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di Simona Ragusa

Anche le salite più ripide si scalano a piccoli passi.. Ed è così che si è mosso il Novara nelle ultime due apparizioni: un passo alla volta. Conquistando un punto in casa contro il Siena e strappandone uno a Lecce.

Alla vigilia delle due sfide contro due avversarie che lottano, come noi, per la salvezza, ci aspettavamo un Novara più determinato e cinico, capace di portare a casa 6 punti. Avrebbe dovuto fare la formica e non la cicala. Avrebbe dovuto mettere da parte punti preziosi e non sprecarli per strada. Perché i prossimi avversari (i giallorossi di Luis Enrique, sabato, ad esempio) non saranno clienti facili. Non avranno alcuna intenzione di perdere terreno. Soprattutto dopo la sconfitta casalinga rimediata sabato con il Milan.

Avremmo voluto 6 punti nelle ultime due sfide, dicevamo, ma abbiamo fatto male i nostri calcoli. Sì, perché sulla nostra strada abbiamo incontrato squadre che, come noi, sono alla ricerca di punti salvezza. Il Siena, fra le pretendenti, ha fatto meglio di noi: è venuto a Novara ed ha portato a casa un punto, poi ha ospitato il Chievo e ne ha conquistati altri tre. Quattro punti in due partite. Due in più di noi, ma non è il caso di creare allarmismi perché, messe a confronto, le compagini che lotteranno fino alla fine per rimanere in serie A non mostrano differenze tanto evidenti. Almeno per quanto visto fino ad oggi.

Dopo la sconfitta rimediata con il Bologna, qualcuno ha prontamente puntato il dito (perché i rossoblù, sbarcati al Piola con un solo punto in tasca, sembravano non spaventare), ma lo stesso Bologna ne ha rifilati poi 3 ieri a quell’Atalanta che è fra le più in forma del campionato. Questa è la serie A di quest’anno, tanto affascinante quanto imprevedibile. Guardiamo l’Inter, solo d’un soffio sopra di noi. La sua rosa è allestita in modo tale da poter far fronte  ad ogni assenza, eppure non trova continuità né nel gioco né nei risultati. Il Novara ha l’obiettivo di rimanere a galla e, per riuscirci, Tesser deve gestire al meglio gli uomini che ha. Le assenze per infortunio o per malanni vari si moltiplicano di settimana in settimana. Il reparto più colpito è quello arretrato, ma anche il centrocampo non appare in ottima salute.

A Lecce Tesser non ha potuto schierare Pinardi (febbricitante), ma ha potuto utilizzare Marianini (a disposizione in extremis). Dietro i disponibili fanno di necessità virtù e si adeguano alle esigenze: viene nuovamente rispolverato Centurioni al fianco di Paci e sulle fasce ritroviamo i terzini a cui (senza nulla togliere ai nuovi) siamo più affezionati: Gemiti e Morganella. Mazzarani fa da cerniera e davanti a lui la coppia formata da Meggiorini e Jeda.

Nella prima frazione, tanto per rispettare il solito e antipatico copione, subiamo il gol avversario. Una rete che giunge nel momento in cui, fra le due, il Novara avrebbe meritato di più. Lo svantaggio non ci piega e la reazione è immediata: segnale importante, a testimonianza di una consapevolezza che, piano piano, stiamo ritrovando. Il Lecce è un avversario alla nostra portata, contro cui dobbiamo alzare la testa e tirare fuori gli artigli. Meggiorini tira fuori unghie, orgoglio e tutta la sua classe al 40’, quando sfoggia una rovesciata che s’infila alle spalle di Benassi. L’ennesima decisione arbitrale sfavorevole ci punisce, ma non ci piega. Quattro minuti dopo, Rigoni conquista e realizza un calcio di rigore che ristabilisce la parità.

Nella ripresa è il Lecce a registrare il maggior numero di situazioni in fase offensiva. Ed è normale che sia così: i salentini sono alla ricerca disperata di punti (come noi e forse anche più di noi), non hanno ancora mai vinto di fronte al loro pubblico e l’ennesimo ko metterebbe a rischio la panchina di Di Francesco. Una serie di elementi, insomma, che vedono i nostri avversari più impegnati in proiezioni offensive e noi più concentrati in fase di copertura. Quando Tesser toglie prima Meggiorini e poi Mazzarani, per gettare nella mischia Radovanovic e Giorgi, la chiave di lettura è presto servita: meglio un uovo oggi che una gallina domani. Perché a Lecce non dobbiamo pensare di avere perso due punti: dobbiamo essere soddisfatti per averne portato a casa uno. 

Simona Ragusa

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