Anche Caimo ride, mentre è a mezz’aria.Il giorno dopo, 26 aprile 1936, partita decisiva contro il Livorno, candidato alla promozione. Sono scatenati Neri, Cotanzo, Arcari IV, ma la porta novarese resta inviolata.Angelo Caimo, ben difeso da Mornese Mazzucco Galimberti, para tutto anche i moscerini. E’ il migliore in campo, permettendo a “Facin” Varsaldi e a “Sciampa” Rizzotti di segnare i gol decisivi. 2 a 0, verso la serie “A”.

Altro che tango argentino! Il capitano “Mondo” Mornese aveva avvertito i livornesi: “Non entrate in area! È troppo pericoloso per voi!”.Alla fine, il pubblico invade il campo e porta in trionfo l’Angiulin da Sant Pedar, che quando esce in via Alcarotti strizza l’occhio a qualche tifosa particolarmente formosa ed eccitata.

Gianfranco Capra

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