4 maggio 1949, 71 anni fa...
lunedì 04 maggio 2020 - 09:00
di Gianfranco Capra
L’hanno già raccontata un milione di volte questa vicenda diventata ormai storia. Ma io la ricordo come se fosse ieri.
Il 30 aprile 1949 il Novara, allo stadio di via Alcarotti, aveva battuto 2-1 la Roma di Losi e Maestrelli. Una bella partita maschia con reti di Piola e Renica che aveva ribaltato il vantaggio iniziale dei giallorossi, segnato dal rumeno Radu.
Con quel successo la squadra azzurra si avviava a conquistare la sua prima entusiasmante salvezza in serie “A”.
Era il 4 maggio del 1949. Frequentavo le medie al Duca d’Aosta”, e si giocava il torneo ragazzi di don Aldo Mercoli.
Una giornata buia, non fredda, ma inquieta. Nella grande casa di ringhiera Barozzi di largo san Martino tutti ascoltavamo la radio, anche se qualcuno indugiava ancora in cortile per due chiacchiere prima della sera.
All’improvviso, erano circa le otto di sera, arrivò via radio una notizia sconvolgente. L’aereo con tutta la squadra del Torino si era schiantato contro la collina di Superga, sentinella della città sabauda.
Tornavano da una partita amichevole giocata a Lisbona per omaggiare il capitano lusitano Ferreira.
Le prime notizie erano incerte, frammentarie, poi via via i cronisti della radio diventavano sempre più precisi e angosciosi. Precisavano i momenti dello schianto, forse per un errore del pilota.
"Qualcuno si è salvato?" Si domandavano le mamme, che avevano iniziato a piangere a dirotto. "Forse uno o due". "Ma quanti erano?"
Tutta la squadra del Torino con dirigenti, tecnici, giornalisti e l’equipaggio. Tutti morti: 31 vittime.
La tragedia diventò collettiva, si accesero tutte le luci del largo san Martino. Mia mamma piangeva, mio padre era atterrito. Io piangevo perchè avevo visto giocare il Torino allo stadio di via Alcarotti nel novembre del 1948. 2-0 gol di Giuliano e Loik.
E poi perchè il Torino lo conoscevano tutti, anche quelli che non sapevano se il pallone fosse rotondo o quadrato.
Mia mamma continuava a piangere “poveri ragazzi, così giovani!”
Il Torino era uno dei simboli sportivi d’Italia, struttura portante della Nazionale. I nomi di Valentino Mazzola, Gabetto, Bacigalupo, Maroso, Castigliano, ecc.
Erano famosi, come quelli del cinema. Forse di più.
Ogni mercoledì “Il calcio illustrato” vantava le gesta di questi campioni che avevano dato un po’ di gioia all’Italia stremata del dopoguerra.
Era il 4 maggio del 1949, un mercoledì maledetto.
Quella notte io non riuscii a prendere sonno. Mi avevano strappato un pezzo di cuore.
Gianfranco Capra |