Riflessioni sul tifo moderno ...
martedė 26 maggio 2009 - 08:36
di Massimo Barbero
L’assurda “contestazione” a Paolo Maldini è lo specchio di una situazione ormai diffusa nel microcosmo del calcio italiano. Col passare degli anni si sta accentuando sempre più il distacco tra il modo di pensare/tifare degli “ultras” e quello della gente comune che popola gli altri settori dello stadio.
70 mila persone si erano date appuntamento a San Siro in un’afosa domenica di maggio, per una gara quasi inutile, soltanto per salutarlo, per acclamarlo ancora una volta. Per tutti i milanisti è un simbolo, una bandiera; per i tifosi delle altre squadre è, comunque, un campionissimo, un esempio di lealtà e correttezza. Basterebbe meno della metà dei suoi 25 campionati in rossonero, delle sue cinque “Champions” per ritenere doveroso un applauso scrosciante collettivo, al momento di lasciare il campo per sempre, da parte della sua gente.
Ed invece gli ultras hanno ritenuto che tutto questo non fosse sufficiente. Non avevano dimenticato antichi sgarbi, qualche frase, un innegabile freddezza... “Colpe” tanto grandi da cancellare (o comunque offuscare) 25 anni di ininterrotta dedizione alla causa. Meglio un pincopallino qualsiasi che corre verso la curva ad ogni gol che saluta sempre prima di uscire, che ringrazia i tifosi più caldi nelle interviste… Non dico sia giusto o sbagliato questo modo di ragionare… penso solo che il distacco tra il modo di vivere il calcio degli ultras e quello dei tifosi degli altri settori (e ancor più degli sportivi) si sta sempre più ingrandendo…
Tornando al nostro “mondo”, la contestazione a Maldini, mi ha ricordato quella “novarese” a Rubino di due settimane fa. Il giocatore che ha segnato di più in maglia azzurra negli ultimi 30 anni, il bomber in questi due anni ci ha tenuto a galla con i suoi 27 gol… non ha mai avuto un coro dalla curva negli ultimi due campionati… Colpa di antichi rancori, di qualche errore, di qualche malinteso, della famigerata “intervista” del dopo Spal… Come se esprimere un opinione diversa non fosse anch’essa una forma di rispetto per chi ci ascolta… Certo, Raffaele non vanta la fedeltà alla causa dei membri della famiglia Maldini… ma è certamente più facile rimanere legati per sempre ad una delle squadre più forti del mondo (che paga anche bene) che ad una formazione di C2 (o di bassa C1) quando ci sono offerte di categoria superiore. E dal punto di vista tecnico per noi, in questi anni, è stato decisivo almeno quanto il Maldini dei giorni migliori…
Rientrando sul discorso principale… quand’ero bambino, mi sono appassionato al calcio (ed all’hockey) anche grazie all’entusiasmo che trasmettevano i cori della curva… Tornavo a casa e ripetevo all’infinito quelle acclamazioni ai miei colori, ai miei campioni… E se anche campioni non lo erano, nel mio immaginario lo diventavano di fronte a quel sostegno collettivo… Sognavo il momento in cui quella magia si sarebbe ripetuta… Talvolta capitava che anche il resto del pubblico venisse trascinato dai cori… Ora accade sempre più di rado. E francamente vedo sempre meno bambini “rapiti” dallo spettacolo di tifo. Perché sono aumentati a dismisura i cori “contro”. Perché si è persa un po’ quell’atmosfera di festa che accompagnava, comunque, le prestazioni della nostra squadra del cuore... Se si trova il modo di contestare un Maldini al passo d’addio… chissà quanti difetti avrà un medio giocatore di Lega Pro, giocoforza “mercenario”… C’è sempre più rabbia, disillusione, malcontento…. E non ditemi che è colpa della violenza. Nel novantanove per cento dei casi, gli stadi di Lega Pro sono più che sicuri. Ma anche sempre più vuoti, con gli “ultras” sempre più soli a difendere le loro posizioni... E con il resto della gente che magari disapprova sommessamente, ma che non propone una maniera alternativa di tifare… E se siamo sempre di meno non è soltanto colpa dei tornelli, degli osservatori e dei divieti…
Massimo Barbero |