Storie di ex....Borgobello
martedė 22 novembre 2011 - 22:47
di Massimo Barbero
Il calcio ti regala legami che rimangono per sempre. Borgobello, Coti e Scotti si sono conosciuti, quasi per caso, a Novara nell’estate 1995 e da allora non si sono più persi di vista. Ora si sono messi in società nella “Scotti & co players management” per intraprendere assieme la carriera di procuratori: “Tra me e Paolo Scotti è nata una grande amicizia proprio a Novara – racconta Massimo Borgobello, centravanti azzurro nella breve, ma esaltante, era Armani – Io ho fatto il padrino al battesimo di sua figlia. E lui è il mio testimone di nozze. Coti, invece, l’ho ritrovato quando giocavo a Monza…” Giusto allora dire due parole sulla nuova attività dei tre “ragazzi del ’96”: “Siamo giovani e convinti di voler fare questa professione senza vincoli. Il mondo sta cambiando ed anche il calcio. Abbiamo le idee chiare e vogliamo trasmettere ai nostri assistiti ciò che la nostra esperienza ci ha insegnato”.
Abbiamo contattato Borgobello alla vigilia di Novara-Parma anche perché Franco Colomba è stato il suo primo tecnico in azzurro. Dopo una sconfitta a Brescello i tifosi cantavano all’allenatore “Borgobello è un portiere!!!” in segno di scherno per una mentalità troppo “catenacciara”, a dispetto dei tanti giocatori di qualità in rosa: “Quel coro non me lo ricordo – risponde il centravanti di Sacile – ma a distanza di anni ho rivalutato certe cose. L’anno scorso ho pranzato con il mister e non abbiamo più parlato di quella stagione. Ma ora lo posso dire… all’epoca ero proprio un cogl....e. Dopo un buon inizio mi sono perso anche a causa di alcuni infortuni che non ho saputo gestire nella maniera giusta. Purtroppo lo capisci solo quando smetti di giocare…”
Viva la sincerità, ma, ahinoi, Borgobello non era stato il solo a compiere… scelleratezze a quell’epoca. Quella promozione vanificata da dissidi societari brucia ancora: “Mi è spiaciuto tantissimo perché sono ancora molto legato a Giampiero Armani, un presidente fantastico. Ed a tutti coloro che facevano parte di quel gruppo: Cedrati, Frosio e gli altri…”.
Borgobello era stato acquistato dal Giorgione con un investimento corposo nell’estate 1994. Due anni dopo il Novara, tra un dissidio e l’altro, se lo lasciò incredibilmente scappare senza prendere un centesimo: “E pensare che io volevo rimanere… Ma ero in scadenza di contratto e la sentenza Bosman aveva appena cambiato il calcio. Continuavo a telefonare in società: “Che cosa devo fare?” Ma nessuno sapeva darmi delle risposte… E così ho ascoltato i consigli di chi mi suggeriva di cambiare aria perché le cose stavano precipitando. Sono passato al Chievo e, visto quel che è successo a Novara, credo di aver fatto la scelta giusta…”.
Restano fotogrammi di prodezze tecniche di valore assoluto da ricordare: “Il gol più bello rimane il primo: quello segnato al Saronno all’esordio quando avevo scartato l’intera difesa… Eppoi ne ricordo un altro a Legnano, con una spettacolare rovesciata. Mi piacerebbe tanto rivederli. Chissà se qualche tv ha ancora quelle immagini…”
Due anni di “novaresismi” servono a Borgobello anche a leggere in una chiave più ottimistica l’attuale crisi azzurra: “Bisogna pensare positivo! Qualcuno credeva che non ci sarebbero state difficoltà al primo anno in A per un Novara tanto rinnovato? Sarebbe stato bello, ma forse era inevitabile che accadesse il contrario. Però i mezzi ed il tempo per risalire ci sono di sicuro…”. Il passato può insegnare qualcosa anche per il presente: “Una stagione calcistica è come una partita. Non puoi pensare di schiacciare l’avversario per tutti i novanta minuti. Devi avere pazienza e colpire chi affronti quando te ne si presenta l’opportunità. Perché prima o poi arriva. Ed anche un campionato è così. Capita sempre il momento in cui le cose girano. Ma bisogna essere bravi a creare le condizioni perché ciò accada. Mi ricordo le critiche e le polemiche del secondo anno in azzurro. La nostra autostima era ai minimi termini. Per fortuna Frosio è stato bravo a lavorare anche sotto quest’aspetto, restituendoci fiducia. E tutto è cambiato dopo la nostra vittoria a Sassari. Da quel momento tutti hanno cominciato a crederci…”.
Per finire un saluto agli sportivi novaresi: “Ricordo con piacere l’esperienza nella vostra città. Per me sono stati due anni importanti. Un campionato di C con il Novara vale molto di più di un campionato di C con un altro club. E’ un po’ come disputare la D a Salerno. Auguro alla squadra di salvarsi. Sarebbe un peccato non farlo con una società così seria e con un centro sportivo simile. Eppoi ho tanta simpatia per Tesser: un grande tecnico ed una persona squisita, un friulano “d’adozione".
Massimo Barbero |