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4 chiacchiere con... Stefano Di Chiara
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mercoledė 02 febbraio 2011 - 11:36
di Massimo Corsano

Stefano Di Chiara (nella foto) nasce a Roma il 21 febbraio 1957. Dopo aver trascorso diciotto stagioni come giocatore, calcando anche terreni di serie A (con la maglia del Cagliari nella stagione 1980/81 e conquistando in quella 1984/85 la promozione nella massima serie con il Lecce), inizia la sua carriera di allenatore col Cerveteri in C2 nel 1993/94. L'anno dopo è a Latina in serie D e quello seguente a Civitavecchia sempre nella medesima categoria. Nelle stagioni successive allena il Bastia Umbra in Eccellenza, Chieti in C2, Siena in C1, Fermana e Ravenna in serie B; nel 2001/02 approda alla panchina azzurra; nella stagione 2002/03 - dopo aver iniziato il ritiro pre-campionato con il Novara - andrà a Taranto in C1 e in quelle successive allenerà il Legnano in C2, la Pistoiese in C1, Cisco Roma e Viterbese in C2. Nel 2009 conquista la promozione in Lega Pro 1a Divisione con il Como, dove rimane anche l’anno seguente, ma una serie di risultati negativi ad inizio stagione - senza aver mai occupato il posto in panchina in quanto sempre squalificato - fanno sì che venga esonerato il 19 ottobre. Persona carismatica e schietta, è rimasto nel cuore dei tifosi azzurri che lo ricordano per l'incredibile cavalcata dal penultimo al terzo posto in classifica.

Dopo una carriera così lunga da giocatore, hai deciso di intraprendere quella di allenatore… “Sì, ciò che mi ha spinto in questa direzione è la passione e l'amore per questo gioco; volevo stare sul campo, non mi ci vedevo proprio (e vedo tuttora) a fare il dirigente con il mio carattere e la mia personalità, dovevo assolutamente restare sul campo, mi piace stare in mezzo ai ragazzi e trasmettere loro la mia esperienza”.

La stagione 2001/02 è quella del tuo arrivo sulla panchina azzurra. Dal penultimo al terzo posto, perdendo ai play-off con la Pro Patria. Un ricordo ancora vivo… “Ciò che provo di più è l’amarezza finale dopo una grande rincorsa, la soddisfazione di aver creato qualcosa d'importante. Il Novara ottenne la promozione nella stagione successiva, grazie all’ossatura ben collaudata che avevo impostato; meritavamo di salire in C1 già in quella stagione, con giocatori che hanno poi fatto la storia del Novara, vedi Palombo e Rubino”.

Ormai è storia, ma tutti i tifosi azzurri si sono sempre chiesti i motivi dell’attrito fra te e l’ex DG azzurro Sergio Borgo, nel ritiro pre-campionato del 2002/03 in Bulgaria… “Contestai a Borgo il fatto di aver portato la squadra in ritiro in Bulgaria, fra mille problematiche di ogni genere; quella scelta sbagliata è stata l'origine del mio divorzio con il Novara, se ritornassi indietro mi imporrei per un ritiro diverso. Credo che il Novara sia stata l'unica squadra ad aver scelto un ritiro in Bulgaria, in un posto sperduto e desolante come quello che ci ritrovammo davanti. Quello fu l’unico e reale motivo del nostro disaccordo, una circostanza che da lui, che era un mio amico, non mi sarei mai aspettato”

Ben diversa, invece, l’attuale dirigenza… “Decisamente… sta facendo grandi cose, lo sta dimostrando con “Novarello” ed un progetto ben preciso, ma soprattutto con delle scelte oculate: mi sarebbe piaciuto fare l'allenatore con questa dirigenza, purtroppo non è nel mio destino, ho sempre lavorato in situazioni precarie, dove mancavano prima i risultati e poi i palloni; a Novara non sapevamo neppure dove andare ad allenarci, adesso hanno il centro sportivo più importante d'Italia”.

Un Novara così in alto in classifica era auspicabile solo per i tifosi più ottimisti, oppure… “Quando hai alle spalle una dirigenza e un gruppo come quello del Novara, puoi aspettarti solo grandi cose, in questo momento con la carestia di dirigenti e società che ci sono in Italia, il Novara rappresenta un fiore all’occhiello nell’intero panorama nazionale”.

Le basi per raggiungere un traguardo importante sembrano esserci tutte… “Se ti riferisci alla promozione sì… può tornare in serie A. Non vedo società in giro a pari livello del Novara, intendo manageriale e di strutture sportive… l'avevo già detto l'anno scorso quando ci siamo affrontati in coppa Italia con il Como ed eliminammo proprio il Novara”.

Il giudizio tecnico sul giocatore/i che più ti hanno impressionato nell’attuale Novara. “Per me, che ho avuto anche il piacere di allenare, ti dico Rigoni, Rubino, Gheller… questi sono giocatori che stimo e che ammiro. Raffaele Rubino purtroppo si infortunò durante il riscaldamento della partita dei play-off in casa contro la Pro Patria: quello fu uno dei motivi della nostra debacle. Eravamo una squadra collaudata con Lele e Palombo; ho allenato tante squadre, ma una coppia come Rubino e Palombo non l'ho mai avuta. Massimiliano non ha raccolto quello che meritava, un giocatore completo sotto tutti i punti di vista. Insieme rappresentavano un tandem d’attacco fantastico, ma loro non lo sapevano… credo ci sia molto merito mio nella loro crescita professionale e questo, per me, è motivo di grande soddisfazione. Aggiungerei, inoltre, quella di aver potuto allenare anche mio figlio con la maglia del Novara: una soddisfazione unica ed irripetibile”.

Per Di Chiara qual è ora l’obiettivo primario ? “Trovare una squadra per continuare ad allenare. Questi cominciano ad essere i miei mesi… a cavallo tra metà gennaio e febbraio, qualche società disperata, con mille problemi, magari mi contatterà: si vede che questo è il mio destino, nel mio DNA”.

Un messaggio per i tifosi di forzanovara.net, sito che tu conosci bene perché ai tempi in cui eri allenatore azzurro consultavi spesso… “E’ vero, li saluto con tanto affetto e dico loro di restare vicini a questa squadra perché insieme potreste togliervi tante soddisfazioni. L'augurio che faccio a tutti gli utenti ed i tifosi e quello che il Novara possa tornare nella categoria che gli compete, la serie A”.

Massimo Corsano

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